Marchionne: «La Fiat di oggi ha in sé i tratti di Umberto Agnelli»

Marchionne: «La Fiat di oggi ha in sé i tratti di Umberto Agnelli»
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La famiglia Agnelli, la Fiat e la Juventus hanno ieri ricordato Umberto Agnelli nel decennale della scomparsa in un incontro al cinema Fraiteve di Sestriere
28 maggio 2014

La famiglia Agnelli, la Fiat e la Juventus hanno ieri ricordato Umberto Agnelli nel decennale della scomparsa in un incontro al cinema Fraiteve di Sestriere.

Presenti Allegra Agnelli, vedova di Umberto, i figli Andrea e Anna, la vedova di Giovanni Alberto Agnelli, Avery, il nipote John Elkann, l'A.D. di Fiat Sergio Marchionne, il Presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, i dirigenti della Juve tra cui Pavel Nedved e l'allenatore della squadra Antonio Conte, il manager Gabriele Galateri, ex Ifil, con la moglie Evelina Christillin, il Sindaco di Torino, Piero Fassino, Enrico Letta, l'ambasciatore giapponese Masaharu Kohno.

«La Fiat di oggi ha in sé i tratti e le idee di Umberto Agnelli - dichiara Sergio Marchionne - a cominciare dalla convinzione che dovesse concentrarsi su ciò che sapeva fare meglio, le automobili, quella era la strada per assicurare all'azienda una logica di crescita. Noi l'abbiamo portata avanti facendo di Fiat il settimo più grande costruttore del mondo».

«Durante i miei dodici mesi da consigliere in Fiat, sotto la sua presidenza – prosegue Marchionne - ho visto Umberto gestire i momenti difficili dell'azienda, non solo quelli dovuti ai problemi finanziari ma anche quelli collegati ai rapporti con un certo manager».

Il riferimento è a Giuseppe Morchio, in quel periodo A:D. della Fiat, che dopo la morte di Umberto cercò di assumere anche la carica di Presidente (cosa non consentita dalle norme sulla governance) e che fu estromesso dal Gruppo.

La Fiat di oggi ha in sé i tratti e le idee di Umberto Agnelli a cominciare dalla convinzione che dovesse concentrarsi su ciò che sapeva fare meglio, le automobili, quella era la strada per assicurare all'azienda una logica di crescita. Noi l'abbiamo portata avanti facendo di Fiat il settimo più grande costruttore del mondo


«Umberto Agnelli - continua Marchionne - è riuscito a garantire la continuità di gestione in una fase particolarmente delicata, anche di fronte a qualche dubbio sull'approccio operativo. La sua semplice presenza, il suo alto profilo etico erano il collante e insieme lo stimolo che servivano alla Fiat erano garanzia di serietà e correttezza. Non credo che avrebbe potuto esserci una persona più adeguata in quel frangente storico. Era uno di quei leader che si seguono per l'esempio e per l'integrità delle scelte, si seguono per il modello di uomo che rappresentano».

«Umberto fu straordinario a tenere insieme la direzione della famiglia e delle attività del Gruppo Fiat. In quel momento di grande difficoltà – dichiara John Elkann - era necessario avere un punto di riferimento forte e lui lo fu».

«Non è vero che Umberto non amava la parte auto, non l'amava se mal gestita. Altrimenti era il contrario - ha aggiunto Elkann - da lui, dal suo forte impegno in Fiat ho imparato molto. È sempre riuscito a creare grande coesione nella famiglia. Allora eravamo isolati, c'erano tante perone che avevano lavorato per noi e si erano rivelate deludenti anche dal punto di vista umano».

«E' con mio zio Umberto che ho guidato per la prima volta una Ferrari, la sua Ferrari che aveva i colori di Sestriere, verde, blu e nero. Li aveva scelti mia nonna». Ha ricordato John Elkann, che ha anche parlato delle conversazioni con lo zio Umberto che hanno contribuito alla sua crescita professionale: «un rapporto molto legato alla Juve. Vedevamo le partite insieme». 

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