Marchionne: «Alfa Romeo a Pomigliano? Se Alfa va bene...»

Marchionne: «Alfa Romeo a Pomigliano? Se Alfa va bene...»
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Per l'ad di FCA lo stabilimento campano in futuro potrebbe essere coinvolto nella produzione delle vetture del Biscione
18 marzo 2016

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Alfa Romeo prodotte a Pomigliano d'Arco? Per Sergio Marchionne, incalzato dai cronisti in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Modena e Reggio Emilia, si può fare, ma dipenderà dall'andamento del brand.

«Ovviamente se l'Alfa va, e dovrebbe andare, cominceremo ad occupare spazi. Pomigliano è uno stabilimento che ha una capacità di assorbire quelle vetture? Non lo so ancora, stiamo ancora valutando, ovviamente rientrerà in gioco in qualche maniera», ha detto il numero uno di Fca e Ferrari. 

Ha poi aggiunto: «Qua a Modena continuiamo a fare la 4C e vetture di quel calibro perché è uno stabilimento molto particolare per vetture particolari».

«Marchionne confermando i target economici e l'obbiettivo di far rientrare tutti al lavoro entro il 2018, ha ripetuto cose già dette più volte. Ha invece taciuto sugli investimenti, soprattutto per l'Alfa, che servono a dare credibilità all'obbiettivo della piena occupazione. I tempi erano già stati allungati e si aspettavano finalmente indicazioni più precise - quali nuovi modelli? quando e dove? - che invece non sono arrivate. E quindi restano gli interrogativi, e soprattutto la necessità di un confronto più stringente sugli stabilimenti, a partire dalle prospettive del Polo torinese del lusso, cioè Mirafiori e Grugliasco», ha invece accusato il segretario generale della Fiom torinese Federico Bellono nella conferenza stampa sui carichi di lavoro alla Maserati.

Che, secondo il sindacato dei metalmeccanici, sarebbero troppo gravosi: «Ci sono state ispezioni campione - ha detto Edi Lazzi, responsabile della Maserati per la Fiom-Cgil di Torino - dello Spresal, il Servizio per la prevenzione e la sicurezza degli ambienti di lavoro dell'Asl alla Maserati di Grugliasco: è stato rilevato che, in due postazioni su tre analizzate, il rischio di contrarre patologie professionali è stato sottostimato. Lo Spresal ha anche prescritto all'azienda interventi per riportarle a norma». Lazzi ha spiegato che «l'intento della Fiom, nel denunciare questi problemi, non è quello di creare contrapposizioni ideologiche con l'azienda ma di sfidare in positivo l'azienda stessa alla ricerca di soluzioni che vadano nell'interesse di tutti. Con la salute dei lavoratori non si scherza».

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