Marchionne: «700 milioni per la Sevel di Chieti. Ma è l'ultimo investimento in Italia»

Marchionne: «700 milioni per la Sevel di Chieti. Ma è l'ultimo investimento in Italia»
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L'AD del Gruppo Fiat ha dichiarato che lo stabilimento Sevel in Abruzzo, dove viene da sempre prodotto il Ducato, riceverà 700 milioni di euro di investimenti. Incerto invece il destino di Mirafiori
9 luglio 2013

L'Amministratore Delegato del Gruppo Fiat Sergio Marchionne ha visitato quest'oggi lo stabilimento Sevel, che sorge in Abruzzo, in provincia di Chieti, più precisamente  in Val di Sangro ad Atessa, e dove dal 1981 viene prodotto il Ducato, veicolo commerciale costruito in alcuni periodi in partnership con Peugeot-Citroen. Lo stabilimento abruzzese, inaugurato da Sandro Pertini, è di fondamentale importanza non solo per il nostro Paese ma anche per il Gruppo Fiat dal momento che ha prodotto in 32 anni più di 4,5 milioni di furgoni. Per capirlo basta considerare che più di un terzo dei furgoni circolanti in Europa sono stati prodotti proprio ad Atessa.

In arrivo 700 milioni per la Sevel in Abruzzo

La visita di Marchionne ai 6.200 dipendenti dello stabilimento è di assoluta rilevanza dal momento che il numero 1 di Fiat ha annunciato 700 milioni di euro di investimenti riservati alla fabbrica Sevel, alla presenza dei vertici della Regione Abruzzo, a partire dal Presidente Gianni Chiodi.

E' l'ultimo investimento in Italia

Dopo aver annunciato il valore dell'investimento Marchionne ha però aggiunto una dichiarazione pesantissima per il destino di molti operai italiani impegnati nelle fabbriche del Gruppo: «Senza regole certe questo alla Sevel è l'ultimo investimento (in Italia, ndr). Quello che non possiamo fare è prenderci il rischio di un sistema che non garantisce norme certe. Questo non è più fare impresa, è giocare alla roulette russa. Non siamo disposti a mettere a rischio la sopravvivenza della nostra azienda. Prima di avviare qualunque altra iniziativa in Italia, abbiamo bisogno di potere contare sulla certezza di gestione e su un quadro normativo chiaro ed affidabile. Abbiamo bisogno di sapere che gli accordi vengono rispettati, che vengono riconosciute e tutelate la libertà di contrattazione e la libertà di fare impresa come avviene nei paesi di normale democrazia».

Mirafiori: futuro incerto

Con questa importantissima dichiarazione resta quindi incerto il futuro degli altri stabilimenti italiani, escluso Melfi, dove sono già previsti 1 miliardo di investimenti per la produzione del futuro SUV compatto a marchio Fiat/Jeep. Interpellato sul futuro di Mirafiori infatti, Marchionne ha dichiarato: «(Investiremo a Mirafiori, ndr) quando saremo pronti». Quando all'AD della Fiat è stato fatto notare che il futuro della fabbrica di Torino preoccupa il governo la risposta è stata: «Ci preoccupiamo di tutti i nostri stabilimenti.»

Tensione con la Fiom? «Siamo aperti al dialogo»

In merito alle recenti tensioni con la Fiom, l'AD di Fiat si è dichiarato più che disponibilie ad un incontro: «Ho ricevuto ieri una lettera dalla Fiom, firmata da Maurizio Landini. Si chiede un incontro, alla luce della pronuncia della Corte Costituzionale. Siamo più che disposti ad incontrarli, tenendo come dato acquisito che non possiamo assolutamente mettere in discussione accordi già presi dalla maggioranza, accordi che peraltro sono stati cruciali per dare vita a realtà produttive di eccellenza a livello europeo. Li incontreremo con la speranza che anche loro riconoscano che adesso in gioco c'è la possibilità di far rinascere un sistema industriale nel paese. Spero di cuore che questa nuova situazione sia la prima mossa per cambiare quella immagine che finora abbiamo dato dell'Italia. Il paese ha bisogno di ritrovare una pace sindacale perché oggi più che mai è essenziale lavorare in uno spirito di collaborazione se vogliamo far ripartire lo sviluppo. Adesso è il momento di dimostrare che siamo all'altezza della situazione».

Investimenti in Rcs: «Siamo sempre stati interessati al Corriere»

Sulla vicenda del nuovo investimento in Rcs invece Marchionne ha aggiunto: «Noi abbiamo sempre avuto interesse al Corriere della Sera attraverso la nostra quota in Rcs. Abbiamo fatto la cosa che azionisti seri fanno in azienda al momento necessario. Alla richiesta di un giudizio sulla lettera di Diego Della Valle al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Marchionne ha osservato: «Non lo so, non l'ha mandata a me. E' strana, non so dire se sia opportuna, è una decisione di Diego. Non so cosa significhi».

 

Fonte: Ansa

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