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La rete stradale italiana è «ridotta a un vero e proprio “groviera”». Così definisce lo stato delle nostre strade l'associazione Siteb (Strade Italia e Bitumi), che riunisce più di 250 aziende del settore della manutenzione stradale.
Nel suo bollettino trimestrale Siteb segnala una contrazione del consumo di conglomerato bituminoso dell’11,8% nei primi 5 mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel 2017 la produzione, dopo un crollo verticale costante registrato nel decennio 2006 (quando toccò quota 45 mln di tonnellate) – 2016, ha registrato un lieve rimbalzo, evidenziando un +2,1% che l’ha portata da 23,1 a 23,6 milioni di tonnellate. Ma la tendenza ora appare invertirsi.
«Sembra quasi - evidenzia il presidente Michele Turrini – che si sia diffuso ormai in molte amministrazioni quasi un senso di assuefazione e impotenza nei confronti di strade ammalorate e buche, con una doppia beffa per i cittadini: da una parte sono obbligati a convivere con una viabilità sempre più a bollino rosso e dall’altra, proprio a causa di questi pericoli, sono tenuti a percorrere arterie cittadine anche sotto i 30 km/h. L’empasse è totale. Se poi a questo si aggiunge l’improvviso aumento del prezzo del bitume che da solo rappresenta il 40% del valore di un’opera stradale, si capisce come il Paese abbia perso una ennesima occasione per eseguire i lavori a prezzi più contenuti. È ora fondamentale che il nuovo Governo del cambiamento imprima un deciso cambio di marcia rispetto ai precedenti, puntando, per quel che concerne il trasporto su gomma, su una seria politica di manutenzione del patrimonio esistente di 600mila km di strade e, in particolare, di quelle comunali e provinciali che sono le più disastrate».
Siteb calcola che oggi occorrerebbero oltre 42 miliardi di euro per rimettere in sesto le nostre strade al fine di mantenere il loro valore stimato in 5.000 miliardi di euro.