Manutenzione stradale: tutto fermo?

Manutenzione stradale: tutto fermo?
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Grido d’allarme per i lavori stradali: nel 2016 è crollato il consumo di conglomerato bituminoso, e la situazione di autostrade e rete locale appare drammatica.
21 marzo 2017

L’esperienza quotidiana lo suggerisce, ora arriva anche la conferma: in Italia, nessuno (o quasi) ripara le strade, dato confermato dai consumi di asfalto, scesi al minimo storico.

Allarmanti appaiono i dati relativi al 2016, riportati nell’analisi del Siteb (l’Associazione dei costruttori e manutentori delle strade), sono davvero allarmanti: la produzione di asfalto è ferma a 22,371 mln di tonnellate di asfalto, vale a dire il -3,2% rispetto al 2015, dato che mette in luce la battuta di arresto in materia di attività di realizzazione e manutenzione delle strade dopo il dato positivo del 2015 (+3,7% rispetto al 2014), il primo dopo 9 anni di calo ininterrotto.

Un segnale, quest’ultimo, che secondo l’analisi la crescita di due anni fa era dovuta non a un’effettiva ripresa della manutenzione del nostro patrimonio stradale, quanto piuttosto a lavori eccezionali, come l’esecuzione di grandi opere autostradali nel Nord Italia.

Ora la fotografia del Siteb ritrae una situazione in cui i lavori stradali sono “al palo”, mentre per riportare in sicurezza le nostre strade occorrerebbe un piano straordinario da ben 40 miliardi di euro.

Al netto di queste opere – spiegano alla Siteb – costruzione e manutenzione di strade oggi sono ferme, con dati dimezzati rispetto a soli dieci anni fa: nel 2006 si consumavano 44 milioni di tonnellate di asfalto, corrispondenti al livello medio di manutenzione necessario per tenere in salute e sicure le nostre strade, una rete lunga quasi 500.000 km, di cui circa 7.000 di autostrade e 25.000 gestiti direttamente dall’Anas, il cui valore complessivo è stimato in 5.000 miliardi di euro.

Nel 2016, malgrado il sensibile calo del prezzo del petrolio sui mercati mondiali, l’allentamento del patto di stabilità per le pubbliche amministrazioni, l’immissione di denaro da parte della BCE e il rilancio degli investimenti in manutenzione da parte dell’Anas, l’economia “stradale” non è ripartita, e l’entrata in vigore del Codice degli appalti non ha certamente creato un contesto favorevole.

Il continuo rinvio dei lavori e il mancato rifacimento periodico dei superficiali “tappetini d’usura” ha determinato in diverse parti del Paese spaccature e infiltrazioni d’acqua sulla superficie stradale che hanno compromesso molte arterie sin dalle fondazioni, rendendo oggi necessari costosi lavori straordinari in profondità, non sostituibili da cosiddette “operazioni tappa buche”, destinate a durare solo poche ore.

L’analisi del Siteb evidenzia inoltre come negli ultimi due anni si sia ridotto il numero di impianti in attività (-16,7%) anche se è rimasto quasi invariato il numero totale degli addetti (dopo la forte riduzione tra 2010 e 2013), mentre il valore della produzione è ulteriormente sceso del 3,3% per effetto del minor costo del petrolio.

«E’ ora che le strade e la loro adeguata manutenzione - ha sottolineato il presidente di Siteb, Michele Turrini - entrino stabilmente nell’agenda delle Istituzioni locali e nazionali, non solo durante le campagne elettorali e non per porre ‘“toppe’“momentanee alle troppe buche delle nostre città. Il nostro Paese oggi non ha bisogno di grandi opere, ma di rimettere in sesto e in sicurezza la rete esistente, prima che questa collassi».
 

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