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Dopo mesi di annunci e minacce, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per imporre “dazi reciproci” contro quei paesi che applicano tariffe sui prodotti americani. “Motivi di equità”, ha dichiarato il presidente, ribadendo che non farà sconti a nessuno, nemmeno agli alleati storici degli USA. Una misura che rischia di avere un impatto significativo sull’industria automobilistica, con dazi in arrivo proprio sulle auto importate negli Stati Uniti. Ma chi ne pagherà davvero il prezzo?
L’idea di Trump è semplice: se un paese applica dazi sui prodotti americani, gli Stati Uniti faranno lo stesso, con tariffe uguali o superiori. Una strategia già vista nel 2018 con i dazi su acciaio e alluminio, ora estesa anche ad altri settori, tra cui l’automotive. I dazi saranno personalizzati per ogni paese e potrebbero entrare in vigore dal 2 aprile. L’obiettivo dichiarato è ridurre il deficit commerciale USA, che ha toccato i 1.100 miliardi di dollari nel 2024, e proteggere le aziende americane.
Se il piano di Trump dovesse concretizzarsi, le conseguenze sarebbero immediate: le auto europee e asiatiche importate negli USA costeranno di più, e i costruttori dovranno decidere se assorbire i costi o scaricarli sui clienti.
Questo potrebbe significare:
Nel mirino c’è anche il nostro paese. Gli Stati Uniti sono la prima destinazione extra UE per l’export italiano, con vendite per 65 miliardi di euro nel 2024 e un surplus commerciale di 39 miliardi. Il settore auto è tra i più esposti, con il 30,7% della produzione destinata agli USA. L’aumento dei dazi potrebbe penalizzare marchi italiani come Ferrari, Maserati e Alfa Romeo, rendendo le loro auto meno competitive sul mercato americano.
Bruxelles ha già annunciato che reagirà “con fermezza” contro ogni blocco ingiustificato al libero scambio. L’Unione Europea sostiene di avere alcune delle tariffe più basse al mondo e accusa gli USA di minare un sistema commerciale basato su regole condivise. Nel frattempo, altri paesi stanno cercando di negoziare con Trump per evitare le tariffe. L’India sta valutando una riduzione dei dazi su alcuni prodotti americani, mentre il Brasile punta a un sistema di quote per evitare la guerra commerciale.
Alla fine, il vero costo di questi dazi potrebbe ricadere sui consumatori, sia americani sia europei. Se Trump dovesse davvero imporre tariffe sulle auto, il rischio è quello di un mercato più costoso, meno competitivo e con un rallentamento delle vendite. Insomma, i dazi reciproci potrebbero avere un effetto boomerang: più che proteggere l’industria americana, potrebbero finire per pesare sulle tasche di tutti.