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Una tavola rotonda virtuale per fare il punto sulla situazione del gruppo Renault e delibera le strategie prossime venture: Luca De Meo, da cento giorni sul ponte di comando dell’azienda francese, eredita una situazione complicata, che la fredda contabilità dei numeri quantifica in perdite per 7,3 miliardi di euro nel solo 2020, anche se di questi una parte consistente (pari a ben 4,5 miliardi) è in realtà condivisa con Nissan e Mitsubishi, i marchi giapponesi con i quali dal 1999 Renault è parte paritaria nell’Alleanza tecnico-commerciale.
Invertire la tendenza negativa è la priorità assoluta: «Ci attendiamo segnali incoraggianti - ha detto De Meo - quando annunceremo i risultati del terzo trimestre dell'anno: non ho la bacchetta magica, ma stiamo lavorando per ritrovare serenità anche nei rapporti con gli alleati che negli ultimi dieci anni sono entrati in crisi».
Nella strategia studiata da De Meo occupa un ruolo decisivo il rilancio della presenza in Formula Uno, con la decisione di investire risorse e motivazioni sul marchio Alpine, sinonimo della sportività francese: «La sfida è di ribaltare la logica che vede nelle corse un costo e non un valore aggiunto e per questo il nostro nuovo team di Formula 1 l'anno prossimo si chiamerà Alpine e diventerà la punta di diamante della sportività del gruppo Renault, affiancando l'altra attività ufficiale nel classe LMP2 del WEC. In questa scommessa mi conforta quanto accaduto in passato, perché ho fatto lo stesso con Abarth in Italia e con il brand Cupra in Spagna, senza considerare il marchio Audi Sport in Germania».
Altro argomento spinoso, quello del mancato accordo con FCA che ha spianato la strada all’alleanza tra Torino ed i cugini - invero mai poco amati - del Gruppo PSA: «Non credo che ci sia il bisogno di un'altra alleanza - spiega De Meo - visto che una ce l'abbiamo già da oltre venti anni con Nissan e più recentemente anche con Mitsubishi e che proprio di recente abbiano riorganizzato per renderla più funzionale ed efficiente, con l’obiettivo di finalizzare la competenza geografiche dei marchi. Avremo Renault sempre più impegnata sul mercato europeo e sudamericano, mentre a Nissan punterà su Cina ed America del nord americano».
Ma vedremo Renault battagliare nel segmento premium, facendo concorrenza ai marchi tedeschi più blasonati?
A questa domanda, De Meo risponde in modo chiaro: «Nella storia Renault, i tentativi di essere protagonisti tra le vetture premium non hanno mai portato a risultati soddisfacenti. A mio avviso, più che concentrarsi sull'alto di gamma Renault deve puntare sulle auto per le famiglie, come la gamma Megane che negli anni Novanta ha interpretato bene la risposta ad una domanda che è sempre stata cruciale sul mercato. Una sfida che i nostri cugini di PSA hanno vinto con modelli come la 3008, mentre noi abbiamo puntato su modelli come la Kadjar, che riprendeva stili già presenti nell’Alleanza».
Difficile non cogliere il riferimento al Nissan Qashqai, mentre l’intento di seguire l’esempio di PSA è confermato dall’arrivo in Renault di Gilles Vidal, il responsabile delle scelte estetiche di Peugeot degli ultimi anni.
Ultimo argomento, ma non certo per importanza, quello relativo al ruolo del marchio Dacia all’interno della proposta commerciale Renault: «Sono convinto che Dacia non vada considerata una sottomarca di Renault - ha detto De Meo - quanto una vera eccellenza in termini di prodotto e per la capacità di attaccare nuovi mercati, come accade con la Spring, il modello elettrico più accessibile sul mercato. Per Dacia ci saranno in futuro sempre di più risorse, con l'autonomia per crescere ancora di più di quanto accaduto finora».