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Le Mans - Il membro del board di Audi e responsabile globale per vendite e marketing, Luca De Meo, ci parla a 360° del brand Audi partendo dalle corse per arrivare al prodotto passando per il brand Ducati che, conferma, rimarrà a Borgo Panigale godendo di piena autonomia decisionale.
Cosa rappresenta Le Mans per Audi?
«Per l'Audi la 24 Ore di Le Mans è una tradizione importantissima. Abbiamo vinto molto qui ma non investiamo solo per vincere in questa corsa. Siamo molto impegnati anche nel campionato WEC - di cui la corsa francese fa parte - e stiamo facendo molto affinché questo campionato si sviluppi in termini di quantità di corse e di Paesi toccati. Per noi sarebbe molto importante arrivare in nuovi Paesi perché il ritorno di immagine che questa categoria offre è importantissimo per noi.»
Audi nello sport non è solo WEC
«No, siamo impegnati ufficialmente anche nel DTM in Germania, dove ci confrontiamo con BMW e Mercedes, ma soprattutto stiamo cercando di sviluppare una piattaforma all'interno del Gruppo che aumenti la presenza del Motorsport in Cina. Lamborghini, Bentley, Porsche, Audi, Volkswagen e tutti gli altri brand stanno lavorando sodo a riguardo per affascinare i cinesi sul tema del Motorsport, perché il Motorsport è indispensabile creare immagine e vendere vetture.»
Porsche arriva a Le Mans nella massima categoria ma lo fa partendo da una base sportiva molto ampia. Audi vince da anni a Le Mans ma non ha una grossa tradizione di corse clienti. Avete intenzione di fare concorrenza a Porsche sotto questo punto di vista?
«Il Motorsport fa parte della nostra immagine di marca soprattutto in corse di caratura mondiale. A Ingolstadt, però, abbiamo un'area Motorsport molto importante, davvero al centro del sistema, in cui abbiamo realizzato e venduto già più di 100 R8 utilizzate in corsa da clienti privati. Per dire se un giorno saremo come Porsche sotto questo punto di vista, dunque, non saprei e forse la persona più indicata per dirlo potrebbe essere Ullrich (capo del Motorsport Audi, ndr) mentre quello che posso dire io è che la nostra struttura dedicata alle corse è davvero al top sotto ogni punto di vista.»
Audi ha sempre avuto piloti italiani nelle corse di durata. Questa è una delle prime stagioni senza. Lo scorso anno c'era Bonanomi, a cui è stato preferito Marc Gené notoriamente uomo Ferrari. Come mai?
«Personalemente mi fa molto piacere se c'è un pilota italiano a guidare le nostre vetture. Negli scorsi anni e l'associazione tra i piloti italiani e l'Audi, visti i risultati eccezionali di Capello e Pirro, ha sempre dato ottimi risultati. Quelle dei piloti, però, sono scelte del team e non tengono solamente conto di esigenze di marketing ma si basano soprattutto su valutazioni sportive. Ullrich, a tal riguardo, sa bene quel che fa.»
Come sta andando Audi in Italia?
«La A3 sta avendo un'ottima accoglienza nel mercato e più in generale l'immagine dell'Audi rimane fortissima in Italia. Agli italiani piace il brand, le nostre attività e la nostra priorità è continuare a fare un gran lavoro anche a fronte di una erosione dei volumi dettata da un mercato in forte contrazione. Quello che dobbiamo fare oggi è tenerci stretti i dealer che purtroppo hanno meno possibilità di un tempo per fare margine.»
“La A3 sta avendo un'ottima accoglienza nel mercato e più in generale l'immagine dell'Audi rimane fortissima in Italia. Agli italiani piace il brand, le nostre attività e la nostra priorità è continuare a fare un gran lavoro anche a fronte di una erosione dei volumi dettata da un mercato in forte contrazione”
Come lo farete?
«Stiamo sviluppando programmi per supportare le concessionare sfruttando ogni possibile fonte di profittabilità, dai servizi ai ricambi passando all'usato ed ai prodotti finanziari. Il mercato italiano è particolarmente dipendente dalla vendita del nuovo perché infondo, sul servizio, c'è sempre stata la tradizione di rivolgersi al meccanico sotto casa. E' chiaro che in contesto del genere è difficile lavorare e far fronte a repentine e sensibili variazioni di volumi è una cosa molto difficile.»
Come procede l'integrazione della Ducati nel Gruppo?
«Per Ducati la parola "integrazione" è sbagliata. Il Gruppo Volkswagen è forse è il "campione del mondo" nella gestione dei marchi e quando una nuova azienda entra nella famiglia facciamo di tutto per rispettarlo al 100%. Dal management alla sede passando per la cultura aziendale cerchiamo di mantenere del tutto inalterate le caratteristiche di base e se si guarda alla nomina di Domenicali si capisce immediatamente come la pensiamo. Lui è un ducatista per eccellenza ed è normale che la nostra scelta sia ricaduta su una persona seria, competente ed appassionata come lui. Quindi ribadisco che Ducati deve rimanere Ducati.»
Quindi non cambierà nulla a Borgo Panigale?
«Naturalmente Ducati è entrata in un gruppo che ha un certo tipo di mentalità e visione delle cose ma credo che i ducatisti fossero già in linea con una certa tipologia di lavoro e credo che siano perfettamente in grado di fare il proprio lavoro giocando a loro favore quello che il Gruppo può mettere loro a disposizione. Non parlo solo di processi, materiali o tecnologie ma anche di strutture o di persone.»
Che tipo di attività ci dobbiamo attendere da Audi e Ducati?
«La possibilità di lavorare tra Ducati ed Audi ci sarebbe anche ma il semplice co-marketing a nostro parere non è la cosa giusta. Bisogna creare una piattaforma più articolata che riesca a tenere distinti i due marchi pur sfruttando il traino tra i due brand che per certe tipologie di prodotti e di clienti può essere interessante.»
Non avete chiesto volumi particolari a Ducati?
«Ovviamente l'azionista ha interesse che il business e la profittabilità cresca e noi abbiamo impostato una roadmap per i prossimi anni ma da un punto di vista in interpretazione di questo piano sono i ragazzi di Borgo Panigale che lo interpretano come meglio credono decidendo autonomamente le strategie.»
E per quanto riguarda i volumi Audi?
«Il nostro obiettivo è quello di raggiungere 2 milioni di auto nel 2020.»
Per farlo lavorerete sul design delle vetture?
«L'intenzione è quella di fare salti di stile più importanti tra una generazione e l'altra oltre che tra un modello e l'altro. Abbiamo una gamma che si sta espandendo in modo importante ed il discorso del design che va dalla piccola alla grande inizierà comunque un po' a perdersi pur rimanendo comunque immediatamente identificabile. La gamma Audi negli ultimi 10 anni è cresciuta moltissimo. Se ci giriamo a guardare cosa c'era poco più di 10 anni fa vediamo solamente A3, A4, A6, A8 e TT. Ora sono arrivate R8, tutta la famiglia Q e la A1. Abbiamo una gamma molto ampia.»
“Le marche Premium tendono ad essere più omogenee nelle su scala mondiale anche se è chiaro che l'influenza della Cina negli ultimi anni è una cosa con cui fare i conti quando vai a progettare qualcosa di nuovo”
Come dev'essere una vettura per vendere in Cina?
«Più in alto si va e più si ha la possibilità di pensare a prodotti adatti a tutto il mondo. Più si lavora nella parte bassa, invece, e più ci si deve avvicinare alla gente con prodotti specifici. In generale le marche Premium tendono ad essere più omogenee nelle su scala mondiale anche se è chiaro che l'influenza della Cina negli ultimi anni è una cosa con cui fare i conti quando vai a progettare qualcosa di nuovo. chiaro che oggi quando progetti una vettura devi guardare a tutti i mercati. E' ovvio che la Cina negli ultimi anni ha avuto un boom e quando vai a fare i calcoli per i nuovi progetti dobbiamo tenerlo in considerazione. La Cina è oggi il nostro primo mercato mentre il secondo è la Germania.»
Qual è il modello di più grande successo in Cina? E quale su scala mondiale?
«In Cina il modello che va di più è la A6. A livello mondo il 25% delle nostre vendite e SUV e questa percentuale nei prossimi anni potrebbe anche superare il trenta. Q5 è il prodotto di maggior successo, soprattutto nei mercati dove il premium è definito dalla carrozzeria SUV, come in Russia. Quello che manca in Cina, ma è solo una questione culturale, è invece la passione verso l'auto sportiva ed è per questo che abbiamo creato il programma sportivo per creare quella passione che poi porterà i giovani di oggi a sognare di possedere un'auto sportiva. Ci vorrà del tempo.»
Nei prossimi 20 anni non vede la possibilità che qualche marchio Premium cinese possa scalzare i tedeschi dalla posizione di leadership nel Premium?
«Sarebbe stupido pensare che nessu'altro costruttore arriverà. C'è però da dire che per qualunque marchio Premium ci vorrà molto tempo, tanti investimenti e molta coerenza per recuperare il tempo perduto. Il prestigio non si compri con i soldi, ma con la storia e la tradizione.»