Lorenzo Ardizio: l’Alfa Romeo Giulia e l’Alfa Romeo 75

Lorenzo Ardizio: l’Alfa Romeo Giulia e l’Alfa Romeo 75
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In occasione dell'iniziativa "Quattro Chiacchiere con l'Autore", organizzata dalla Libreria dell’Automobile di Milano, Lorenzo Ardizio ha parlato dei suoi libri dedicati all’Alfa Romeo Giulia e all’Alfa Romeo 75
11 maggio 2012

Milano - Ieri sera una rara Alfa Romeo GT 3.2 V6 era parcheggiata  davanti all’ingresso della Libreria dell’Automobile di Corso Venezia a Milano. Curata maniacalmente, come solo un vero appassionato sa fare, sembrava che fosse appena uscita dalle linee di produzione dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, dove veniva prodotta fino a due anni fa.

Un indizio che poteva facilmente suggerire il tema che da lì a poco si sarebbe affrontato all’interno della libreria meneghina, in occasione dell’iniziativa intitolata “Quattro chiacchiere con l’Autore” e organizzata dai titolari del negozio, come ultimamente accade ogni giovedì sera.


Questa volta abbiamo avuto la possibilità di incontrare Lorenzo Ardizio, un giovane scrittore che ha presentato due dei suoi libri, dedicati interamente a due modelli che hanno segnato in maniera indelebile la storia della Casa del Biscione, ovvero l’Alfa Romeo Giulia e l’Alfa Romeo 75.

Il piacevole intervento dell’autore, seguito dal consueto gruppo di appassionati (in questa occasione, com'è facile immaginare, molti erano Alfisti), non ha rappresentato solamente l’occasione per parlare di queste due gloriose vetture e di come abbiamo saputo innovare e cambiare il mondo dell’automobile, ma anche per cercare di fare il punto sulla situazione attuale che si trova a vivere il brand italiano del Gruppo Fiat, in questo peculiare momento storico e culturale, dove la crisi economica e il mercato sembrano a volte poter condizionare più di ogni altra cosa il futuro delle Aziende italiane.

Da cosa nasce l'esigenza di scrivere un libro dedicato all’Alfa Romeo 75?

«A questo proposito vorrei ringraziare il mio editore perché si è convinto immediatamente che fosse finalmente giunto il momento di dedicarsi a quelle auto come l’Alfa Romeo 75, che all’estero vengono chiamate “Youngtimer” e che in Italia sono considerate ancora figlie di un dio minore, tanto da non meritarsi nemmeno una definizione. La 75 è un’auto che secondo me si merita a tutti gli effetti un libro e questo è testimoniato dal fatto che qui vedo molti proprietari di questo modello, che evidentemente hanno apprezzato il mio gesto!»

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La Libreria dell'Automobile di Corso Venezia a Milano ha dedicato una serata al marchio Alfa Romeo

Cosa ha scoperto di nuovo riguardo ad un modello come la Giulia, su cui è già stato scritto molto?

«Ho deciso di parlare di un grande classico come la Giulia perché secondo me, nell’anno del suo cinquantesimo, occorreva dedicar a questa vettura ancora qualche riga. Nei libri ho cercato prima di tutto di sottolineare, coerentemente con la collana a cui appartengono (Le vetture che hanno fatto la storia, ndr),  una descrizione dei modelli, della tecnica e dello stile. In secondo luogo ho tentato di evidenziare quello che magari non era ancora stato detto riguardo a questi modelli e quindi mi sono soffermato per esempio su quelle che all’epoca erano state considerate le novità principali introdotte dalla Giulia.»


«Infatti se dal punto di vista meccanico la derivazione dalla grande tradizione Alfa era abbastanza evidente, non si poteva dire altrimenti per la scocca della Giulia, sia da un punto di vista stilistico, che soprattutto aerodinamico e tecnico. La più grande novità di questa vettura infatti è forse rappresentata dalla deformazione progressiva, una tecnologia che tutto sommato è passata nell’oscurità, in un mercato non ancora consapevole allora e non abbastanza attento al giorno d’oggi. La Giulia è stata la prima vettura ha possedere una scocca studiata appositamente per essere sicura. Ho dedicato molto spazio a questo aspetto perché ho ritenuto che fosse una novità importante da conoscere, al di là di tutto quello che si era già detto su questa automobile.»

Qual è una delle particolarità più grandi e meno conosciute introdotte con l’arrivo della 75?

«Ho voluto evidenziare un aspetto meno conosciuto anche nel libro dedicato all’Alfa Romeo 75, che sebbene sia stata un’auto molto meno rivoluzionaria della Giulia, dal momento che tutto sommato era un’erede piuttosto diretta della Giulietta, presentava comunque delle novità che andavano secondo me sottolineate. Ho dedicato quindi uno spazio del testo alla grande attenzione che era stata posta durante le fasi di progettazione ai cicli di produzione, che inauguravano nuovi processi anticorrosione e una rinnovata cura della qualità

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Un'Alfa Romeo 75 del 1988


«La 75 è stata infatti una pioniera di questo nuovo modo di concepire la produzione automobilistica, un aspetto reso ancora più interessante se si pensa che l’Alfa Romeo negli anni immediatamente precedenti non aveva saputo guadagnarsi una grande fama per quanto riguarda la qualità costruttiva…»

Come nasce la passione per l’Alfa 75?

«Come molti sanno la 75 nasce con questo nome per festeggiare i 75 anni del marchio, ma sarà una vettura testimone di un’epoca di crisi, all’interno di cui si inserisce anche il tanto discusso e controverso passaggio al Gruppo Fiat. Per un po’ di tempo infatti quest’auto viene legata ad un periodo non troppo roseo del marchio, ma in seguito, soprattutto ultimamente, è stata riscoperta da una nuova generazione di appassionati


«Se infatti molti degli appassionati hanno iniziato a legarsi al marchio italiano con modelli classici come la stessa Giulia, è solo con la 75 che nasce una nuova generazione di appassionati, che non disprezza per nulla il passato, ma incomincia a scoprire la passione da un altro punto di vista.»

«È impressionante vedere come negli ultimi anni siano nati molti Club, Associazioni e piccoli sodalizi che venerano la 75 allo stesso modo, se non di più, delle altre vetture gloriose della storia del Biscione, considerando questo modello come una vera Alfa, se non addirittura come l’ultima vera Alfa mai costruita

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Un'Alfa Romeo Giulia del 1962

Automobili come la Giulia e la 75 appartengono ad un immaginario collettivo molto comune e sono lo specchio di una cultura e di un particolare momento storico.  Può sviluppare questo concetto?

«Quando si parla di questi modelli capita spesso di sentirsi dire che uno zio, un papà, un nonno o un altro parente era in possesso di una di queste due vetture. Una considerazione che fa spesso sorridere gli appassionati, specialmente quelli hanno tra le mani una serie speciale, come una Giulia TI o una 75 Turbo.  Questo però fa capire come, la 75 in un’epoca e la Giulia in un’altra, siano diventate quasi un marchio di riconoscimento dell’Italia. Se in un film si vede una 75 si capisce subito che ci si trova all’interno di una delle grandi aree urbane del nostro Paese degli anni '80».


«Entrambe le vetture infatti hanno avuto un grande ruolo cinematografico. Quando una vettura viene ripresa in un film significa che appartiene in modo particolare ad una generazione e ad una cultura. La Giulia è stata l’assoluta protagonista di un genere cinematografico per anni considerato di serie B e ora divenuto un cult come il Polizziottesto. È questa appartenenza delle vetture ad una cultura, prima ancora che ad una passione prettamente collezionistica che mi ha interessato e che mi ha spinto a scrivere questi libri.»

Quando una vettura viene ripresa in un film significa che appartiene in modo particolare ad una generazione e ad una cultura

Qual è l’Alfa che, dopo la 75, si meriterebbe un altro dei suoi libri?

«Dipende dal tipo di appassionati. Ci sono i puristi di vario genere. Ci sono quelli come me, che sono innamorati del marchio e quindi apprezzano quasi qualsiasi cosa abbia lo stemma del Biscione sul cofano. Poi ci sono quelli per cui l’ottobre del 1986 è un limite invalicabile e il solo pensare a qualcosa che sia stato realizzato dopo quella data diventa pericoloso.»

 

«Volendo proprio avvicinarci ai giorni d’oggi, direi la 156, una vettura che secondo me ha il fascino della rinascita. È vero che la meccanica è in gran parte comune a quella della Marea, ma secondo me dal punto di vista stilistico e del piacere di guida è forse una delle macchine più belle da guardare e da guidare del periodo delle "Alfa con la trazione dalla parte sbagliata". So che molti non saranno d’accordo, ma quando la passione è così forte è facile che si creino delle “fazioni” e che si sviluppino delle idee molto rigide e precise.»

Quanto è rimasto del vero spirito Alfa nell'attuale Giulietta?

«Le epoche cambiano e con esse cambia il mercato in una maniera molto profonda. Cambia la società e il modo di pensare, cambiano le classi sociali e le possibilità economiche. Un’Azienda deve essere in grado di interpretare questi cambiamenti e quello che è importante è interpretarli senza perdere la propria identità. A volte però le ragioni del marketing non possono tenere conto di questo aspetto, forse un po’ poetico.» 

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Una preziosa Alfa Romeo 75 Turbo


«Quindi se l’Alfista di oggi, sempre che non sia un collezionista di modelli storici, apprezza questo genere di vetture ben venga la nuova Giulietta. Se l’Alfista moderno riconosce in questa nuova famiglia di vetture quello che secondo lui rappresenta il marchio del Biscione, significa che per il futuro questa sarà l’essenza delle Alfa Romeo. Del resto è il mercato che sceglie le vetture e che crea i miti e le culture

Quale futuro si immagina per il brand Alfa Romeo?

«Alfa Romeo è un’Azienda che è nata nel 1910 e che ha avuto almeno sei gravi crisi finanziarie, oltre a quattro grandi cambiamenti di rotta tecnici, stilistici e in genere di identità. Per cui se ce l’ha fatta tutte queste volte, non vedo perché non ci debba riuscire proprio adesso

Riemergerà rimanendo nelle mani della Fiat o solo se verrà rilevata da un altro costruttore?

«L’importante è che si mantenga l’identità Alfa Romeo, non importa chi rappresenta la proprietà del marchio. Fondamentali poi sono i risultati. Molti non hanno digerito la gestione del Gruppo Fiat. Io personalmente penso che durante il periodo Fiat sono comunque nate grandissime vetture e si sono vinte importanti competizioni. Ci sono anche stati grandi problemi e alcune gestioni assolutamente non altezza del valore del marchio.»

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L'abitacolo di un'Alfa Romeo Giulia del 1962


«Fortunatamente però le gestioni cambiano, così come cambiano le epoche. L’importante è che ci sia uno sviluppo degno. Da chi sia rappresentato il management lo trovo francamente irrilevante. Chiaramente molti, soprattutto tra gli Alfisti, si augurano un cambiamento, però non so se sia un desiderio di cambiamento verso un'altra proprietà o semplicemente un desiderio di cambiamento con la C maiuscola.  Forse basterebbe il "Cambiamento" per riportare tutta la passione e i valori all’interno del marchio Alfa Romeo.»

Qual è l’Alfa che la rappresenta di più e che desidererebbe possedere più di ogni altra?

«Sono un Alfista a tutto tondo, ma il mio sogno fin da bambino, poi realizzato quando bambino non ero più, è sempre stato quello della Giulia GT. Non voglio dire che sia la vettura che mi piace di più o quella che sia “uscita meglio”, ma sicuramente è quella che mi si è cucita addosso in una maniera molto personale.»

Perchè hai detto che, in un certo senso, spesso apprezzi  di più un’auto meno riuscita rispetto ad una di successo?

« È molto facile apprezzare e sognare un’auto come la Giulia, che è stata sicuramente una delle più grandi vetture della sua epoca, però a volte è bello andare a scovare i motivi per cui alcune vetture meno fortunate sul mercato si sono guadagnate un posto nella storia e nel cuore degli appassionati che vogliono studiarle.»

 

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