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“Voglio sempre vincere, e do il massimo per fare meglio alla guida della vettura. Desidero crescere, migliorando ogni aspetto, sia dentro che fuori dalla macchina”. Lilou Wadoux sembra un pulcino. È minuta e dall’aria dolce, quasi intimidita da tutta l’attenzione che riceve dalla stampa e dal pubblico. Ma quando, dopo un momento di riflessione, risponde alle nostre domande, i suoi occhi si illuminano della determinazione che l’ha portata nell’arco di pochi anni a diventare la prima pilota donna ufficiale della Ferrari.
Quando ci racconta la sua carriera alle Finali Mondiali della Ferrari, parla della sua rapida ascesa come se fosse una cosa da nulla. Ma in realtà si tratta di un percorso incredibile, che nell’arco di pochi anni l’ha portata nel mondiale Endurance. “Ho cominciato a correre quando avevo 15 anni – spiega -. Ho provato un kart con i miei amici e la mia famiglia, e mi è subito piaciuto moltissimo. Ho detto ai miei genitori che avrei voluto farlo con continuità, e mi hanno comprato un kart da competizione”.
Da lì in poi, tutto è successo rapidamente. “A 16 anni ho cominciato a correre nella coppa Racing 208, un piccolo campionato francese in cui ho militato per due stagioni. Poi ho corso due anni nell'Alpine Elf Europa Cup, e l’anno scorso sono passata nella classe LMP2 del WEC, per poi diventare factory driver della Ferrari”. Ma che effetto fa essere la prima donna in questo ruolo? “Essere un pilota ufficiale Ferrari è qualcosa di molto speciale, soprattutto dopo una carriera più breve rispetto a quella degli altri colleghi. Cerco di fare il mio meglio per diventare una pilota molto veloce, e per continuare la mia esperienza come factory driver”.
Nella sua prima stagione da pilota ufficiale Ferrari, Wadoux è entrata nella storia, diventando la prima donna a cogliere una vittoria di classe nel mondiale Endurance alla 6 Ore di Spa, sulla sua Ferrari 488 GTE EVO n.83. Ma Lilou non si vuole fermare qui. E, a coronamento di questo 2023 speciale, ha avuto la possibilità di provare la Ferrari 499P trionfatrice alla 24 Ore di Le Mans nei rookie test in Bahrain, dopo l’ultima gara dell’anno. Un collaudo, questo, che Wadoux ha accolto con grande entusiasmo.
“Per me guidare un’Hypercar è un sogno che si realizza – racconta -. Correre nella classe LMH è uno dei miei obiettivi per il futuro. Con Ferrari e AF abbiamo lavorato duramente tutta la stagione per ottenere un ottimo risultato. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno collaborato con me sin dall’inizio del campionato. Per me è semplicemente magico avere questa opportunità”. Ma questo traguardo per Lilou non è un punto di arrivo, ma di partenza. “Correre con la 499P è uno dei miei sogni, ed è un obiettivo per il futuro. Ma per fare questo prima di tutto devo dimostrare di essere un’ottima pilota, crescendo giorno per giorno e giro per giro”.
Nel suo percorso professionale, Wadoux è diventata anche un esempio importante per le bimbe di oggi, che grazie a lei e ad altre colleghe sanno che c’è spazio per le donne nel motorsport. Ma cosa si può fare nel concreto per aumentare il numero di ragazze nell’ambiente? “Non è semplice – riflette -. Ma sicuramente è importante provare a tutti che una ragazza può essere tanto veloce quanto un ragazzo. Ci sono tanti esempi di ragazze che lavorano in questo ambito oggi, molte di più rispetto al passato. Si vedono anche molte più ragazzine nei kart, e saranno sempre di più. Credo che negli ultimi anni il numero di donne sia molto aumentato, e crescerà ancora”.
Nonostante i progressi, il motorsport rimane un ambiente in cui a farla da padrone sono gli uomini. Ma Lilou ha mai percepito una differenza di trattamento legata al fatto di essere una donna? Dopo averci riflettuto un po’, risponde: “Onestamente, dipende dalla persona che ti trovi di fronte. A volte è più semplice, altre più difficile. Come in ogni carriera, ci sono alti e bassi”. Decisamente collaborativo è invece il rapporto di Wadoux con i suoi co-équipier, Alessio Rovera e Luis Pérez Companc.
Il lavoro con i compagni di squadra sembra galvanizzare Lilou. “Bisogna trovare un compromesso tra tre piloti e il team. Mi piace molto, perché condividere la macchina con un pilota ti aiuta ad assorbire i suoi feedback, per trovare il miglior assetto per la gara. È fantastico, perché per me è importante condividere tutte le informazioni e trovare il miglior equilibrio tra i piloti per correre al meglio. È uno degli aspetti chiave dell’Endurance, e sin dall’inizio dell’anno siamo andati d’accordo”.
Ma qual è la sfida più complessa del mondo delle corse di durata? “Durante le gare dobbiamo gestire le gomme, la benzina, e il traffico. È molto importante anche essere costanti, e allenati dal punto di vista fisico, soprattutto per le gare più calde, in cui la fatica nell’abitacolo si fa sentire. Bisogna poi mantenere la concentrazione molto alta, in particolare per la gestione del traffico. Se si sta in macchina per due ore, non bisogna mai abbassare la guardia”.
A soli 22 anni, Lilou Wadoux ha già raggiunto una posizione invidiabile, legata al marchio più iconico del motorsport. Ma quando le chiediamo i suoi desideri per il futuro, mostra la fame dei campioni. Invece di accontentarsi di quello che ha già, pensa a un avvenire con la Hypercar della Rossa. E a un successo che in tanti sognano, ma in pochi possono raggiungere: “vorrei vincere la 24 Ore di Le Mans un giorno”. Ma se c’è una persona che può farlo, quella è Lilou, la ragazza che nei fatti ha già dimostrato di essere tanto veloce quanto un ragazzo. Anzi, di più.