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Pittura, scultura, musica, scienze naturali, ma anche meccanica ed ingegneria. Non ci fu campo in cui Leonardo da Vinci non eccelse: nel 2019 cadono i 500 anni dalla scomparsa, avvenuta il 2 maggio 1519 ad Amboise, in Francia.
Un genio, detto in una sola parola, anzi “il” genio. Una personalità talmente ingombrante che proprio di recente, dopo mezzo millennio dalla sua scomparsa, Italia e Francia si sono prima accapigliate e poi riconciliate sulla sua figura. Oltre che per le sue stupefacenti doti artistiche, Leonardo è conosciuto unanimemente come il più grande uomo di scienza mai esistito. Un inventore dalle intuizioni così straordinarie da risultare quasi un mistero.
A Leonardo possiamo infatti attribuire numerosi progetti legati in qualche modo alla mobilità umana che precorrevano di secoli quanto altri da lui ispirati avrebbero creato più avanti. Nel Codice Atlantico, la sua più ampia raccolta di scritti e progetti, si ritrovano moltissime idee del Leonardo da Vinci ingegnere che avrebbero segnato l'evoluzione della tecnica.
Leonardo è stato così grande che gli è stata attribuita anche la creazione dell’automobile. La definizione va presa nel senso letterale, cioè come un veicolo che si muove da sé, cioè senza fare ricorso alla propulsione umana o animale. Era una sorta di carro semovente concepito come “effetto speciale” nelle rappresentazioni teatrali di cui lui stesso era regista e scenografo. Messo a punto nel 1478, era un carro le cui ruote erano mosse da un meccanismo di molle a spirale e dotato anche di un rudimentale sterzo. Nel suo progetto è stato notato come fosse presente anche un differenziale. Le testimonianze sull'“automobile di Leonardo” sono state esaminate per anni a partire dal ‘900 da diversi studiosi ed oggi le sue repliche si trovano in alcuni musei.
Altra intuizione del vinciano fu l’antenato dell’odierno odometro, quello che oggi chiamiamo colloquialmente il contachilometri. Si trattava di una macchina per misurare le distanze simile ad una carriola: ad ogni rivoluzione del meccanismo ad ingranaggi, un sasso cadeva in un contenitore. Contando i sassi, era possibile misurare la distanza fra due punti.
Controversa è poi l’attribuzione a Leonardo della bicicletta che appare ancora nel Codice Atlantico. Pare che però sia stata aggiunta posteriormente all’opera ma non ci sarebbe da stupirsi se in futuro si scoprisse che avesse immaginato anche quella, perché progettò invenzioni ben più complesse.
Tra le macchine più conosciute di Leonardo vi sono infatti le cosiddette “macchine volanti”, tra cui l’ornitottero, una sorta di esoscheletro che avrebbe dato all’uomo la più ambiziosa delle capacità da imitare dal regno animale, il volo. Ma anche la vite aerea, il progenitore dell’attuale elicottero, quanto meno nel principio. Il genio toscano pensò anche ad un dispositivo in grado di salvare i piloti nel caso le cose fossero andate storte: il paracadute. Rimase un progetto che solo i posteri avrebbero reso realtà, ma una replica costruita nel 2006 del suo primordiale paracadute a forma di piramide (con lati da 7,2 metri, come riportato nel Codice) ha dimostrato che i suoi calcoli erano incredibilmente corretti.
Leonardo non trascurò neanche l’elemento acqua: se con le macchine volanti voleva donare all’uomo la capacità del volo, con alcune sue creazioni voleva offrire all’umanità ciò che era possibile per i pesci, non a caso durante il suo soggiorno a Venezia. Come ad esempio poter respirare in immersione, con l’antenata dell’odierna muta da palombaro o il sottomarino meccanico.
Le tantissime invenzioni leonardiane, insomma, anche quelle rimaste sulla carta e poi sviluppate successivamente da altri, hanno reso l’umanità capace di quello che è oggi: volare, navigare, muovere persone e spostare oggetti senza fatica. 500 anni fa l’umanità perdeva il suo genio più grande, ma la sua grandezza è ogni giorno intorno a noi.