Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
A poche ore di distanza l'uno dall'altro i vertici di Renault e di Volkswagen hanno dichiarato che due delle rispettive divisioni che si occupano di auto elettriche e di batterie non verranno più collocate in borsa attraverso l'offerta pubblica. Un segnale preoccupante: andiamo a vedere i motivi che hanno spinto i due brand a rinunciare ad una sostanziosa raccolta di capitale per spingere più avanti la ricerca. Nel caso di Volkswagen l'azienda è PowerCo, che progetta e realizza batterie e per Renault si tratta della spinoff appena nata, Ampere.
Luca De Meo, il CEO di Renault aveva espresso una ipotesi di valutazione di Ampere in borsa pari a 10 miliardi di euro, e la decisione di non portare il titolo al pubblico sarebbe scaturita in parte dai buoni risultati (oltre la media europea) dei marchi Renault e Dacia e che la liquidità che sarebbe derivata dalla IPO non è più necessaria. In un certo senso è la rinuncia - o almeno l'accettazione di un ritardo - del piano di elettrificazione Renaulution che ha comportato investimenti enorme per creare le piattaforme AmpR Small e AmpR Medium. Il progetto Ampere ha in programma la realizzazione di sette nuove auto elettriche fra qui e il 2031 e fra queste c'è la piccola Twingo Revolution da meno di 20.000 euro, e secondo il CEO la creazione di questa divisione porterà Renault a raggiungere la parità di prezzo fra termico ed elettrico prima degli altri perché riunisce in un unica società la flessibilità di una startup con l'esperienza di un carmaker storico come Renault. I marchi coinvolti sono Dacia, Renault, Nissan, Mitsubishi e Alpine, ma la Casa francese era in contatto anche con Volkswagen per condividere la piattaforma più piccola. In realtà la rinuncia all'IPO sembra più una constatazione del rallentamento della domanda di elettriche nel Vecchio Continente (Ampere puntava ad essere la Tesla d'Europa) che vedrà il 2024 e il 2025 come anni di attesa, di guerra dei prezzi e di perdita del valore dell'usato.
La divisione di Volkswagen per costruire batterie si chiama PowerCo. e la decisione del suo mancato arrivo in Borsa riflette anche in questo caso una potenziale mancanza di investitori per una crescita sotto le attese del mercato elettrico. La decisione non rallenta i programmi di queste "Gigafactory" che dovrebbe iniziare le operazioni fra un anno circa in Germania e nel 2026 in Spagna con l'intenzione principale di standardizzare la modularità delle celle per creare una sorta di "Lego" degli accumulatori che possa adattarsi a tutte le piattaforme. Anche la Casa tedesca sta osservando la situazione europea e mondiale per ciò che riguarda la domanda delle elettriche e non esclude che le condizioni possano presto cambiare e la quotazione in Borse essere riproposta. In realtà le vendite di elettriche sono costantemente in salita in EU, ma con ritmi molto meno vivaci del previsto.