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Negli anni Sessanta le vetture di gran serie con motore posteriore hanno vissuto la loro epoca d’oro, raggiungendo una straordinaria diffusione; poi ha iniziato ad affermarsi lo schema “tutto avanti”, che oggi domina incontrastato (fino a una certa cilindrata). Il 1960 ha visto l’entrata in scena di due auto con motore posteriore non solo profondamente diverse per quanto riguarda l’impostazione tecnica e il tipo di utenza al quale erano destinate, ma che addirittura appartenevano a due mondi opposti, tanto geograficamente quanto ideologicamente.
La russa ZAZ 695 e l'americana Chevrolet Corvair
Si tratta della americana Corvair, nuova compact della Chevrolet, e della russa Zaporozhets ZAZ 965, prima autentica auto del popolo sovietica. Quest’ultima era azionata da un motore a quattro cilindri a V di 90° raffreddato ad aria ed era stata studiata all’insegna della massima robustezza, concedendo ben poco alle prestazioni e al confort di pilota e passeggeri. I progettisti si erano fortemente ispirati alla Fiat 600, eccezion fatta per il motore. Date le condizioni delle strade, le sospensioni erano state realizzate in modo da portare le parti meccaniche a una cospicua distanza dal suolo; la soluzione funzionava, ma influenzava negativamente il comportamento in curva. La grande semplicità costruttiva e l’eccellente accessibilità meccanica agevolavano notevolmente l’effettuazione degli interventi riparativi, che spesso dovevano essere eseguiti in condizioni di emergenza, dato che le officine meccaniche per auto all’epoca in Unione Sovietica erano ben poche.
La prima versione della ZAZ 965 aveva una cilindrata di 750 cm3 e disponeva di 23 cavalli. Nella seconda, apparsa nel 1962, la cilindrata è stata portata a 890 cm3 e la potenza è passata a 27 cavalli. Nel 1967 è stata la volta della ZAZ 966, per la cui realizzazione i progettisti si sono ispirati alla NSU Prinz; l’anno successivo alla versione di 890 cm3 (la cui potenza era aumentata, raggiungendo i 30 CV) ne è stata affiancata una nuova, di 1197 cm3, da 40 cavalli. Nel 1971 è arrivata la ZAZ 968, rimasta in produzione fino all’inizio degli anni Ottanta.
Per quanto riguarda la Chevrolet Corvair, si è trattato di un coraggioso tentativo da parte dell’industria americana di rompere con la tradizione dei V8 e dei sei cilindri in linea, con motore anteriore e trazione posteriore, e di proporre qualcosa di realmente innovativo: tutto dietro, boxer e con raffreddamento ad aria. Il grande successo che la Volkswagen stava ottenendo tanto in Europa quanto negli USA aveva di certo largamente influenzato questa scelta… La vettura, molto gradevole esteticamente, ha avuto una discreta accoglienza, ma non ha avuto un particolare successo e la sua produzione è terminata dopo poco più di sei anni. Il motore a sei cilindri contrapposti, con distribuzione ad aste e bilancieri, inizialmente aveva una cilindrata di 2,3 litri ed erogava 80 cavalli. In seguito entrambi questi valori sono aumentati, fino a raggiungere rispettivamente 2,7 litri e 110 cavalli. Alla Corvair spetta un posto di riguardo nella storia della tecnica automobilistica in quanto è stata la prima vettura di serie, assieme alla Oldsmobile Jetfire, a essere prodotta anche in versione sovralimentata mediante turbocompressore (dal 1962).
Parola ai Francesi: Simca 1000 e Renault 8
In Francia un’altra grande casa è passata al “tutto dietro”, rimanendo fedele a lungo a tale schema per il suo modello di punta. Si tratta della Simca, che nel 1961 ha messo in produzione la 1000, una vettura dalla estetica piacevole e moderna e dalle ottime caratteristiche complessive. Il motore era un quattro cilindri in linea longitudinale con distribuzione ad aste e bilancieri, basamento in ghisa con canne integrali e cinque supporti di banco. L’alesaggio era di 68mm e la corsa di 65 mm, per una cilindrata complessiva di 944 cm3. La potenza è passata dagli iniziali 35 cavalli a 45 e infine a 50 (a 5200 giri/min). La Simca 1000 ha avuto un notevole successo e la sua produzione è terminata solo nella seconda metà degli anni Settanta; in totale gli esemplari costruiti sono stati circa 1.600.000.
A questa vettura la Renault ha replicato con la 8, entrata in commercio nel 1962. Ad azionarla provvedeva un nuovo motore di 956 cm3 (alesaggio x corsa = 65 x 72 mm) che erogava 44 cavalli e che, come quelli delle precedenti Dauphine e 4 CV, aveva le canne dei quattro cilindri riportate “in umido” e munite di bordino d’appoggio inferiore. In questo caso però i supporti di banco erano cinque e non tre. La distribuzione era sempre ad aste e bilancieri. In seguito è apparsa anche una versione di questo motore con una cilindrata di 1108 cm3 e una potenza superiore. La 8 è stata prodotta in Francia fino al 1973 e in Spagna fino al 1976.
“La Simca nel 1961 ha messo in produzione la 1000, una vettura dalla estetica piacevole e moderna e dalle ottime caratteristiche complessive”
Hillman Imp: il motore posteriore secondo gli Inglesi
In Inghilterra il gruppo Rootes, che raggruppava marchi storici come Hillman, Humber, Sunbeam e Singer e che disponeva di diversi importanti stabilimenti, ha deciso di entrare con decisione nel settore delle utilitarie realizzando una vettura destinata a diventare la diretta rivale della Mini. Nel 1963 è così nata la Hillman Imp, dalla gradevole estetica e dalle soluzioni tecniche di notevole interesse. Si trattava dell’unica vettura inglese prodotta in gran serie con motore posteriore, nella quale per di più quest’ultimo era interamente in lega di alluminio. I quattro cilindri erano in linea e la distribuzione con albero a camme in testa comandato da una catena.
Questo motore derivava dell’ottimo Coventry-Climax FWMA, debitamente adattato per essere costruito in grandi numeri su moderne linee di lavorazione. Le canne dei cilindri, in ghisa, venivano incorporate nel basamento all’atto della fusione di quest’ultimo. La cilindrata di 875 cm3 era ottenuta abbinando un alesaggio di 68 mm con una corsa di 60,3 mm. La potenza era di 42 cavalli a 5300 giri/min. Questa simpatica piccola automobile all’inizio della sua storia ha avuto alcuni problemi che sono poi stati risolti ma che ne hanno in una qualche misura limitato il successo. Inoltre, il costo di produzione era relativamente elevato e i margini di profitto modesti. La Imp è stata costruita in circa 440.000 esemplari, gli ultimi dei quali hanno lasciato le linee di montaggio nel 1976.
Skoda: un passato a motore posteriore
Nel 1964 sono comparse due auto a motore posteriore destinate ad avere un notevole successo e a rimanere in produzione per numerosi anni. Si tratta della Fiat 850 e della Skoda 1000 MB. L’azienda cecoslovacca aveva già familiarizzato con il concetto del “tutto dietro” costruendo un congruo numero di Tatraplan (evoluzione della Tatra T 107) nella prima metà degli anni Cinquanta. La nuova vettura, divenuta la capostipite di una lunga e fortunata serie di modelli, era la 1000 MB, azionata da un motore a quattro cilindri in linea raffreddato ad acqua di 988 cm3 che nella versione iniziale aveva una potenza di circa 35 cavalli, ben presto portata a 48.
Nel 1968 è entrata in produzione anche la versione di 1107 cm3. Questi due motori hanno azionato la S 100 e la S 110, apparse nel 1969. In seguito la Skoda, pur mantenendo il motore posteriore, nei modelli 105 e 120 presentati nel 1976 ha spostato anteriormente il radiatore. Queste vetture rimaste in listino per ben 14 anni sono state prodotte in quasi due milioni di esemplari. I nuovi motori di 1046 e di 1174 cm3 che le equipaggiavano erogavano potenze comprese tra 45 e 54 cavalli, a seconda delle versioni. Nel 1984 queste auto sono state leggermente “rivisitate” (principalmente a livello estetico) e alla gamma è stata aggiunta la 130, con motore portato a 1289 cm3 e con una potenza di 59 cavalli.
Fiat: dalla sportiva 850 alla mitica 126
Largamente derivata dalla Fiat 600 ma di prestazioni e di livello superiori era la 850, costruita con successo anche in simpatiche versioni coupé e spider. Il motore era stato “estrapolato” da quello della 600 D; si trattava quindi di un quadricilindrico in linea raffreddato ad acqua, con tre supporti di banco e distribuzione ad aste e bilancieri. L’alesaggio di 65 mm era abbinato a una corsa di 63,5 mm. La potenza era di 34 cavalli per la versione normale e di 37 per la versione “Super”. Nel 1968 è apparsa la 850 Special con potenza portata a 47 cavalli. Sulla versione coupè è stata montata la nuova versione di 903 cm3 del motore (che poi ha equipaggiato vetture come la 127 e la A 112), ottenuta portando la corsa a 68 mm, che disponeva di 52 CV. La produzione della 850 è terminata nel 1971 (ma la versione Sport ha continuato a uscire dalle catene di montaggio per un altro anno circa). In totale gli esemplari costruiti sono stati più di 2.300.000.
“La 126 è stata fabbricata in Italia fino al 1979, ma ha continuato ad essere prodotta in Polonia addirittura fino al 2000”
La Fiat ha realizzato un’altra vettura a motore posteriore, che ha ottenuto una grande diffusione e che è stata fabbricata in Italia fino al 1979, ma ha continuato ad essere prodotta in Polonia addirittura fino al 2000. Si tratta della 126, azionata da un bicilindrico in linea raffreddato ad aria che nella prima serie, comparsa nel 1972, era eguale a quello della ultima versione della 500. Con una cilindrata di 594 cm3 (alesaggio x corsa = 73,5 x 70 mm), erogava 23 cavalli a 4200 giri/min.
Cinque anni dopo questo motore è stato portato a 652 cm3 e la potenza è aumentata di un cavallo. Nel 1987 ha fatto la sua comparsa un nuovo motore, sempre a due cilindri in linea ma con architettura a sogliola e raffreddamento ad acqua. La cilindrata è cresciuta ulteriormente, passando a 704 cm3, e la potenza ha raggiunto i 33 cavalli. Per concludere la rassegna delle “auto per tutti” con motore posteriore, merita infine un cenno anche la Fiat 133, costruita solo in Spagna dalla Seat tra il 1974 e il 1982, che non è mai stata importata in Italia. Era azionata dallo stesso motore di 843 cm3 e da 34 cavalli della 850.