Le assicurazioni e la proposta indecente

Le assicurazioni e la proposta indecente
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Assicurare auto e moto in Italia ha un costo spropositato, ma ridurre i prezzi delle polizze non è impossibile. Basterebbe aggiungere alla classifica del bonus-malus una seconda classifica che premia chi non subisce incidenti | <i>E. De Vita</i>
24 aprile 2012

Le polizze di assicurazione per le auto costano in Italia il doppio di quelle francesi e il 70% in più di quelle tedesche. Per le moto, il divario è ancor più marcato e si arriva – per certe città - a differenze dell’ordine del 500%. Se teniamo conto del fatto che i modelli che circolano sulle strade europee sono ormai gli stessi (quindi con analoghi costi dei ricambi), che la manodopera da noi costa meno che in Francia o in Germania, che guidiamo un po’ meglio dei nostri cugini europei (basta salire su un taxi a Roma o a Napoli, per averne conferma), scopriamo che la Rc-auto in Italia ha un costo spropositato, mentre dovrebbe costare meno, molto meno della media europea.

Occorre ridurre le truffe sulle assicurazioni

Ci sono le truffe, dicono le compagnie. Vero, ci sono zone dove gli incidenti falsi si costruiscono scientificamente e pesano per oltre il 30% sul costo dei rimborsi. Ci sono ambienti ove essere tamponati da qualcuno diventa una manna dal cielo, purché sia assicurato.


Ci sono mentalità diffuse che considerano la Rc-auto una specie di ammortizzatore sociale, un pozzo senza fondo al quale si può attingere senza scrupoli di coscienza. Ma attenzione, nulla di tutto ciò potrebbe proliferare se non ci fossero medici, avvocati, carrozzieri, periti e liquidatori consenzienti. A gonfiare i referti, a invocare danni inesistenti, a far lievitare i preventivi, a spartirsi le briciole avanzate sul tavolo dei rimborsi.

E ci sono compagnie addormentate o indolenti, che sanno come vanno le cose, ma non fanno nulla per arrestare l’andazzo, per denunciare le truffe, per individuare i vizietti. Tanto, alla fine dell’anno si rifanno i conti e si spalmano, sulle polizze dell’anno successivo, i maggiori costi. Nessuna compagnia ama veder ridurre il proprio fatturato, cosa possibile e probabile se si riducessero frodi e costi delle polizze.

Che la Rc-auto sia remunerativa lo dimostra la pubblicità delle compagnie alla ricerca di clienti e le numerose agenzie straniere entrate nel nostro mercato. Che l’ISVAP, l’ente pubblico che vigila sulle compagnie, sia stato un mezzo fallimento – nonostante la buona volontà di alcuni funzionari - lo confermano il progressivo imbarbarimento del settore, il rincaro delle polizze e il fallimento dei proclami sbandierati per ridurre “drasticamente” il costo delle polizze e delle iniziative come l'indennizzo diretto, che non ha dato luogo ad alcun beneficio per gli assicurati,  mentre le associazioni dei consumatori erano convinte che avrebbe portato a risparmi di almeno il 15%. E ora vogliono ridiscutere l’iniziativa.

La scatola nera non risolve le vere cause del problema

Ora si assiste a un nuovo balletto. Per ridurre le frodi (e quindi i costi) il Governo, col “decreto liberalizzazioni”, sperimenta la scatola nera, che registra gli ultimi 40 secondi di guida prima del botto; e promette che gli automobilisti virtuosi avranno costi di assicurazione identici nelle varie province.


L’Aci  propone di non riconoscere il danno del colpo di frusta se non in presenza di prove scientifiche ricavate con strumenti (e non a seguito di semplici dichiarazioni mediche) e di dover lasciare per 5 giorni la propria vettura a disposizione dei periti.

Sono tutti zuccherini che non intaccheranno il sistema: la scatola nera diventerà con tutta probabilità un boomerang contro chi la monta (sarà la prova dei suoi piccoli torti durante la guida) mentre non potrà certificare nulla contro quelli che – senza scatola – gli vengono addosso

 

Sono tutti zuccherini che non intaccheranno il sistema: la scatola nera diventerà con tutta probabilità un boomerang contro chi la monta (sarà la prova dei suoi piccoli torti durante la guida) mentre non potrà certificare nulla contro quelli che – senza scatola – gli vengono addosso. Sono state scoperte e smantellate decine di organizzazioni medico-legali che forniscono prove, testimoni e assistenza per gonfiare i rimborsi o per inventare vere e proprie truffe. Ma non è cambiato niente: le polizze costano più di prima.

Oggi operano sul mercato una decina di compagnie fantasma che rilasciano tagliandi falsi, senza valore (ma i giornali non le citano, bisogna documentarsi sul sito dell’Isvap). Si dice che siano 3 milioni i veicoli circolanti – fra auto e moto – privi di assicurazione o con tagliandi fotocopiati.

Ridurre i costi delle polizze? Sarebbe possibile  con una classifica che premia chi non subisce incidenti

Per smontare il sistema occorre scomodare la meccanica con una proposta indecente. Bisogna introdurre nelle polizze un meccanismo che scoraggi automaticamente le truffe, vale a dire la denuncia di incidenti inesistenti o il ricorso alle compagnie per danni irrisori. Il sistema c’è ed è semplice: basta un incentivo automatico a non denunciare. Noi proponiamo di aggiungere alla classifica del bonus-malus una seconda classifica che premia chi non subisce incidenti.


Alla fine di ogni anno chi non provoca e non subisce incidenti ha diritto a uno sconto doppio. Dopo cinque anni di simile “buona condotta” uno dovrebbe pagare molto poco, perché ha già contribuito per un lustro a pagare i danni degli altri.

Il motociclista di Napoli che – oltre a non provocare incidenti – riesce a passare indenne nel traffico partenopeo senza subirne, merita una medaglia d’oro. Oggi, in partenza, il solo fatto di risiedere sotto il Vesuvio lo destina invece a pagare il triplo del collega di Bolzano che può esibire la stessa fedina intonsa.

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