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L'ostico ambiente lavorativo che si è creato nel quartiere generale di Great Wall in Europa sta rendendo difficile la vita ai dipendenti, e pure ai manager. È quanto emerge da un'inchiesta del Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il quotidiano economico tedesco ha parlato con un dirigente, protetto dall'anonimato, che riferisce una situazione complessa.
Great Wall ha aperto una sede a Monaco lo scorso anno, e ha messo in piedi un'aggressiva campagna di assunzioni, attirando manager dalla concorrenza con compensi dal 30 al 50% più alti rispetto ai diretti competitor. Grazie a questa strategia, sono stati reclutati 100 dipendenti, il cui compito è aumentare le vendite di Great Wall nei mercati europei in cui opera. Ma il tutto è reso difficile da condizioni di lavoro che la fonte non esita a definire "tossiche".
Si parla di toni bruschi, di una mancanza di rispetto per l'esperienza dei manager e di un clima di "totale dominio" dalla Cina. "I cinesi ti attirano con un sacco di soldi - racconta un manager al FAZ -. Ma non si può lavorare in questa azienda". La fonte, nonostante i guadagni, si dice pentita di essere passata alla Great Wall. Alcuni dipendenti, spiega la testata tedesca, hanno denunciato la situazione al sindacato IG Metall, che conferma che diversi manager sono stati licenziati, in alcuni casi "senza una giusta causa".
Il responsabile europeo di Great Wall, Steffen Cost, ha difeso l'azienda parlando di un ambiente "intenso" per via della necessità del costruttore di farsi conoscere all'estero. "È un clima entusiasmante, ma non tutti riescono ad affrontarlo". Cost ha poi parlato di "differenze culturali". Secondo quanto riporta il Financial Times, però, lo stile di management del presidente di Great Wall, Wei Jianjun, è considerato estremo anche per gli standard cinesi. Basti pensare che i dipendenti dell'azienda in Cina devono affrontare due settimane di allenamento militare prima di unirsi all'azienda.