Lauda compie 60 anni

Lauda compie 60 anni
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Il campionissimo austriaco oggi festeggia 60 da protagonista nel mondo della F1
21 febbraio 2009

Il 22 febbraio Niki Lauda festeggia i 60 anni e un'intera generazione cresciuta ammirando le sue imprese in pista si sente improvvisamente un po' più vecchia, ma anche parte di una storia speciale. Quella di un pilota dal talento cristallino e dal carattere controverso, poco "generoso" nell'esaltare i tifosi con manovre oltre il limite ma micidiale con il cronometro e con i compagni di squadra, capace di sconfiggere il fuoco e due generazioni diverse di avversari, ma anche di dare nuovo splendore al mito della Ferrari per poi dissociarsene con scalpore.

Un bel caratterino insomma, e a questo riguardo già i suoi esordi erano stati un chiaro indicatore: di famiglia tanto ricca quanto contraria al suo impegno nelle corse, Lauda entrò nell'automobilismo con le sue sole forze e dimostrando subito, a dispetto del budget limitato e dei programmi sempre definiti all'ultimo minuto, di essere un fuoriclasse.

In Ferrari arrivò nel 1974, giovanissimo e con un'esperienza molto limitata: era l'ennesima scommessa del Drake, avvallata dai buoni auspici di Regazzoni che con lui nel 1973 aveva diviso l'esperienza della BRM. Il campione svizzero era stato come sempre lungimirante, ma anche un po' ingenui: già nel 1974 Lauda si dimostra poco propenso a fare da seconda guida e nel 1975 conquista a tutti gli effetti il rango di caposquadra e il primo dei suoi tre titoli iridati.
Nel 1976 nel 1976 Lauda sembra avviato ad un facile bis, fino a un'insidiosa veloce curva a sinistra, in mezzo ai boschi tedeschi: la pista è quella del Nurburgring, quello vero, con un giro di 22 km e oltre 100 curve. Già soprannominato "Inferno verde", il tracciato mantiene tragicamente fede al suo appellativo: la Ferrari esce di strada e diventa una palla di fuoco dalla quale l'austriaco si salva solo

 

grazie al coraggio di Arturo Merzario, che lo estrae dall'abitacolo di fronte ai commissari di percorso impietriti.

Il resto è storia: il dolore delle ustioni, il timore di perdere il sedile della Ferrari (Reutman era già stato contattato...), il recupero affrettato e il ritorno alla vittoria, fino all'ultima gara in campionato, sotto il diluvio del Fuji, quando Lauda dimostra il "coraggio di avere paura". Semplicemente il suo spirito razionale trova inconcepibile correre in condizioni atmosferiche tanto estreme e così l'austriaco si ritira, rinunciando di fatto al suo secondo titolo mondiale.
Titolo che non gli sfugge nel 1977, ma ormai i rapporti con Ferrari si sono già deteriorati: Lauda rinfaccia al team una certa ingratitudine di fondo, Ferrari non soppora più le richieste economiche sempre maggiori dell'austriaco e il suo offuscare il mito dell'auto, che è sempre stato il peccato peggiore che un pilota di Maranello potesse compiere quando al comando c'era ancora il Drake.

Nel 1978 e 1979 è in Brabham, con i motori Alfa Romeo e i soldi della Parmalat, ma nonostante alcuni buoni risultati il titolo rimane un miraggio, così Lauda annuncia il ritiro: semplicemente tutto il mondo della F1, sempre più uno show business, lo ha stancato e privato delle necessarie motivazioni.

Il richiamo della pista, però, non si spegne: nel 1982 è già un celebrato ex campione quando decide di tornare a correre con la McLaren, tra lo scetticismo generale. La vittoria arriva già dopo poche gare e con essa la conferma che il suo talento è ancora intatto. Nel frattempo una nuova generazione di giovani campioni si sta facendo rapidamente strada, ma l'austriaco dimostra di sapergli tenere testa, anche al più talentuoso tra essi. quell'Alain Prost che si ritrova come compagno di squadra, all'epoca non ancora "professore" ma già velocissimo, che batte nel 1984 per solo mezzo punto nella volata finale al titolo iridato. Nel 1985 qualche problema tecnico ne azzoppa il cammino iridato, ma Lauda vince comunque il Gran Premio d'Olanda e così può annunciare il suo secondo e definitivo addio alla F1.

Il resto è storia recente, dall'avventura - di successo - nel business del trasporto aereo (l'aviazione è sempre stata l'altra grande passione della sua vita) alle controverse consulenze alla guida del team Ferrari prima e Jaguar poi. Ecco, come team manager non ha mai brillato, peccando a volte di presunzione, a volte di capacità di leggere il cambiamento dei tempi, ma questi insuccessi - paradossali per un pilota che era stato considerato un "computer" per le sue capacità analitiche - nulla tolgono al blasone del campione. Anzi se possibile lo rendono più umano e in definitiva più simpatico.

Buon compleanno Niki.

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