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Non sapevo bene cosa aspettarmi mentre salivamo verso Amatrice. Ne avevo sentito parlare, come tutti, ma non sapevo esattamente cosa avrei trovato davanti ai miei occhi. Ognuno di noi è cresciuto anche guardando la tv, con le sue belle storie, e poi con quelle brutte, quelle tragiche, e con i film americani pieni di effetti speciali e a volte di catastrofi. Abbiamo sempre avuto un filtro sulle brutte cose, o almeno lo hanno avuto i più fortunati di noi.
Ad Amatrice non sono stati fortunati. Ad Amatrice non hanno più un paese, non c'è più la via principale, non c'era più nemmeno un giardino. Fino a oggi, perché grazie all'intervento di Land Rover è stato inaugurato il nuovo Giardino degli Alberi, un'area di 1500 metri quadri che significa finalmente possibilità di aggregazione per chi è rimasto e anche per chi tornerà. Non è una storia facile, quella di Amatrice, alle prese con la ricostruzione e l'impegno che traspare dagli occhi accesi del Vicesindaco Patrizia Catenacci.
E allora Land Rover, che ha già una lunga tradizione di spedizioni umanitarie e di impegno nel sociale ha deciso di supportare Amatrice con un punto che diventa simbolo del tornare insieme. Un impegno che non ha coinvolto solo i vertici ma anche la rete dei concessionari, come raccontato dal Presidente di Land Rover Italia Daniele Maver, e gli stessi impiegati del Gruppo, giunti sino a qui a dare una mano tangibile alla realizzazione del Giardino.
Mentre aspettavo l'inizio dell'inaugurazione, mi guardavo intorno incredulo, cercando di specchiarmi nelle occhi stanchi ma fieri dell'Esercito e delle forze dell'ordine impegnate qui. Il sottofondo era un grande silenzio, ma non quel silenzio fatto di tranquillità, di pace e di relax. Era piuttosto un silenzio pesante, a tratti spettrale, qualcosa da cancellare mettendosi a urlare. Ma urlare non è servito, perché alla partenza dell'inaugurazione ho assaggiato un antipasto di quello che sarà il Giardino degli Alberi: un modo nuovo di stare insieme, con un chiacchiericcio capace di riempire il cuore.