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Verona - Il Reparto Corse Lancia, in diversi anni di attività, ha dato origine ad una delle pagine più emozionanti del motorsport. Non solo perché gli uomini di questo azienda hanno plasmato alcune delle vetture da competizione più affascinanti di sempre. Ma anche perché, considerato lo stato attuale in cui versa il marchio italiano, le imprese della Lancia da corsa sono finite per passare dalla storia alla leggenda.
E lo ha dimostrato benissimo l’esposizione Lancia in mostra a Verona Legend Cars 2016, dove erano radunate alcune delle auto più significative della storia del Reparto Corse. Una collezione dal valore inestimabile, che ci ha fatto rivivere, almeno per un istante, la magia di quegli anni magici, dove le Lancia in livrea Martini Racing conquistavano successi a cascata, strappando in più di un’occasione lo scettro della vittoria ai tedeschi, eterni rivali.
Il nostro viaggio è iniziato con la Fulvia HF “Fanalone”, ancora oggi bellissima. Un’auto da corsa quasi “di serie”, costruita con poco budget ma da subito vincente, grazie a doti dinamiche e telaistichiche di partenza già eccezionali. La versione da corsa, con motore 1.600, regala subito grandi soddisfazioni. La Fulvia diventa rapidamente una delle auto più ambite dai giovani italiani dell’epoca, e con i successi nelle corse arrivano anche nuovi finanziamenti per ampliare l’attività sportiva. E’ il momento di fare il grande balzo in avanti, progettando un’auto da corsa dal foglio bianco.
Nasce così la Lancia Stratos, spinta dal raffinatissimo motore a sei cilindri della Dino. Un mezzo da corsa capace di stregare ancora oggi, grazie alla sua bellezza, e che ha regalato vittorie a fenomeni dei rally come Sandro Munari e Walter Röhrl. Alle porte degli anni ’80 si arriva poi alla Lancia 037, che sperimenta la sovralimentazione attraverso compressore volumetrico. Il suo telaio con tubi a traliccio permetteva riparazioni velocissime in caso di incidente e nonostante la trazione fosse riservata alle sole ruote posteriori quest’auto riuscì a mettersi dietro più volte un mostro come l’Audi Quattro.
Nel frattempo Lancia però deve abbandonare i rally, per lasciare posto alla Fiat 131 Abarth su cui la casa madre aveva indirizzato gli investimenti. Si butta così nelle gare di durata, dando vita ad un’auto più bella dell’altra e maturando una competenza sconfinata nel campo delle tecnologie di sovralimentazione. Si passa così dalla Beta Montecarlo Turbo, fino ai magnifici prototipi LC1 e LC2, quest’ultimo motorizzato Ferrari, con potenze che in qualifica potevano raggiungere i 1.000 CV.
Dopo questa parentesi però è il momento di tornare ai rally e anche grazie all’esperienza accumulata nell’endurance nasce un’auto sensazionale. La Delta S4, la prima Lancia a trazione integrale. Un vero e proprio mostro di potenza, bellezza e tecnologia, regina delle mitiche Gruppo B. Basterà dire che il suo motore è il primo a sperimentare la doppia sovralimentazione mediante turbo e compressore volumentrico. I terribili incidenti che si verificarono sul finire degli anni ’80 però decretano la morte delle Gruppo B e quindi l’estinzione prematura della S4. Ma la storia del Reparto Corse Lancia è ancora destinata a scrivere un altro capitolo ricco più che mai di vittorie.
Sono gli anni della Delta HF Integrale, dominatrice della terra e dell’asfalto, che porterà nell’Olimpo dei grandi il marchio Lancia. Dopo dieci titoli mondiali construttori conquistati nel Mondiale Rally però arriva la doccia fredda. E’ il 18 dicembre 1991 e scoccano le 18:00. Lancia dirama un comunicato stampa freddo e laconico. Il Reparto Corse, dopo aver vinto più di tutti nei Rally, chiude i battenti. Una sipario che cala inaspettatamente, lasciando a bocca aperta milioni di appassionati. Ma è forse anche per merito di un finale così amaro che oggi, le imprese di Lancia nel motorsport sono ormai consacrate alla storia, al mito, alla leggenda.