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Pensate a una Lamborghini Diablo V12, cambiatele abito, mettete su tutta la fibra di carbonio possibile, toglietele la trazione di controllo e l’ABS e ben 300 kg dal peso. Il risultato è la concept Raptor realizzata nel 1996 da Zagato su richiesta della stessa Lamborghini che avrebbe voluto inserire il modello all’interno della propria gamma.
L’auto, disegnata da Nori Harada, è stata mostrata al pubblico per la prima volta nel 1996 al Salone di Ginevra ed è un modello particolarmente rilevante perché, a prescindere dalla propria unicità, è stata una delle prime auto ad essere realizzata utilizzando un processo di progettazione e produzione digitale al 100%, consentendo di passare dal computer a un’auto funzionante nel giro di nemmeno quattro mesi.
Per quanto riguarda la scelta del nome, la sua provenienza non è certa anche se, voci non confermate, dicono che possa aver preso ispirazione dal film del 1994 Jurassic Park, che ha portato sulla bocca di tutti il nome del veloce dinosauro.
La Zagato Raptor, il cui studio è iniziato nel 1995, effettivamente ricorda un po’ il suo estinto omonimo grazie ad un peso decisamente ridotto all’osso e alle proprie doti di agilità e velocità.
Le prestazioni erano di tutto rispetto per un’auto di metà anni ‘90: si parla infatti di una velocità massima che supera i 320 km/h e uno scatto da zero a cento km/h in meno di quattro secondi, grazie al poderoso V12 da 5.707 cm³ e 492 CV della Diablo. La trasmissione era la medesima della Diablo VT, ovvero offriva un sistema di trazione integrale capace di mandare il 25% della potenza all’asse anteriore.
Oltre ad avere un design dalle linee decisamente più morbide rispetto a quanto offerto dai modelli a listino di quegli anni, la Raptor aveva un sistema di apertura unico, con l’intera calotta superiore che si alzava grazie ad un sistema di montanti a gas, mentre il tettuccio poteva essere rimosso per trasformare il bolide in un roadster.
Gli interni sono di stampo minimalista, completamente rivestiti in Alcantara grigio, mentre i poggiatesta, montati su dei roll bar in lega, possono essere usati come maniglie per facilitare l’entrata e l’uscita dall’abitacolo. La strumentazione è affidata ad un display digitale, sebbene sulla console centrale sia presente un unico piccolo display per la temperatura dell’abitacolo e uno strumento per visualizzare la benzina rimanente.
Sfortunatamente, nonostante l’ottimo riscontro, Lamborghini non diede seguito al progetto, accantonato per lasciare spazio a un altro concept, la P147 Canto, che ebbe un destino simile a causa dell’acquisto della società da parte di Audi. Solo successivamente venne introdotta, nel 2001, la Lamborghini Murciélago.
Proprio a causa dell’abbandono del progetto, la Raptor è adesso un oggetto unico che rappresenta un corso stilistico mai più sviluppato da Lamborghini che, ancora oggi, non si è più discostata dalle proprie, iconiche, forme spigolose.
Questa Zagato Raptor verrà messa all’incanto da RM Sotheby's il 30 novembre ad Abu Dhabi ma, avverte il proprietario, necessiterà di una profonda messa a punto dato che, dopo il Salone di Ginevra del 1996, non ha visto spesso l’asfalto.