Lamborghini: il SUV Urus sarà (anche) ibrido. Ma le supercar rimarranno fedeli “all’aspirato”

Pubblicità
Il Capo della Ricerca&Sviluppo della Lamborghini, Maurizio Reggiani, traccia gli orizzonti tecnologici della Casa di Sant'Agata bolognese
23 aprile 2016

Monza - In occasione della prima tappa del Blancpain Super Trofeo Europe abbiamo intervistato Maurizio Reggiani, Board Member, Research&Development Director di Automobili Lamborghini. Con lui abbiamo parlato di motorsport, ma anche del futuro tecnologico della Casa di Sant’Agata bolognese.

In pochi anni siete arrivati a schierare in pista, in tutto il mondo, quasi 100 Lamborghini da corsa con il Blancpain Super Trofeo. Ormai il motorsport è diventato un ramo ben preciso del vostro business…

«Ormai il motorsport è uno dei quattro pilastri strategici della Lamborghini. Per questo abbiamo deciso di investire con grande convinzione nello sport, ma anche con grandi risorse. Ed è grazie a questo impegno che siamo arrivati ai risultati di oggi, con tantissimi nuovi team e tantissime auto in griglia. Oggi sono sempre di più le persone che sognano di correre con una Lamborghini e di vivere un’esperienza con noi».

Dall’anno scorso siete sbarcati anche nel GT3. C’è voglia di crescere in fretta anche qui?

«Lamborghini non è certamente un’Azienda che si accontenta. Però sappiamo benissimo che è fondamentale consolidare un’esperienza, ai nostri clienti deve rimanere qualcosa di importante, come quando si degusta del vino. Il 2016 è il primo anno in cui abbiamo un programma customer team importante in GT3. Ora dobbiamo consolidarlo, non possiamo di fare un passo ulteriore in avanti, se prima non abbiamo costruito delle basi solide».

Ormai il motorsport è uno dei quattro pilastri strategici della Lamborghini. Per questo abbiamo deciso di investire con grande convinzione nello sport, ma anche con grandi risorse

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Ford è tornata nel Mondiale Endurance (WEC) per sfidare a viso aperto Ferrari, Porsche e Aston Martin. Ci state facendo un pensierino?

«Abbiamo già preso parte alla 24 Ore di Daytona, la 6 Ore di Sebring e poi faremo la 24 Ore di Spa. Ma lo facciamo sempre come customer team. Un approccio diretto da parte di Lamborghini sarebbe sbagliato, perché significherebbe penalizzare chi investe sulle nostre vetture da corsa. Dobbiamo cercare di essere un’Azienda capace di offrire un servizio, ma che non vada a competere con i nostri clienti».

Passiamo alle auto di serie. Ormai il SUV dovrebbe essere alle porte. A che punto siete, quando lo vedremo?

«Siamo già a buon punto, abbiamo già dei prototipi che stanno girando per continuare i test. Stiamo affrontando lo sviluppo di un’auto strategica per lo sviluppo di Automobili Lamborghini, quindi stiamo investendo moltissime energie. Perché non vogliamo solamente avere un SUV sportivo, ma realizzare una vettura che sia all’altezza della situazione anche in termini di comfort, eleganza e sportività, senza tradire il DNA Lamborghini. Il SUV di Sant’Agata dovrà essere un’auto che, a richiesta, sarà in grado di emozionare più di chiunque altro SUV».

Pochi anni fa avete presentato una concept car ibrida. Quando vedremo questa tecnologia in Lamborghini? Oltre che sul SUV arriverà anche su una sportiva?

«Sicuramente la prima applicazione dell’ibrido in casa Lamborghini la vedremo sull’Urus. Soprattutto per motivi di peso e di packaging, che sono i limiti più grandi che oggi possiamo avere per un’ibrido. E’ chiaro che il peso delle batterie su una vettura come Urus è gestibile, mentre su una supersportiva diventerebbe una grandissima penalizzazione. Noi al momento stiamo considerando tutte le soluzioni tecnologiche possibili. Ma per ora non vediamo una Lamborghini ibrida se parliamo di supersportive».

Riteniamo che il DNA di una sportiva passi ancora oggi per il motore aspirato. Fino a quando i regolamenti ce lo consentiranno quindi noi rimarremo coerenti alla nostra filosofia

Siete uno dei pochi costruttori di supercar rimasto fedele all’aspirato anche sui nuovi prodotti. Per noi è un valore aggiunto, ma fino a quando ce la farete a resistere?

«Riteniamo che il DNA di una sportiva passi ancora oggi per il motore aspirato. Fino a quando i regolamenti ce lo consentiranno quindi noi rimarremo coerenti alla nostra filosofia. Sappiamo benissimo però che le omologazioni potrebbero anche obbligarci a cambiare strada. Ad oggi il nostro futuro è sull’aspirato, per il futuro vedremo quali soluzioni scegliere».

Ci sta dicendo che dobbiamo metterci nell’ottica di vedere una Lamborghini turbo in futuro?

«Dipenderà dai regolamenti, tutto può essere. Potremmo anche decidere di rimanere fedeli all’aspirato ma di abbinarlo all’ibrido. Un po’ come ha fatto Porsche con la 918 Spyder. Il turbo non è un must, è semplicemente una delle vie.».

 

Pubblicità