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Il 2022 sta per giungere al termine, e come spesso accade a un passo dall'anno nuovo si tende a "tirare le somme". Che nel mio caso significa farsi una piccola lista mentale di quali siano state le auto provate in questi 12 mesi capaci di lasciarmi un ricordo forte, qualunque sia la motivazione - spesso e volentieri per l'handling di guida, ma non esclusivamente.
Perciò ecco qui quella che secondo me può essere la TOP 5 delle auto che ho provato nel 2022, raccontandovele sul canale YouTube di AutoMoto.it, e che mi sono rimaste impresse ciascuna per motivi diversi.
Al numero cinque trova posto il Bulli, proprio in quanto Bulli. Mi spiego meglio: è un'elettrica basata sulla piattaforma modulare MEB del gruppo Volkswagen e condivide molto ad esempio con la ID.5, ma la ID.Buzz riesce a distinguersi proprio per quel carattere da van simpatico e pronto per i viaggi in compagnia di amici e/o familiari - specie nel momento in cui l'infrastruttura sarà capace al 100% di sostenere viaggi lunghi con l'alimentazione a batteria.
E in più, per me, è un bel ritorno di quello che era l'originale Bulli degli Anni '60. Certo, il "Transporter" esiste ancora anche in versione termica con motori a gasolio, ma nell'elettrico sa tanto di "novità" - un po' com'è stato l'originale a 23 vetri per la sua epoca, benché per motivi relativamente diversi in linea con il proprio periodo storico.
La BMW 320d Touring si merita di diritto la presenza nella mia personale TOP 5 per due motivi principali. Il primo è che si tratta di una macchina ottima sotto praticamente ogni punto di vista: si guida bene in termini di handling, offre molto spazio di bordo in questa variante di carrozzeria, è ricca di tecnologia all'avanguardia ed è molto parca nei consumi con il suo motore turbodiesel da 190 CV. Un equilibrio difficile da eguagliare per molti costruttori, soprattutto perché l'ibrido ancora non tiene testa al gasolio quando si tratta di lunghi viaggi autostradali.
E secondo, per una preferenza personale: la 320d in variante station wagon Touring infatti è una sorta di dimostrazione che per quanto i SUV possano essere comodi, utili e sfruttabili, è difficile possano raggiungere le capacità dinamiche di una familiare "vecchia scuola" a trazione posteriore che sa garantire praticamente la stessa sfruttabilità.
Una categoria di macchine che ho sempre apprezzato, qualunque fosse la loro provenienza nazionale o storica: le hatchback sportive. Fin dagli Anni '80 sono divenute note e amate fra gli appassionati, perché capaci di offrire le stesse comodità delle compatte tradizionali aggiungendo un motore ad alte prestazioni, su dimensioni e peso ridotti. La Volkswagen Golf 8 R è l'ottava raffigurazione di cosa significa quest'essenza, portata però al limite - anche oltre i numeri della ben più nota GTI - in una tradizione che dalla terza serie portava il nome "VR6", poi divenuto "R32" e oggi semplicemente "R".
Con l'ottava generazione poi arrivano tantissimi accorgimenti sul fronte dell'handling, portando questa compatta a cinque porte - nativa a trazione anteriore e resa integrale a motore trasversale dal sistema 4Motion - capace anche di derapare con i suoi 333 CV distribuiti sostanzialmente alla perfezione dal Torque Vectoring. Un affascinante passo in avanti risolutivo di un problema storicamente quasi sempre presente su queste macchine sin dagli Anni '80: il sottosterzo. Che finalmente diventa un ricordo.
Capisco di essere un po' di parte perché enormemente affezionato alla Mazda MX-5 in tutte le sue declinazioni, ma la Gorgona Cars NM Concept mi ha conquistato. Ho potuto provare questa vettura barchetta speedster in esemplare unico al mondo sul Circuito di Tazio Nuvolari, dove ho percepito un enorme connessione con quella che è da sempre la filosofia di base della Miata sin dal 1989.
Insomma, una NA che gode di tutta la meccanica della ND 2.0L Sport da 184 CV, senza servosterzo che fortifica enormemente la comunicazione fra le ruote e il pilota, su circa 800 kg di macchina a trazione posteriore e differenziale autobloccante, oltre alle gome semi-slick. Un divertimento assicurato.
Al primo posto, una berlina a quattro porte con un potente motore a 6 cilindri in linea, che si chiama "M" ma non "M3", e che secondo me merita anche più di quest'ultima per molti aspetti. Sto parlando della BMW M340i xDrive, che mi ha stupito per una lunga serie di motivi.
Il primo punto è, naturalmente, la capacità dinamica della macchina: abbiamo a disposizione un motore a benzina 3.0L a 6 cilindri in linea da 375 CV - merce sempre più rara nel'automotive, a causa del downsizing associato all'elettrificazione - su un'architettura per me imbattile, ovvero la disposizione a motore anteriore longitudinale e trazione posteriore. L'xDrive è presente di serie, ma è tarato in un modo tale da garantire una dinamica da vettura a 2 ruote motrici che solo in alcuni casi fa subentrare con forza la motricità anteriore, magari per riprendere un traverso ad angolo elevato o per la massima tenuta su tratti veloci e tortuosi a fondo sconnesso, in cui le sospensioni a controllo elettronico fanno una differenza abnorme.
Tutto ciò però si unisce ad una ricchissima dotazione tecnologica e ad una spiccata capacità di adattarsi anche ad un utilizzo meno impegnativo, come una "normale" Serie 3. Ed è proprio questo che me la fa, in un certo senso, preferire alla M3 dura e pura: la versatilità. Un momento prima si è comodamente seduti in 4 in macchina per andare a fare la spesa, e un momento dopo ci si sta divertendo fra le curve abbracciati dal pulitissimo ma sempre possente suono di un 3.000 a 6 cilindri in linea.
Fuori dalla TOP 5 vera e propria vi metto una prova su strada "bonus" che mi è rimasta impressa per quanto mi sono divertito, ma anche per quanto ho "imparato" in termini di transizione energetica. Solitamente le auto si provano una alla volta e non capita tutti i giorni di avere due "rivali" dello stesso marchio a disposizione una di fianco all'altra, per poter fare un confronto. Tantomeno se le auto in questione sono due sportive GT da oltre 600 CV.
Nello specifico, mi riferisco al confronto tra Audi RS 6 Avant e Audi RS e-tron GT, con la prima spinta da un 4.0L Biturbo V8 con 600 CV a disposizione e la seconda da motori elettrici sincroni a magneti permanenti capaci di erogare ben 646 CV. Non sono realmente paragonabili direttamente, già solo perché una è una station wagon e l'altra una GT, ma esprimono molto bene la filosofia performante delle Audi RS fra attualità e futuro. E poter confrontare questa evoluzione, per altro su delle bellissime strade italiane, è stato divertente, formativo e memorabile.