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Da avversari nelle trattative per il rinnovo dei contratti di lavoro, ad insoliti alleati a difesa del comparto automotive: quella di Roma è stata davvero una conferenza stampa inedita, per certi versi addirittura “storica“.
Sindacati e Federmeccanica insieme allo stesso tavolo: per una volta almeno, quelli abituati finora a guardarsi di traverso sono solidali e presentano un documento comune per affrontare l’emergenza del comparto automotive, mettendo a rischio 73.000 posti di lavoro su circa 250.000 occupati, oltre a chiedere un incontro diretto con il premier Draghi.
Una convocazione ufficiale a Palazzo Chigi, quindi, che in qualche modo suona come una solenne bocciatura per l'operato (?) del ministro Giorgetti: il titolare del Mise, infatti, è stato il convitato di pietra della conferenza stampa, la cui (in)azione a favore del settore ha creato una crisi di orticaria ai presenti, stante la loro mancata convocazione al recente tavolo di confronto con il quale il ministro leghista ha cercato in extremis di aggrapparsi per non scivolare sommerso dalle accuse di inedia ed mancanza di iniziative concrete di sostegno al comparto.
Federmeccanica, Fim, Fiom e Uilm chiedono che anche in Italia si attivi una politica industriale come quella portata avanti da anni in Francia e Germania, Paesi che si sono fatti trovare pronti alla rivoluzione elettrica.
La richiesta delle parti sociali è precisa: un fondo per la transizione, sostegno alla domanda per il rinnovamento del parco circolante (ricordando che nella scorsa legge di bilancio c’erano 400 milioni, in questa spariti), incentivazione all’offerta per ricerca, sviluppo e capacità produttiva, formule di partecipazione pubblica al capitale, meglio se attraverso Cassa Depositi e Prestiti, e misure di accompagnamento verso le transizione produttive, vale a dire ammortizzatori e prepensionamenti ad hoc.
Le sei pagine del documento, intitolato “Una prospettiva economica condivisa», sono state inviate a Mario Draghi insieme alla domanda di essere invitati a Palazzo: «Serve un intervento straordinario con risorse straordinarie - sottolinea Francesca Re David, segretaria generale della Fiom - L’Italia era il secondo produttore di auto in Europa, ora è l’ottavo. Le multinazionali come Bosch chiudono solo in Italia; negli altri paesi hanno investito. Nel Pnrr non c’è nulla sull’automotive e questo davvero non è accettabile».