La guerra è sporca: inquinamento alle stelle alle porte d'Europa

La guerra è sporca: inquinamento alle stelle alle porte d'Europa
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Mentre aziende e privati d’Europa si adoperano e si limitano anche, nei percorsi a medio termine di sostenibilità che toccano l’automotive, ogni giorno di guerra danneggia l’ambiente azzerando certi sforzi
30 giugno 2022

Riguardando i limiti alla circolazione in Italia per certe vetture del passato, con ben presente il noto termine 2035 dello stop alle termiche moderne in UE, sorge una riflessione. Non solo sul quanto si può trarre piacere di uso e guida a lungo termine, comprando una storica o anche una youngtimer oggi, ma anche su quanto beneficio ambientale ci sarà, realmente.

Già perché le dichiarazioni dell’uomo che ha avviato l’operazione militare in Ucraina, chiariscono limpidamente come questa “guerra” continuerà, per troppo tempo. Lo sappiamo che un solo giorno di guerra, danneggia l’ambiente in maniera pesante come poche altre azioni umane? Conosciamo le stime di emissioni nocive di mezzi e armamenti? Più facile dettagliare le virgole di miglioramenti incrementali per la sostenibilità aziendale, per “il grammo di Co2” all’anno limato usando il tal dettaglio interno di un’auto. Tutto alla lunga fa, certo, ma non sempre compensa quanto la guerra riesce a fare in un attimo, alle porte d’Europa.

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Non che sia facile, non che competa agli appassionati di auto, ma è giusto riflettere e dare una dimensione. Dove passa la guerra moderna, con il proprio inquinamento nemmeno ben quantificabile tra emissioni di ogni tipo e macerie, ci sono acque, terreni, relativi frutti e bestiame che restano compromessi nel tempo. Da sommare all’immediato esubero di consumi energetici da ogni fonte, per mandarla avanti la guerra.

La contaminazione sul fronte, di metalli o peggio armi chimiche, poi nel caso qualcuno la misurerà insieme alla parte di emissioni dei giorni di guerra e ai grandi danni (dove saltano per aria centrali, depositi di materiali nocivi o raffinerie). Dicono sia bonificabile la zona di guerra, certo, ma tutto ha un costo, ancora, ambientale, sociale ed economico.

Serve anche tempo, più di quanto ne abbiamo certe generazioni che la guerra la vivono. Ne sanno qualcosa in Francia, Belgio e Germania, anche se da noi non hanno molto eco certe situazioni dove vaste zone, non possono essere sfruttate per coltivazioni e allevamento a causa degli ordigni dispersi nelle precedenti guerre mondiali. Secondo il Gruppo ucraino per la conservazione della natura, già quasi metà delle terre naturali protette dell'Ucraina, ha subito danni per la guerra.

Quanto inquinano i mezzi militari

Non ci sono dati precisi divulgati, per quanto avviene sul fronte di guerra, con tanto di classe emissioni, ovvio. Ci si può però basare sui consumi dei veicoli militari noti dal passato recente: un carro armato leggero consuma circa 300 litri per 100 chilometri, immettendo almeno 600 kg di CO2 in atmosfera. Basandosi sui consumi di carburante, le stime dicono che certi aerei militari “bevono” almeno 10.000 litri/ora, ma altri (F15/F16) anche 16.000 litri/ora e più. Un elicottero Apache è stimato in 500 litri/ora. Vari mezzi di appoggio e logistica, sono stimati in 1 litro/km. Un mese di guerra, per come ci sono pervenuti dati da quelle recenti, porta quindi a emissioni di milioni di tonnellate di CO2: quanta ne deriva da un anno di vita in un capoluogo italiano, mediamente grande.

Una sola missione di un F35, con uso di tutto il carburante, si stima in almeno 21mila kg di anidride carbonica. Chi si è dedicato a fare i calcoli, da percorsi e missioni divulgate per la guerra irachena di inizio anni Novanta, sommando anche i volumi andati persi dai pozzi di petrolio bruciati, ha ottenuto risultati sbalorditivi: ogni giorno di guerra del Golfo consumava (senza filtro o abbattimento emissioni) il carburante che sarebbe bastato a fare un pieno per oltre un milione di auto.

Eccezioni internazionali

Leggendo tra i dati sottostimati del CEOBS (Conflict and Environment Observatory, che non può comunque accedere a tutte le informazioni militari dei governi) ci si spaventa della dimensione di inquinamento della guerra, rispetto ai nostri comunque giusti sforzi di tutelare l’ambiente in città, o in auto.

Elementi come uranio impoverito, piombo, rame, zinco, arsenico, solventi, esplosivi e nitro aromatici, restano dispersi. Persino residui inutilizzati di iprite, pericolosissimo gas in uso da un secolo e chissà cos’altro inventato più recentemente. Dal governo ucraino si è sentito parlare di lunghi anni dovuti per disinnescare ordigni inesplosi, a fine guerra. Con necessario supporto internazionale, chiesto ma senza dettagliare altro come la percentuale di fallimento delle proprie armi (pare il 5%) e il tempo necessario (pare decenni). L’inquinamento è garantito, per via delle sostanze usate negli ordigni, di quelle chimiche e degli idrocarburi che circolano bombardando depositi e impianti, o peggio, dalle varie centrali nucleari ucraine. E non entriamo nell’ambito dell’eco-sistema faunistico.

Il fatto che la guerra attuale coinvolga eserciti non prettamente NATO, ci può far credere che siano “loro” quelli peggiori per l’ambiente, ma solo negli anni futuri l’alleanza militare dei 30 membri ridurrà per davvero le emissioni (45% entro 2030). Anche perché le emissioni militari di gas serra, non sono conteggiate nei trattati internazionali sul clima. Intanto gli eserciti, le marine e le forze aeree possono consumare combustibili fossili, godendo dello stato di eccezionalità rispetto alle norme ambientali per settori come l’automotive.

Giusto così, per la sicurezza, forse, ma la pratica poi è spesso incontrollabile. Intanto gli automobilisti amanti del vecchio ferro, magari ben tenuto a proprie spese e fatiche, si devono limitare sempre più e se magari entrano in certe vie, piove subito la multa. Qui, a fronte del dramma incalcolabile per Ucraina e dintorni, credete che qualcuno verrà sanzionato personalmente per crimine ambientale?

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