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La storia è sempre la stessa, da millenni: un popolo che vive nell'indigenza, o quasi, e che non sa di essere seduto su un'enorme ricchezza, nascosta nel ventre delle sue terre.
Nel nostro caso, non miniere d'oro, ma di litio, minerale forse oggi ancor più prezioso e capace di mutare il destino economico di una nazione.
Ed allora arriva lo straniero, che per un piatto di lenticchie si accaparra i diritti estrattivi e macina profitti, mentre gli abitanti del luogo restano nella miseria.
È successo ovunque, dall'Asia all'Africa all'America, ed ancora accade: oggi, tra le rocce argillose della Sierra Madre in Messico, un minuscolo agglomerato di case di pietra, abitate da pastori e contadini in lotta perenne contro la siccità, è diventato all'improvviso epicentro di una battaglia politica ed economica che contrappone Messico e Cina.
Il nome di Bacadéhuachi sulle carte geografiche neppure è riportato, eppure è in questo lembo di terra riarsa dal sole e flagellata dal vento che si gioca una partita cruciale: il presidente messicano Lopez Obrador ha annunciato che sarà un'azienda statale ad estrarre il prezioso litio, già detto da molti “oro bianco“ in opposizione a quello nero, minerale strategico per la produzione delle batterie per le auto elettriche, minacciando così di togliere la concessione alla Gangfeng, colosso minerario di Pechino.
In palio c'è un vero tesoro, ben 3,5 milioni di tonnellate di litio, vale a dire oltre quaranta volte la quantità consumata in tutto il mondo nel 2019.
Con uno dei maggiori giacimenti del pianeta, il Messico è nel "triangolo magico del litio", con Bolivia, maggior produttore mondiale, Cile e Argentina.
Il valore del metallo sui mercati internazionali continua a crescere: indispensabile per le batterie delle vetture elettriche, è arrivato alla quota record di 35.000 dollari alla tonnellata, con un trend definito inarrestabile dagli analisti almeno per i prossimi venti anni.
Si capisce quindi quale sia la portata del braccio di ferro di Obrador: «Vogliamo creare un’impresa messicana per il litio: non vogliamo diventare terreno di contesa di tra le grandi potenze, ma disporre di una risorsa del nostro popolo».
Il presidente non sembra spaventato né dall'apertura del processo di nazionalizzazione dell'estrazione, che potrebbe essere molto oneroso dovendo abrogare una concessione regolarmente rilasciata da amministrazioni precedenti, e quindi con un programma risarcitorio molto importante, e neppure dalla evidente mancanza di capacità tecniche necessarie per l’estrazione del metallo.
Ma la storia insegna che Davide può battere Golia...