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C.V.D. veniva scritto su alcune lavagne del liceo, per evidente dimostrazione di quanto teorizzato a livello matematico o scientifico prima di procedere con formule, dati e conti finali. Beh, parlando dello schifo che è il momento per il mondo industriale e sociale, nel caso specifico limitandoci all’auto e chi ci lavora, “incredibilmente” nessuno scossone è avvenuto in Cina nel 2020. Come Volevasi Dimostrare, nel Paese che ci ha fatto conoscere la peste universale del 2020 di nome Covid19, il mercato automobilistico chiuderà l’annata con volumi non distanti dall’anno precedente. È una notizia? Per i quotidiani generalisti politicizzati sì, dire e ridire titolando forte quanto i cinesi si arricchiscono con auto elettriche che noi ancora non “capiamo” abbastanza, o per cui non siamo pronti.
Per chi scrive e per i competenti lettori di automoto.it no. Qui lo descriviamo da anni il mondo cinese dell’auto, con le sue peculiarità che lo rendono molto distante dai nostri mercati. Purtroppo in qualche maniera ci sono correlazioni, nostre nuove dipendenze un tempo impensabili, ma le condizioni sono talmente diverse che sarebbe anomalo vedere tendenze identiche tra noi e loro.
Il settore auto in Cina perde molto meno che in Europa, ok. Le nuove auto a batteria, che loro fanno gradualmente sempre meglio, questo va ammesso, fanno sviluppare una filiera locale che non solo arricchisce i maggiori imprenditori e le società che ci hanno investito, ma anche lo Stato (che coordina tutto, ecco una differenza) e in minor parte chi ci lavora. Però la Cina dell’auto non è una scoperta 2020, da decenni i colossi europei hanno provato a investire e penetrare, vecchia Fiat inclusa. Ora, complice la pandemia che loro hanno conosciuto prima e gestito meglio, qualcuno scopre che i numeri buoni in mezzo alla tempesta li hanno fatti internamente con vantaggi solo interni. È così per questioni di regole, di imposizioni, se vogliamo dirlo anche di minore libertà, che per certi aspetti non si rivela un tremendo male.
In Cina ci investe e produce anche Tesla. L’idolo di molti e profeta assoluto dell’auto elettrica Elon Musk non ha sbagliato, contando a tutto novembre i numeri di un mercato auto locale con crescita costante da otto mesi, dove le sue i suoi vari modelli sono sul podio dei gradimenti. Quando in Europa ci si spaventava per la pandemia, in Cina riaccendevano i motori pronti a ingranare la prima. A fine anno le stime sono di perdita vicina al 30% nel mercato auto in Europa e volume invece quasi identico al 2019 in Cina (solo a novembre + 11%).
Tornando ai titoli che mettono l’auto elettrica in uso alla propaganda politica, facciamoci una domanda. Pur controllato dal governo nei generi e nei numeri, con che soldi il mercato dell’auto è alimentato nelle sue crescenti vendite 2020? Se gli italiani si lamentano per impossibilità di lavorare a pieno, elemosinando misure tampone come i ristori o incentivi per sviluppare nuove attività, in Cina dallo scorso inverno ci vendono "bene" parecchie cose. Esportano ovunque e in quantità elevate attrezzature mediche, dispositivi di protezione, medicinali stessi i cui prezzi, con l’aumento esponenziale della domanda per la pandemia, possono salire incrementando ricavi e guadagni di una nazione con il PIL che torna a galoppare.
Grazie proprio a quell’export cinese che molti reazionari da noi, con marzo e aprile si erano detti non gradire più, assolutamente. Trovando consensi popolari, a parole, ma con i bisogni inaspettati molte teorie puriste sono difficili da dimostrare, nei fatti.