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Quando Ferrari ha concepito l'F80, la visione iniziale sembrava puntare a un’auto dedicata esclusivamente al guidatore, come ha raccontato il capo designer Flavio Manzoni. La casa di Maranello aveva considerato seriamente l'idea di creare una supercar a posto singolo, con proporzioni estreme e una carrozzeria che enfatizzasse al massimo l’agilità e l’essenza sportiva del veicolo. Tuttavia, la versione finale ha incluso un secondo posto, anche se definire quello del passeggero un vero sedile è quasi esagerato.
Manzoni ha spiegato che, nonostante la scelta di mantenere una configurazione a due posti, l’obiettivo era ottenere un'auto che offrisse comunque "l'effetto di una monoseater". Guardando l’interno dell’F80, risulta evidente che Ferrari ha privilegiato il pilota in tutto: ogni dettaglio è pensato per esaltare chi è al volante, mentre il sedile del passeggero è ridotto a una panca essenziale, quasi nascosta nell’abitacolo rivestito in scuro. Non ci sono concessioni al comfort, nemmeno un poggiatesta dedicato, creando un contrasto netto con le attenzioni riservate al guidatore.
Questa scelta progettuale rappresenta una svolta audace. Il sedile del passeggero, più simile a un angolo di emergenza che a un posto tradizionale, fa capire subito che l'F80 è un'auto per chi vuole l’esperienza di guida più pura possibile. Ferrari ha voluto creare una supercar in cui il passeggero è semplicemente "ospite" di un’esperienza pensata interamente per chi siede al volante. Come nel caso della McLaren F1, che nel suo interno disponeva di sedili secondari spartani, Ferrari ha spinto il concetto ancora oltre, trasformando il posto del passeggero quasi in una postazione simbolica.