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Se non ci fosse stata la gaffe di Spike Lee a farle ombra suo malgrado, sarebbe stata lei, la Cadillac che diventa l’amante della protagonista di Titane, il film vincitore della Palma d'Oro, a meritare le luci più intense della ribalta.
Proprio lei. Con le sue fiamme tatuate sul cofano e le sue cinture di sicurezza logore che la protagonista, Alexia, usa per le sue perfomance sadomaso, è davvero la personificazione di qualcosa di importante.
Ma attenzione, qustol qualcosa non è la parafilia, cioè il filone del fetish che spinge un individuo a desiderare come proprio partner sessuale un oggetto (un’auto, nella fattispecie, meccanofilia nell’accezione più corretta in questa sede di ragionamento).
Potrebbe sembrare, e invece c'entra nulla. Così come non ha senso tirare troppo in mezzo J. G. Ballard, il suo romanzo Crash e l’omonimo film di David Cronenberg.
Quel che ci vediamo noi è una invece metafora meno trascendente, tanto diretta quanto involontaria di quel sta accadendo in questi giorni, con quel documento ufficiale che ha fissato al 2035 la fine del motore endotermico e di tutti i suoi annessi e connessi, e di cui la vecchia auto americana è facilmente elevabile a emblema antagonista.
Ok, non sarà una supercar - categoria per le quali più voci anche autorevoli e inattese chiedono una deroga e un salvacondotto - eppure quella Cadillac per noi è già un’icona, ancora più adatta di una ferrari o di una lamborghini, a testimoniare il passaggio da un’attrazione non corrisposta come quella per un oggetto, all’amore nella sua accezione più vera, che Julia Ducournau ha voluto coronare con l’atto, forse ancora più estremo della stessa meccanofilia, ben descritto dal "gaffeur per una notte" di cui sopra, che poi ha dichiarato: "Ho visto tanti film in vita mia, ma Titane è il primo film in cui una Cadillac mette incinta una donna: c’è del genio e della follia, due cose che amo in questo lavoro”.
Ecco, a noi quella Cadillac piace immaginarla così, come la manifestazione ricambiata dell'amore e della passione per un oggetto che per come è stato nei suoi decenni di storia, non merita un oblìo così repentino.
Che non merita un oblìo.