L’impatto della 24 ore più dura del mondo su cose, persone e automobili

L’impatto della 24 ore più dura del mondo su cose, persone e automobili
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Per provare a dimostrare quanto possa essere intensa e violenta una gara di 24 Ore sul circuito del Nürburgring ci siamo infiltrati all’interno della Falken Motorsports, una delle squadre di punta che prende parte, da tantissimi anni, alla competizione nei boschi dell’Eifel. E, da questo punto di vista privilegiato, abbiamo cercato di raccontarvi tutta l’intensità di questa folle corsa attraverso la forza delle immagini, immortalando una serie di soggetti alla partenza e dopo il traguardo. Il risultato vale più di mille parole
30 maggio 2023

Potremmo raccontare tante cose della 24 Ore del Nürburgring. Potremmo soffermarci su quanto sia impressionante e, allo stesso tempo, spettacolare. Su quanto possa apparire pericolosa, a volte infinita e sempre insidiosa. Potremmo dirvi che è una delle gare più dure del mondo, forse la più folle in assoluto. Dove le micidiali GT3 di ultima generazione - mezzi del calibro di Ferrari, Porsche, Lamborghini - si ritrovano in pista con una Opel Manta B degli anni ‘80, una Dacia Logan (non è un modo di dire, esiste davvero una variante da corsa) e un manipolo di Volkswagen Golf. Potremmo provare a spiegare i motivi per cui una gara come questa andrebbe vista almeno una volta nella vita. Perché al Nürburgring riesci a trovare finalmente un posto nel mondo e a dare un senso alla passione, se sei uno di quelli che si volta ancora quando passa un’auto che un suono lo fa.  

Facile passare ad Hatzenbach di giorno. Provateci di notte
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La Nordschleife non è solo un luogo magico, ma quasi sacrale. Una vera meta di pellegrinaggio, dove nessuno mai ti guarderà storto perché passi le ore a parlare di quanto sia insuperabile il motore 2JZ della Toyota. Oppure del perché rimpiangi l’età dell’oro in cui gli allestimenti BMW si chiamavano Eletta, Futura e Attiva e quelli Volkswagen Trendline, Comfortline e Highline. Mai come in questo periodo, del resto, viviamo un’epoca di smarrimento, dove non possiamo più contare nemmeno su quelle certezze che credevamo scolpite nella pietra per l’eternità. Ma state tranquilli, non è tutto perduto: nonostante le apparenze non siamo rimasti così in pochi e, almeno da un punto di vista teorico, non dovremmo nemmeno essere in via d'estinzione se le leggi dei numeri hanno ancora un valore. Quest’anno, del resto, più di 235.000 persone hanno scelto di raggiungere la Nordschleife per renderle omaggio solenne durante l’evento più importante della stagione. Roba che in Italia non si vede nemmeno al concerto dei Negramaro.

Quando una VW Golf TCR decide di calarsi negli Inferi esce più o meno così
Quando una VW Golf TCR decide di calarsi negli Inferi esce più o meno così

Per cercare di trasmettervi la potenza emotiva che scatena la 24 Ore Nürburgring potremmo anche dirvi che non esiste niente di simile nel mondo. Assistere a questo evento significa, in un certo senso, tornare indietro nel tempo, quando le corse erano più genuine, meno filtrate dai regolamenti, sicuramente, quindi, anche più pericolose. Se non ci credete considerate che delle 131 auto presenti alla partenza soltanto 88 sono riuscite a tagliare il traguardo. Significa che ci sono stati più di 40 ritiri tra guasti, incidenti, imprevisti e sportellate di varia natura. È quello che accade quando metti una infinità di auto da corsa, tutte diverse tra loro per tipologia, potenza e dimensioni, sul tracciato più tecnico e imprevedibile del pianeta. Un mix letale che costringe i piloti a effettuare continui sorpassi e controsorpassi, ma soprattutto una miriade di subdoli doppiaggi (vi lascio qui il video con gli highlights della corsa se vi va buttateci l’occhio, non dovreste rimanere delusi). Potremmo dirvi ancora una infinità di cose su questa gara leggendaria. Ma anche se riuscissimo nell’utopica impresa di elencarvele tutte, dall’inizio alla fine, non riusciremmo comunque a trasmettervi, fino in fondo, lo spirito di questa corsa automobilistica.

Florian Wallbrück, meccanico Falken Motorsports prima e dopo la gara
Florian Wallbrück, meccanico Falken Motorsports prima e dopo la gara

Così abbiamo pensato di infiltrarci per 24 ore all’interno della Falken Motorsports, una delle squadre di punta che prende parte, da tantissimi anni, alle competizioni nei boschi dell’Eifel. Abbiamo avuto modo di stare nei box delle squadra dove ingegneri, tecnici e meccanici si sono presi cura senza sosta delle due incantevoli Porsche 911 GT3 R 992. E, da questo punto di vista privilegiato, abbiamo cercato di raccontarvi tutta l’intensità di questa corsa attraverso la forza delle immagini. Dopo aver selezionato una serie di soggetti significativi - auto, piloti, meccanici, ingegneri, oggetti - abbiamo cercato di immortalarli, non senza qualche difficoltà considerando la complessità di questi momenti, alla partenza e dopo il traguardo. Il confronto tra i due scatti è piuttosto esaustivo e, in molti casi, più efficace di mille parole. Dai volti, dalle espressioni, dalle condizioni della pelle e dei capelli, ma anche dallo stato di conservazione di paraurti, pneumatici e parabrezza traspare tutta l’unicità e l’intensità di una gara unica nel suo genere.

Un parafango in carbonio della 911 GT3 R 992 della Falken prima e dopo la cura di bellezza "Nordschleife"
Un parafango in carbonio della 911 GT3 R 992 della Falken prima e dopo la cura di bellezza "Nordschleife"

Per la cronaca la Porsche 911 numero 44 della Falken Motorsports ha chiuso in decima posizione assoluta, dopo essere rimasta tra la terza e la quarta posizione fino a mezzanotte. Un contatto, durante un doppiaggio, con un conseguente testacoda che ha richiesto un extra stop ai box per riparare i danni, ha vanificato qualsiasi speranza di ottenere il podio. L’altra “neun-elf”, la numero 33, invece, si è ritirata alle 3:30 di mattina, dopo un contatto - ça va sans dire - in fase di doppiaggio che l’ha spedita contro le barriere. Ma si sa, questa è la 24 Ore. Una roulette russa dove le chance di vittoria sono sempre appese a un filo, dove basta un attimo per ribaltare la situazione e dove tutti - almeno nella classe regina (SP 9 Pro) - hanno le stesse possibilità di ottenere la vittoria assoluta finale. Insomma si sa sempre come inizia questa gara, ma mai come andrà a finire, troppe le variabili in gioco. Lo dimostra la vittoria, per certi aspetti inaspettata, della Ferrari 296 GT3 di Frikadelli Racing che, peraltro, ci ha regalato un'altra bellissima storia al profumo di Eifel.

Una gomma slick prima e dopo aver regalato tonnellate di grip sulle 170 curve dell'Inferno Verde
Una gomma slick prima e dopo aver regalato tonnellate di grip sulle 170 curve dell'Inferno Verde

Onore comunque alla perseveranza, molto giappo-teutonica, della squadra verde acqua. Che, dal 1999, prende parte alla 24 Ore più folle del mondo con l’obiettivo di sviluppare tecnologie e mescole da trasferire poi, direttamente, sulla propria gamma di pneumatici stradali ad alte prestazioni. Insomma alla Falken non sono di quelli che mettono due adesivi su una macchina da corsa tanto per fare un po’ di scena e poi si chiudono in laboratorio a sviluppare mescole attraverso modelli di progettazione 3D, formule chimiche e algoritmi studiati a tavolino. I giapponesi si sporcano per davvero - anche letteralmente - le mani con le competizioni, così da raccogliere dati e tecnologie da trasferire poi sul prodotto di serie, in un processo di travaso continuo, prolifico e reale. Una notizia in un mondo in cui i costruttori di pneumatici spuntano come funghi, ma dove, al tempo stesso, soltanto pochi possono fregiarsi di investire cifre astronomiche (giusto per darvi un parametro: una 911 GT3 R costa 570.000 $, la Falken ne ha due...) nel motorsport. Del resto se vuoi ottenere le gomme più performanti possibili l'unica strada rimangono ancora oggi le care, vecchie competizioni. Con buona pace di simulatori, modelli virtuali e di ben più convenienti scorciatoie.

Qui sotto la gallery completa con le immagini "prima e dopo" 

Foto: https://ledapaleari.eu/


 

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