L'auto è una religione e il Giappone lo dimostra

L'auto è una religione e il Giappone lo dimostra
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Una cerimonia religiosa per evitare gli incidenti stradali, con la partecipazione nientemeno che di Akio Toyoda: benvenuti in Giappone, dove l'auto è uno spirito divino
21 agosto 2024

Lo scorso 18 luglio, i leader delle società che formano il gruppo Toyota e decine di addetti del colosso giapponese hanno partecipato ad un particolare evento che non ha eguali al mondo: un festival estivo andato in scena presso il tempio buddista di Shoko-ji. Siamo nella città di Chino, prefettura di Nagano, Giappone centrale. Sapete perché i top manager di Toyota e i funzionari hanno pregato? No, non si tratta di incentivi statali per le auto oppure sostegni alla cassa integrazione, ma per auspicare “zero incidenti stradali” e maggiore sicurezza alla guida.

Un rito che che si tiene ogni anno a partire dal 1970: il 17 e 18 luglio i capi dell'azienda si riuniscono alle pendici del monte Tateshina, sulle rive del lago omonimo, in un'area famosa per i suoi ciliegi in fiore. Qui sorge il citato tempio Shoko-ji, un luogo di preghiera dedicato alla sicurezza di tutti gli automobilisti alla cui realizzazione ha contribuito in maniera decisiva Toyota. I presenti, compreso il presidente del gruppo Akio Toyoda, commemorano annualmente coloro che sono morti negli incidenti stradali e offrono preghiere per far sì che non si verifichino più episodi del genere. Avete mai sentito qualcosa di simile in Europa?

L'auto come parte della natura dell'uomo

Il legame che unisce il Giappone alle macchine, intese non solo come automobili ma tutti i mezzi meccanici, è unico nel suo genere e affonda le radici nella cultura di questo Paese. Già, perché per i giapponesi il pc, la tv o anche l'auto, non sono prodotti inanimati, bensì oggetti della natura, alla stregua di una roccia o un albero, e come tali fanno parte dell'essere umano. Rientrano in quella tendenza che, ormai da oltre mezzo secolo ha pervaso il Giappone: automatizzare ogni frammento della società, o meglio ancora, della psiche dei cittadini. C'è chi dice che sia la religione shintoista locale, un misto di animismo e panteismo, ad aver spinto gli abitanti della nazione nipponica a rispettare e contemplare gli spiriti della natura, macchine comprese. Come ha ben spiegato il sociologo Volker Grassmuck, i giapponesi si sentono più a casa tra monitor e microchip che non in mezzo ai loro simili. Nessuno, meglio di loro, è in grado di cavalcare l'onda dell'inanimismo, e cioè la mescolanza di tecnologia e umanità evocata da Karl Taro Greenfeld, autore di numerosi libri sul Giappone moderno.

A questo punto non è una coincidenza se in questo Paese esistono videogiochi che insegnano ad allevare un bambino, prepararsi ad un appuntamento romantico, far arrivare un treno in orario. Tutto è natura. Anche un automobile. E la conferma arriva dalla curiosa storiella del tempio di Shoko-ji. Nel 1970, l'allora presidente delle vendite Toyota Motor, Shotaro Kamiya, invitava le società di vendita di tutto il Paese a confortare gli spiriti di coloro che erano morti in incidenti stradali e a pregare per il rapido recupero dei feriti e per azzerare simili episodi. È nato per questo il tempio di Nagano.

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Il tempio Shoko-ji dedicato alla sicurezza degli automobilisti
Il tempio Shoko-ji dedicato alla sicurezza degli automobilisti

L'auto non deve fare paura

In quegli anni, grazie alla forte crescita economica del Sol Levante, il numero di automobili in circolazione in Giappone aumentava di 2 milioni all'anno. Proprio nel 1970, il numero delle vittime causate dagli incidenti stradali era di 16.765 e il numero dei feriti 981.096: una enormità e un doppio problema sociale che preoccupava le autorità. Ogni volta che si verificava un incidente, la gente cominciava a pensare che le automobili fossero un male. Successivamente, con il miglioramento della tecnologia automobilistica e delle infrastrutture sociali, nonché per via della maggiore diffusione delle leggi e delle regole del traffico, il numero di incidenti stradali diminuì e così fecero i timori per l'auto. Oggi nel tempio di Shoko-ji, si ricordano tutte le vittime e a farlo sono coloro che in fin dei conti si ritengono i "responsabili" della sicurezza sulle strade. La maggior consapevolezza sta dando i risultati sperati: nel 2023 (chissà, forse anche per intervento degli dei) il numero dei morti si è ridotto a sole 2.678 vittime. Ma si profila un altro pericolo: come in Europa, sono in forte aumento i morti e feriti gravi per collisioni con biciclette, monopattini e pedoni, che rappresenta il 4,9% del totale nel 2023.

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