L'ASI risponde ai commenti: «Se torna il bollo non è colpa nostra. Anzi!» [video]

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Roberto Loi, Presidente dell'Asi, risponde in una video-intervista alle domande, alle accuse e alle perplessità dei nostri lettori, in merito alla prevista reintroduzione del bollo per i veicoli storici fino a 30 anni
24 ottobre 2014

 

Padova - Ad Auto e Moto d'Epoca abbiamo incontrato Roberto Loi, Presidente dell'Asi. L'occasione ideale per parlare del successo della manifestazione, ma soprattutto della prevista reintroduzione del bollo per i veicoli storici fino a 30 anni, che ha scatenato una scia di polemiche, domande e perplessità tra i nostri lettori.

 

Ecco i punti principali su cui si incardina la presa di posizione dell'Asi, emersi nel corso della nostra video-intervista.

L'ASI  risponde ai nostri lettori

1) Lo Stato italiano ha voluto per primo salvaguardare le auto storiche, riconoscendone il valore intrinseco e sgravandole da particolari oneri fiscali. E ha stabilito tutto quanto per legge. Ora non si capisce davvero perché voglia rimettere tutto in discussione, dal momento che non deriverebbero vantaggi in termini di entrate, ma solo grossi svantaggi.


2) I veicoli che non pagano il bollo perché iscritti all'ASI oggi sono 501.000 e non 4-5 milioni come hanno comunicato alcune testate giornalistiche disinformate. Di questi “solo”350.000 sono quelli tra i 20 e i 30 anni d'età.


3) Se venisse reintrodotto il bollo per le storiche dai 20 ai 30 anni lo Stato andrebbe incontro ad un danno economico enorme. Moltissime auto storiche infatti verrebbero demolite e con loro scomparirebbe il giro d'affari consistente che ruota intorno ad ogni mezzo d'epoca (manutenzione, revisioni, restauro, ecc.,).


4) Non è possibile salvare lo Stato e impoverire la Nazione, dicendo addio ad un patrimonio storico-culturale inestimabile solo per ricavare entrate trascurabili su un bilancio statale.


5) Togliere la passione ai cittadini è la cosa peggiore di cui si può macchiare uno Stato.


6) Realizzare una lista chiusa di veicoli (Come vorrebbe fare Aci Storico, ndr), che stabilisce i modelli che possono diventare storici non è la soluzione per due motivi:
a) non lo prevede la legge.

b) senza la certificazione sul singolo mezzo (quella che invece fa oggi l'Asi) sarebbero diventati storici molti più veicoli rispetto a quelli che abbiamo oggi. Il nostro operato non ha peggiorato la situazione, anzi, ha limitato il numero di veicoli storici!


7) Corte di Cassazione e Corte Costituzionale hanno dato più volte ragione all'Asi sul metodo di certificazione.

Cosa propone l'Asi?

Evitare di reintrodurre il bollo secondo l'Asi è possibile. Basterebbe defiscalizzare parzialmente i lavori di restauro sui veicoli storici. In questo modo scomparirebbe l'enome “nero” che esiste oggi e si potrebbero recuperare risorse molto superiori ai miseri 7,5 milioni previsti dalla reintroduzione del bollo (fino a 170 milioni secondo Asi). 

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