Jost Capito, dalla Dakar al dominio Volkswagen nel WRC

Jost Capito, dalla Dakar al dominio Volkswagen nel WRC
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Quando si parla di auto veloci, il Direttore di Volkswagen Motorsport è una “macchina” da guerra. Ma Jost Capito ha dimostrato di non essere soltanto un “tecnico” di talento. Per vincere ci vuole anche qualcos’altro | <i>P. Batini</i>
27 maggio 2015

Buongiorno signor Capito…
«Ma quella Giacca che indossa… Brema. Esiste ancora? Il mio primo abbigliamento quando facevo l’Enduro negli anni ’70. Devo avere ancora delle foto con quella tuta da gara. Metà in pelle e metà in tessuto. Ho fatto Enduro e Motocross…»

 

E allora, visto che parliamo d’altro, mi tolga subito una curiosità: è lei il Capito che, insieme a un altro… Capito, ha fatto anche la Dakar?
«Yes!»

 

Quando?
«Proprio così, ho partecipato alla Dakar dal 1983 al 1986. E per dirla tutta, nel 1985, io e mio padre Karl-Friedrich abbiamo vinto la settima Parigi-Algeri-Dakar con un camion Mercedes Unimog.

 

Grazie, non può sapere per quanto tempo ho cercato, invano, notizie sui due Capito della Dakar, ed eccone uno qui, davanti a me, quello giusto. Fantastico. Grande! Bene, penso che ci possiamo dare del “tu”, e tornare all’argomento dell’incontro. Adesso dirigi il più forte Team del Mondiale WRC, e quando si parla di Volkswagen ci si sente dire che hanno la macchina più performante, affidabile e competitiva, i migliori Piloti. La macchina ha qualcosa di più, chi la guida qualcosa di più. Insomma, allora vuol dire che anche chi guida la Squadra, il “boss” può avere qualcosa di più? Quali ritieni che siano le tue migliori qualità al riguardo?

«Bisognerebbe che lo chiedessi alla gente che dice questo…»

capito capito dakar
La coppia Capito-Capito alla Dakar

 

No, la gente parla solo di Jost Capito, indica sempre Jost Capito. È proprio per questo che ho deciso di porre la domanda al diretto interessato…
«E va bene. La prima risposta è che mi piace lavorare con la gente. Mi piace lavorare con la gente a cui piace lavorare e mi piace lavorare in un Team. Mi piace molto dare alla gente che lavora con me delle responsabilità e sì, mi piace dar loro l’autorità di averne. Direi che mi piace lasciar fare il proprio lavoro e dare tutto il supporto perché il lavoro possa essere fatto, e fatto bene, senza dire a ciascuno tutto quello che deve fare».

 

È una formula magica?
«È la fiducia!»

 

Quale è il punto di forza del Team Volkswagen?
«Direi che il punto di Forza della mia Squadra è nel fatto di non avere… punti deboli. È nello spirito. Tutti sono pronti a offrire il proprio supporto a tutti gli elementi del Team, tutti si aiutano a vicenda, e così nella Squadra non ci sono più debolezze».

Avere abbastanza denaro non significa affatto arrivare automaticamente al successo

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Ma molti pensano che la forza della Squadra sia prima di tutto nei soldi. Pensi, come Luis Moya, che il segreto sia spendere bene?
 «Io credo che nel Motorsport non si possa comprare il successo. Lo si è visto in molto casi che è una cosa che non si può comprare. Ci può essere bisogno di denaro per ottenerlo, e altrimenti potresti non avere i mezzi per raggiungere l’affermazione. Ma una cosa è certa: avere abbastanza denaro non significa affatto arrivare automaticamente al successo».

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Jost Capito insieme al giovane pilota Andreas Mikkelsen

 

Per quanto tempo ritenete di rimanere competitivi?
«Quando sono arrivato al Team, il piano era quello di arrivare a ottenere qualche podio entro la fine della prima stagione, di vincere qualche Rally l’anno successivo e di conquistare il Mondiale quest’anno. Adesso l’obiettivo è quello di riuscire a mantenere la leadership il più a lungo possibile».

 

Il miglior Team ha anche i migliori Piloti?
«Credo che siano tutti Piloti diversi, e allo stesso tempo tutti allo stesso livello. Ancora, non è una questione di valore dei singoli Piloti, ma dell’intero Team».

 

Dovesse esserci la necessità, sei il tipo da ordini di scuderia?
«In linea di principio tutti i Piloti sono sempre liberi di fare la loro corsa. Sì. Bisogna tuttavia ricordare che i Piloti corrono con Volkswagen per Volkswagen. Se si dovesse creare una situazione critica nella quale è in gioco il Titolo Costruttori, allora, se ce ne fosse la necessità, quello sarebbe il momento di imporre un gioco di squadra. Ma finché non si verifica un caso del genere, i Piloti sono “liberi”».

Credo che nel Motorsport non si possa comprare il successo

 

La Squadra Perfetta, ma con due sbagli: Germania, mai vinto, e Argentina, problema tecnico. Quale è stato il peggiore?
«Non aver vinto in Germania è una cosa che indubbiamente ferisce, perché è il Rally di Casa, mentre in Argentina tutto sembrava poter andare per il meglio quando è intervenuto il guasto a un componente di un fornitore esterno. Anche questa è una cosa che ferisce, ma in quel caso non avevamo fatto niente di sbagliato. È una cosa che può succedere, ed è successa, in Germania è stato un errore».

 

Dunque è in programma un Rally di Germania speciale o lo affronterete sul vostro standard?
«Ho ottenuto dai Piloti che promettessero al mio “Boss” di non commettere alcun errore. Questo è certo!»

 

Grazie Mille
«Grazie a voi… ma… quella giacca…»

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