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Si dice pronto a volare in Germania, per discutere con BMW, ma anche a boicottarne i prodotti, per far valere a pieno i diritti degli afro-americani. Ha fatto parlare di se anche nel mondo dell’auto di recente, Jackson. Il motivo? Sarebbero meno del 2% i proprietari afro-americani di rivendite BMW negli USA, secondo una analisi dello scorso anno che mette circa sullo stesso livello anche gli ispanici e gli asiatici.
Dopo la grande crisi del settore auto americano, questi numeri andati a picco non si sarebbero mai ripresi, al contrario delle vendite dove anche per auto di segmenti superiori, una percentuale maggiore è rappresentata dalle medesime minoranze, quali clienti. Durante l’ultimo Rainbow PUSH Global Automotive Summit si è parlato anche di questo nello specifico, o almeno è l’argomento forse più polemico uscito, ma sull’istante BMW non ha risposto direttamente, pur facendo notare come da anni sia attiva nella tutela delle diversità, molto sentita negli States, prendendo parte alla National Association of Minority Automobile Dealers.
Ovviamente il tema sostenuto da Jackson, che dice di non cercare generosità ma reciprocità, non riguarda solo le rivendite auto, ma l’intera filiera includendo i Carmaker stessi come punta di un iceberg. Non ci sarebbero afro-americani nel top management BMW, ma soprattutto la Casa non avrebbe comunicato con trasparenza i propri dati in tempo utile per il Rainbow PUSH diversity survey, mentre alla luce dello stesso tra i marchi meglio valutati negli USA dalle organizzazioni che tutelano minoranze, seguendo progetti per eliminare le diversità, ci sono Ford, Toyota, General Motors, Nissan e Hyundai.