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Verona - In occasione di Automotive Dealer Day 2014, abbiamo avuto la possiblità di parlare con Shahram Izadi, Principal Researcher presso il Microsoft Research di Cambridge (Gran Bretagna), che ci ha spiegato come le tecnologie 3D interattive, su cui sta lavorando il colosso informatico, sono destinate a rivoluzionare non solo il mondo dei computer, ma anche la vita a bordo delle automobili.
Quando nasce Microsoft Reaserach e di che cosa si tratta?
«Microsoft Research é una divisione nata nel 1989 a Redmond (Washington, Usa) che poi si è ampliata in tutto il mondo arrivando ad aprire una filiale anche a Cambridge, che è quella dove lavoro attualmente come ricercatore. Questa divisione rappresenta lo stato dell'arte di Microsoft per quanto riguarda lo sviluppo delle scienze informatiche. Il suo compito è quello di sviluppare nuove tecnologie da trasferire in Microsoft, in modo da priettare sempre di più la nostra azienda nel futuro».
Parliamo di Microsoft Research Cambridge. Quando nasce questa filiale e di che cosa vi state occupando oggi?
«Microsoft Research Cambridge è un laboratorio nato nel 1997 , che oggi impiega 150 ricercatori. É organizzato in diverse aree di lavoro. Io per esempio mi occupo dell'interazione uomo macchina e delle tecnologie 3D interattive. Vogliamo creare una nuova tecnologia che sappia portare ad un nuovo livello, ancora più avanzato, il modo attuale di interagire con i computer. Da un lato puntiamo a creare interfacce naturali, in modo che i computer possano combaciare sempre più con il mondo reale. Dall'altro vogliamo realizzare computer che sappiamo relazionarsi con l'ambiente fisico in cui si trovano».
Sembra qualcosa dal sapore vagamente fantascientifico. Andiamo in profondità...
«Mi spiego meglio. Noi di Microsoft vediamo un futuro dove i computer diverranno sempre più strumenti “naturali” e user friendly. Stiamo cercando di inventare fatti scientifici, cose che vediamo già nei film ma che vogliamo vedere presto anche nel mondo reale. Abbiamo già sviluppato all'interno di alcune sistemi una serie di sensori che recepiscono impulsi dal mondo esterno, anche se queste macchine non riescono ancora a riconoscere la geometria di quello che sta intorno a loro».
Per sensori intendete una sorta di telecamera avanzata?
«Sì anche. Microsoft Connect infatti è stata la prima rivoluzione in questa direzione. Si tratta di una videocamera collegata ad un computer che ci fornisce informazioni sulla distanza degli oggetti presenti nel mondo reale. È come se il computer fosse in grado di vedere il mondo attraverso due occhi. Al momento è una tecnologia ancora tutta da sviluppare ma l'obiettivo è proprio quello di dare ai computer il dono della vista».
Una telecamera che permette al computer di calarsi nel mondo reale?
«Sì esattamente. La videocamera Connect può ampliare a dismisura gli orizzonti di un computer valutando le dimensioni reali degli oggetti e costruendo un modello 3D in tempo reale. È come se all'interno del software ci fosse uno scanner 3D potentissimo in grado di produrre modelli in realtà aumentata».
“Microsoft Connect analizza in tempo reale il corpo umano, inserisce lo scheletro nel suo database, traccia la fisionomia dell'uomo ed elabora tutti questi dati per identificare la presenza umana, anche di più persone”
E riesce ad individuare anche l'uomo?
«Assolutamente sì. Microsoft Connect analizza in tempo reale il corpo umano, inserisce lo scheletro nel suo database, traccia la fisionomia dell'uomo ed elabora tutti questi dati per identificare la presenza umana, anche di più persone».
Ma non è una tecnologia simile a quella che abbiamo visto su Xbox, per quanto riguarda i videogame?
«Per certi aspetti sì. Abbiamo iniziato ad avvicinarci alla realtà aumentata e alle telecamere interattive 3D con i videogame. Il punto di partenza è stata la Xbox One la nostra console venduta ad 85 milioni di utenti in grado di fare già oggi l'analisi tridimensionale. Attualmente Xbox è in grado di riconoscere fino a sei corpi umani senza luce e di distinguere le voci. In ogni caso oggi gli orizzonti di questa tecnologia si sono ampliati tantissimo. Oltre al mondo dei videogame la potremo utilizzare sulle auto ma anche in ambito medico. Immagino per esempio un chirurgo per esempio che in futuro si possa servire di un display a realtà aumentata per avere i dati di una tac in tempo reale».
In che senso le telecamere interattive 3D potranno influenzare il mondo dell'auto?
«Non lavoriamo direttamente nel settore automotive ma possiamo comunque delineare quali potrebbero essere i nuovi scenari nati grazie alle nostre tecnologie. Se trasferiamo le tecnologie interattive 3D al mondo dell'auto infatti si aprono orizzonti incredibili. La tecnologia interattiva 3D infatti permetterà di rafforzare tantissimo il rapporto tra uomo e auto. Pensiamo per esempio al volto, un'aerea importantissima del nostro corpo, che trasmette moltissimi dati sullo stato fisico di una persona al volante. Attraverso il volto possiamo riconoscere le espressioni umane, che vengono scandagliate dalla tecnologia Microsoft per influenzare una serie di comportamenti e riposte dell'auto. Possiamo per esempio monitorare lo stress o rilevare il grado di concentrazione del pilota ed elaborare delle risposte a livello software per influenzare di conseguenza il comportamento dell'auto. Le telecamere rileveranno poi dati provenienti dal mondo reale per creare ad esempio mappature 3D in realtà aumentata».
Quali sono i limiti più grossi da superare per portare sul mercato questa tecnologia?
«Uno dei problemi più grande oggi riguarda la potenza di queste telecamere e la luminosità».
Come funzioneranno le tecnologie interattive 3D sulle auto?
«Vogliamo che il computer in auto arrivi a comprendere il mondo circostante, in modo che possa vedere le altre macchine, gli edifici, e che possa suddividere i diversi oggetti in diverse aree semantiche. Attraverso telecamere stereo calcoliamo la disparità tra le due inquadrature e siamo in grado di generare una prima mappa, poi inseriamo la posizione Gps e facciamo una segmentazione semantica dei diversi oggetti che ci permette di costruire l'ambiente circostante in tempo reale. Il modello che otteniamo in tempo reale permette di dividere i diversi elementi che condizionano la nostra guida – auto, case, segnali stradali - ottenendo informazioni utili da convertire in funzioni da inviare alla vettura per influenzare il suo comportamento».