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Solo i più ingenui avrebbero potuto avere dei dubbi: ma sarebbe mai stato possibile che una banca a metà torinese per casato potesse sbarrare la strada ad un’azienda con salde radici in terra sabauda, anche se ultimamente piuttosto distante dalla Mole?
Come sul dirsi, “se l’affare è buono per tutti, se po’ fà“: ecco allora arrivare il via libera di Intesa Sanpaolo al prestito per FCA Italy, garantito dallo Stato italiano attraverso la Sace (la società per azioni di Cassa Depositi e Prestiti, operante nel settore assicurativo-finanziario) per la non marginale quota dell’80%
A favore della decisione del CdA di Intesa sono arrivate le valutazioni relative alle conseguenze positive del prestito per la filiera italiana dell’automotive, solo in parte bilanciate dalle voci critiche relative alla circostanza che la sede legale di FCA sia in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna.
Dal mondo politico non sono arrivate richieste per modificare tale situazione, almeno ufficialmente; ma non si può escludere che sia in corso un lavoro sottotraccia, per rendere meno indigesta all’opinione pubblica la concessione di quello che appare l'ennesimo omaggio agli Agnelli ed ai loro pronipoti.
Prima di arrivare alla concessione definita del prestito, sono necessari altri due passaggi: l’approvazione della garanzia pubblica da parte di Sace (la richiesta di finanziamento arriva infatti da un’azienda con fatturato maggiore o uguale a 1,5 miliardi o con numero di dipendenti in Italia superiore o uguale a 5 mila) ed il successivo via libera da parte del Ministero di Economia e Finanza.
All’interno di queste due fasi, è possibile che intervengano fatti nuovi, anche perché sullo sfondo resta, convitato di pietra, l’accordo di fusione con PSA, all’interno del cui capitale lo stato francese ha una quota importante.
Mentre FCA resta azienda privata, almeno fin’ora…