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La Commissione Europea ha proposto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per debito eccessivo nel 2018 e, secondo le stime del Commissario europeo agli Affari Economici, il francese Pierre Moscovici, la regola del rapporti deficit/PIL con tetto al 3% non sarà rispettata nel 2019 e neanche nel 2020.
E’ quanto si legge nel rapporto sul debito italiano della Commissione UE, il documento che contiene le “raccomandazioni” di Bruxelles agli Stati membri al fine di rispettare il “Patto di Stabilità”. A sforare sono stati anche Francia, Belgio e Cipro, ma per l’Italia sarebbe pronta, come detto, una procedura d’infrazione che però dovrà avere l’avallo degli altri membri dell’Unione Europea.
«Il monitoraggio dei nostri conti, in particolare nel 2019, - ha affermato il presidente del consiglio Giuseppe Conte - sta evidenziando delle maggiori entrate tributarie e contributive, e anche non tributarie, rispetto alle stime. Questi ci permette di avere dei margini e di reagire meglio alla congiuntura economica non favorevolissima. Non è all'orizzonte una manovra correttiva. Dal monitoraggio dei conti pubblici effettuato costantemente, emerge come si sta operando una sorta di autocorrezione naturale. Lo spiegheremo bene a Bruxelles, l'obiettivo programmato lo stiamo raggiungendo».
«Il monitoraggio più̀ recente delle entrate evidenzia maggiori entrate tributarie e contributive per 0,17 punti di Pil e maggiori entrate non tributarie per ulteriori 0,13 punti. Il beneficio netto per il bilancio sarebbe dunque di circa 0,2 punti e condurrebbe la stima di deficit al 2,2 per cento del Pil», si legge in una nota di Palazzo Chigi, in risposta alla Commissione UE. «La minore spesa - prosegue la nota - ragionevolmente risulterà pari ad un ulteriore 0,07% del Pil e l'indebitamento netto si attesterebbe al 2,1% del Pil».
Il documento contiene alcune valutazioni della situazione del nostro paese, settore per settore. Vista da Bruxelles, l’Italia alla voce trasporti «non ha attuato la sua strategia di investimento (Connettere l'Italia) [il programma lanciato dall’allora ministro dei Trasporti Graziano Delrio, ndr). Sono stati fatti progressi molto limitati negli investimenti previsti nel settore ferroviario, stradale e della mobilità urbana sostenibile. Ciò è dovuto a ritardi amministrativi, inefficienze di spesa, incompleta attuazione del Codice in materia degli appalti, concessioni e contenziosi. Le valutazioni UE sui trasporti mostrano che la qualità delle infrastrutture italiane è inferiore alla media UE», si legge nel documento.
C’è spazio anche per il capitolo manutenzione, che cita come esemplare la vicenda del crollo del Ponte Morandi. «Lo stato di manutenzione è una chiara fonte di preoccupazione, come dimostra il crollo del ponte Morandi a Genova. Il governo ha privilegiato la manutenzione e la sicurezza con un piano per monitorare lo stato di manutenzione di tutte le infrastrutture e la creazione di una nuova agenzia incaricata della sicurezza delle infrastrutture ferroviaria e stradale. A tale riguardo, per il 2019 all'Italia è stato concesso un assegno di 1 miliardo di euro in base alle norme fiscali dell'UE per un piano di investimenti per mettere in sicurezza infrastrutture stradali simili al ponte Morandi», sottolinea il report.