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Come un invito implicito ad osservare uno stile di guida sicuro, e proprio alla vigilia del tradizionale esodo estivo, sono stati resi noti da Aci ed Istat i dati sugli incidenti stradali dello scorso anno: nel 2018 si sono registrati meno incidenti (-1,5%), con incidenza quasi identica riguardo le vittime (-1,6%) ed i feriti (-1,7%); all’interno di tale contesto che parrebbe positivo, va rilevato purtroppo l’aumento dei decessi a carico degli utenti giovani (15-19 anni), che crescono del 25,4% e degli anziani (70-74 anni) in risalita del 22%; per le categorie, in crescita le vittime tra ciclomotoristi (+17,4%) e pedoni (+1,5%), mentre diminuiscono quelle tra ciclisti (-13,8%), motociclisti (-6,8%), e automobilisti (-3%); la categoria degli utenti definiti “vulnerabili“ assomma il 50% dei decessi.
Sulle autostrade si registra un deciso aumento (+10,5%) degli incidenti mortali, solo in parte bilanciato dalla diminuzione degli stessi in ambito urbano (-4,4%) e sulle vie extraurbane (-1,2%)
In totale, nel 2018 si sono registrati 3.325 morti contro i 3.378 del 2017, e gli incidenti sono stati 172.344 rispetto ai 174.933 dell’anno precedente; il numero dei feriti è di 242.621, rispetto ai 246.750 nel 2017; i costi sociali derivanti dagli incidenti stradali sono stimati circa all’1% del PIL nazionale.
«Rispetto allo scorso anno registriamo, purtroppo, un aumento delle vittime delle categorie vulnerabili, in particolare tra i pedoni - ha dichiarato Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ACI - La riduzione media annua del numero di vittime della strada del nostro Paese, poi, del 2,6% nel periodo 2010-2018, è inferiore a quanto stimato per l’obiettivo europeo, di fatto ormai irraggiungibile, di dimezzare il numero di morti in incidenti stradali entro il 2020. La sicurezza deve tornare ad essere una priorità: sono necessari, da subito, corsi di aggiornamento o di guida sicura riservati ai conducenti, in quanto, se da una parte l’età delle vittime è aumentata, dall’altra i giovani si confermano la categoria più a rischio. E’ fondamentale, infine, una maggiore attività di controllo».
Le fasce d’età più a rischio sono i giovani tra 15 e 24 anni (413 morti: 12,4% del totale; 70,2 decessi per un milione di residenti) e gli anziani tra 70 e 74 anni (222 morti: 6,7% del totale; 78,4 decessi per un milione di residenti).
Per gli uomini, si rilevano picchi in tre fasce d’età: 40-44 (200 morti), 20-24 (197), 55-59 (194); per le donne, frequenze maggiori per la fascia di età 70-84 (179).
Nel 2018 si sono registrate 9 vittime in meno tra i bambini 0-14 anni (34 rispetto ai 43 dell’anno precedente: -20,9%), ma siamo ancora lontani dall’obiettivo “vision zero” stabilito dal Piano Nazionale della Sicurezza Stradale 2020.
Tra tutti i conducenti coinvolti in incidenti, è molto alto il numero di quelli tra i 40 e i 49 anni (21%), seguiti dai giovani tra i 20 e i 29 anni (19%) ma si registrano proporzioni elevate anche tra i più anziani (8% con età 70 anni e più); la probabilità di essere coinvolti in un incidente è più elevata nei giovanissimi, mentre decresce a partire dai 25 anni.
L’aumento dei morti ha riguardato, in modo particolare, i conducenti di ciclomotori (108; +17,4%), che si confermano tra le categorie più a rischio, e pedoni (609; +1,5%); in totale, gli utenti vulnerabili rappresentano circa il 50% dei decessi (1.621 su 3.325).
Nel 2018 si sono registrate 1.420 vittime tra conducenti e passeggeri di autovetture (-3%), 685 tra i motociclisti (-6,8%), 219 tra i ciclisti (-13,8%).
Nel 2018 è diminuito il numero di incidenti su strade urbane (126.701; -2,9%) ed autostrade (9.372; -0,2%), mentre è aumentato sulle extraurbane (36.271; +3,4%); in città e in autostrada sono diminuiti anche i feriti (169.573 e 15.440 rispetto a 174.612 e 15.844 del 2017, pari a -2,9% e -2,5%).
Crescono (+10,5%) i morti su autostrade (i 43 morti di Genova sul Ponte Morandi sono compresi nella statistica), ma scendono quelli all’interno dei centri abitati (-4,4%) e sulle strade extraurbane (-1,2%).
Distrazione, mancato rispetto della precedenza o del semaforo, velocità troppo elevata si confermano le prime tre cause di incidente (in totale, per il 40,8% delle circostanze); tra le altre cause più rilevanti, mancato rispetto della distanza di sicurezza (20.443), manovra irregolare (15.192), comportamento scorretto verso il pedone (7.243) o del pedone (7.021), presenza di buche o ostacoli accidentali (6.753): rispettivamente il 9,2%, il 6,9%, il 3,3%, il 3,2% e il 3,1% del totale.
Sulle strade urbane, la prima causa di incidente è il mancato rispetto di precedenza o semafori (17%), seguito dalla guida distratta (14,9%); sulle strade extraurbane la guida distratta o andamento indeciso (20,1%), velocità troppo elevata (14%) e mancata distanza di sicurezza (13,8%).
Nel 2018 le sanzioni per le violazioni al Codice della Strada si sono ridotte del 4,4%, (anche a causa dei diminuiti controlli da parte delle Forze dell’Ordine): le voci principali, oltre al superamento dei limiti di velocità, vedono ai primi posti l’inosservanza della segnaletica (365.697; -6,6%), seguita da mancato uso delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta dei bambini (202.941; -0,03%) e uso improprio del cellulare alla guida (136.950; -6,1%); in diminuzione le contravvenzioni per eccesso di velocità, (2.513.936; -11,6%); a questo risultato ha certo contribuito, nei mesi di giugno e luglio, l’inattività del sistema Tutor.
I mesi estivi si confermano il periodo con il maggior numero di incidenti e vittime: agosto è il mese più pericoloso per il numero di incidenti gravi in tutti gli ambiti stradali (2,7 morti ogni 100 incidenti), giugno e luglio quelli con più incidenti nel complesso, (16.755 e 16.856); gennaio e febbraio, viceversa, sono i mesi con il minor numero di incidenti, febbraio anche quello con il minor numero di morti; di notte (tra le 22 e le 6 del mattino) e nelle ore di buio aumentano l’indice di mortalità e quello di lesività (morti e feriti ogni 100 incidenti).
«Il quadro dell’incidentalità stradale negli anni recenti riflette una diffusa situazione di stagnazione, con un arresto nei guadagni in termini di vite umane - ha affermato Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat - Per monitorare il fenomeno e fornire un utile supporto alle decisioni, è necessario intensificare gli sforzi, anche in vista dei nuovi target per la sicurezza stradale previsti nell’agenda 2030. Gli obiettivi saranno basati su indicatori di prestazione riferiti a diversi ambiti, tra i quali velocità, infrastrutture, uso dei sistemi di protezione e distrazione alla guida. Inoltre, per venire incontro alle esigenze informative future, l’offerta di dati e strumenti di analisi dell’Istat è stata arricchita anche dalla nuova frontiera delle statistiche sperimentali; di recente pubblicazione sono i nuovi indicatori di incidentalità stradale basati sull’utilizzo di big data».