Incidenti stradali: nel 2019 meno morti e feriti

Incidenti stradali: nel 2019 meno morti e feriti
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Aci ed Istat hanno fornito i dati relativi agli incidenti sulle strade italiane avvenuti nel 2019: tutti i valori sono in diminuzione
24 luglio 2020

Nel ranking europeo, l’Italia è al sedicesimo posto: non una posizione esaltante, visto che parliamo di incidenti stradali e delle loro conseguenze.

La fotografia di Aci ed Istat certifica che in Italia nel 2019 diminuiscono i morti per incidente (3.173 contro i 3.334 del 2018, pari al -4,8%), mentre restano sostanzialmente stabili i feriti (241.384, contro i 242.919 del 2018: -0,6%) e incidenti (172.183 rispetto ai 172.553 di dodici mesi prima, -0,2%), ma con tendenza al ribasso.

Un decesso su due è da ascrivere alla categoria degli utenti vulnerabili (pedoni, ciclisti, motociclisti), mentre i costi sociali dell’incidentalità stradale sono stimati in 16,9 miliardi di euro, pari all’1% del PIL nazionale.

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«Se da una parte i dati ci riportano un calo di incidenti, morti e feriti - sottolinea Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia - dall’altra registriamo purtroppo un aumento delle vittime nelle categorie vulnerabili, in particolare tra ciclisti ed utenti delle due ruote in generale. Se l’auto resta il principale mezzo di trasporto, aumenta il numero di chi sceglie forme di mobilità dolce in città, come la micro mobilità elettrica: questo comporta il rispetto delle regole da parte di tutti e, soprattutto, la realizzazione di adeguate infrastrutture e percorsi dedicati. La sicurezza stradale dev’essere una priorità, osservando sempre le regole del Codice della Strada, ma soprattutto usando la massima prudenza a bordo di qualsiasi mezzo: auto, moto, bicicletta elettrica o monopattino, come pure negli spostamenti a piedi». 

Nell’Unione Europea, nel 2019, è diminuito il numero delle vittime di incidenti stradali: poco più di 24.000 rispetto ai 25.191 dell’anno precedente (-2,3%); e in Italia ogni milione di abitanti si sono verificati 52,6 decessi per incidente, mentre sono 48,1 nella UE: tale dato conferma il nostro Paese al 16° posto della graduatoria europea. 

«Giunti quasi alla conclusione della decade sulla sicurezza stradale - afferma Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat - l’obiettivo 2020 di dimezzamento delle vittime in incidenti stradali è ancora troppo lontano in Italia: malgrado i miglioramenti registrati nel 2019, il numero dei morti sulle strade, in modo particolare per gli utenti più vulnerabili, rimane molto alto. L’impegno prossimo sarà concentrarsi sui target indicati dall’agenda europea 2030 e nel lungo periodo orientato verso la “vision zero“ del 2050».
 

Le fasce più a rischio

L’analisi Aci-Ista segnala che le fasce d’età più a rischio sono quelle di giovani tra 20 e 29 anni (466 morti: 14,7% del totale; 75 decessi per un milione di residenti) ed anziani tra 75 e 89 anni (571 morti: 18% del totale; 90,8 decessi per un milione di residenti); per gli uomini si rilevano picchi in tre fasce d’età, 50-54 (223 morti), 20-24 (212), 45-49 (207); per le donne, frequenze maggiori per le età 75-89 (153 morti in totale).

Stabili, nel 2019, le vittime tra i bambini 0-14 anni (35 rispetto ai 34 dell’anno precedente): a tal riguardo, le molte iniziative per la protezione dei bimbi in auto e le campagne di sensibilizzazione per la sicurezza dei più piccoli si auspica, porteranno a risultati migliori e consentiranno di raggiungere l’obiettivo “nessun decesso sulle strade per i bambini”.

Tra i conducenti coinvolti in incidenti è molto alto il numero di quelli tra i 40 e i 54 anni (29,2%), seguiti dai giovani tra i 20 e i 29 anni (18,3%), ma si registrano proporzioni elevate anche tra gli anziani (9,2% con età 70 anni e più); ispetto ai patentati, la probabilità di essere coinvolti in un incidente è più elevata nei giovanissimi, mentre decresce a partire dai 25 anni: tra 20 e 24 anni il rapporto conducenti/patentati è pari a 13 per mille, nelle età adulte (35-49 anni), ad 8 per mille, per gli anziani, invece, il 5 per mille.

Anche rispetto alla popolazione il coinvolgimento dei conducenti è più elevato per le classi di età 20-24 e 25-29 anni, con valori, rispettivamente, pari a 9,7 e 9 per mille abitanti.

Le due ruote sono più esposte

L’aumento dei morti ha riguardato, in modo particolare ciclisti (253 nel 2019; +15,5%) e motociclisti (698; +1,6%), che si confermano tra le categorie più a rischio; diminuiscono i decessi per pedoni (534; -12,7%) e ciclomotoristi (88; -18,5%).

L’aumento a due cifre dei ciclisti è associato ad una crescita del 3,3% degli incidenti stradali nei quali sono coinvolti e ad una sempre maggiore diffusione dell’uso delle due ruote per gli spostamenti.

Nel complesso, gli utenti vulnerabili rappresentano il 49,6% dei decessi (1.573 su 3.173); nel 2019, inoltre, si sono registrate 1.411 vittime tra conducenti e passeggeri di autovetture (-0,8%), e 137 tra gli occupanti dei veicoli per il trasporto merci (-27,5%).
 

Dove e perché gli incidenti?

Nel 2019 è leggermente aumentato il numero di incidenti in città (127.000; +0,2%) e diminuito sulle autostrade (9.076; -3,8%) e, in modo più contenuto, sulle strade extraurbane (36.107; -0,7%); diminuiscono i feriti in tutti gli ambiti: in città (168.794; -0,5%), in autostrada (15.009; -3,4%) e su strade extraurbane (57.581; -0,3%).

Si registrano meno decessi all’interno dei centri abitati (1.331; -5,0%), in autostrada (310; -6,1%) e sulle strade extraurbane (1.532; -4,4%) e diventa importante il calo dei morti nei grandi Comuni (-22%).

Le prime tre cause di incidente anche nel 2019 sono distrazione alla guida, mancato rispetto della precedenza o del semaforo, velocità troppo elevata (85.457 sinistri, pari al 38,2% delle circostanze).

Tra le altre cause più rilevanti: mancato rispetto della distanza di sicurezza (20.207), manovra irregolare (15.574), comportamenti scorretti verso pedoni (7.800) o dei pedoni (6.647), presenza di buche o ostacoli accidentali (6.458): rispettivamente, valgono il 9%, il 7%, il 3,5%, il 3,% e il 2,9% del totale dei sinistri.

Sulle strade urbane, la prima causa di incidente è il mancato rispetto di precedenza o semafori (16,6%), seguito dalla guida distratta (14,1%); sulle strade extraurbane, guida distratta o andamento indeciso (17,9%), mancata distanza di sicurezza (12,8%) e velocità troppo elevata (12,2).

Le infrazioni più diffuse

Lo scorso anno le sanzioni per le violazioni al Codice della Strada sono aumentate del 6,7%: le voci principali, oltre al superamento dei limiti di velocità (2.525.283), vedono ai primi posti l’inosservanza del rispetto della segnaletica (410.933; +12,4%), il mancato uso di lenti o l’uso improprio del telefono cellulare (162.363; +18,6%), il mancato uso delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta dei bambini (257.234; +26,7%).

Segno più anche per le sanzioni per guida in stato di ebbrezza alcolica (42.485; +8,4%), diminuite, invece, quelle per guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti (5.340; -1,2%).

Infine, agosto si conferma il mese più pericoloso per incidenti gravi (2,2 morti ogni 100 incidenti); sulle strade extraurbane si contano 5 vittime ogni 100 incidenti, mentre giugno e luglio sono quelli con più incidenti nel complesso, rispettivamente 16.916 e 16.481.

Di notte (tra le 22 e le 6 del mattino) e nelle ore di buio aumentano sia l’indice di mortalità che quello di lesività (morti e feriti ogni 100 incidenti) e risulta molto elevata la mortalità per pedoni e ciclisti nelle ore notturne sulle strade extraurbane.

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