Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Si registrano meno incidenti (-2,7%), diminuiscono vittime (-5,6%) e feriti (-3,5%), ma neppure nel 2011 l’Italia è riuscita a raggiungere l'obiettivo comunitario che fissa per il 2020 il dimezzamento delle cifre. A sorpresa, cresce il numero delle vittime tra i ciclisti, più numerose di chi guida motorini.
I periodi più a rischio
Tenersi lontani dalla guida nei mesi di maggio ed agosto, evitare di circolare sabato e domenica, chiudersi in casa alle 18:00, sono questi i picchi negativi per gli incidenti stradali rilevati in Italia nel 2011, che evidenziano anche come di notte ci siano meno sinistri ma dalle conseguenze più gravi, e di come i week end siano fortemente a rischio, mentre appartengono alla categoria dei giovani 20-24enni le principali vittime di incidenti mortali.
In estrema sintesi, sono questi i dati salienti emersi dalla presentazione dell’annuale rapporto ACI-Istat, che ha fotografato con la consueta precisione quanto accade sulle strade urbane, extraurbane ed autostrade dello Stivale. Nel 2011 si sono registrati in Italia 205.638 incidenti stradali (563 al giorno) con lesioni a persone. Il numero dei morti è stato di 3.860 (11 al giorno), quello dei feriti ammonta a 292.019 (800 al giorno). Rispetto al 2010, si riscontra una diminuzione del numero degli incidenti (-2,7%) e dei feriti (-3,5%) e un calo più consistente del numero delle vittime (-5,6%).
Mortalità in calo
Nel 2011, la diminuzione dei morti rispetto al 2001, è pari al 45,6%. Rispetto all’obiettivo fissato dall’Unione Europea nel Libro Bianco del 2001, che prevedeva la riduzione della mortalità del 50% entro il 2010, benché vicina a questo traguardo, l’Italia non ha ancora raggiunto tale livello. Nel 2011, sulle strade urbane si sono verificati 157.023 incidenti, con 213.001 feriti e 1.744 morti; sulle autostrade gli incidenti sono stati 11.007, con 18.515 feriti e 338 decessi; sulle strade extraurbane, si sono verificati 37.608 incidenti, con 65.503 feriti e 1.778 morti.
“Nel 2011, la diminuzione dei morti rispetto al 2001, è pari al 45,6%”
L’indice di mortalità mostra che gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane (escluse le autostrade), dove si registrano 4,7 decessi ogni 100 incidenti. Gli incidenti sulle strade urbane sono meno gravi, con 1,1 morti ogni 100 incidenti. Sulle autostrade tale indice è pari a 3,1. L’indice di mortalità si mantiene superiore alla media giornaliera (1,9 decessi ogni 100 incidenti) per l’arco di tempo che va dalle 21:00 alle 7:00 del mattino, raggiungendo il valore massimo intorno alle 5:00 del mattino (6,0 decessi ogni 100 incidenti). La domenica è il giorno nel quale si registra il livello più elevato dell’indice di mortalità (2,8 morti per 100 incidenti).
Considerando la fascia oraria notturna (tra le 22:00 e le 6:00 del mattino), il livello più elevato dell’indice di mortalità è raggiunto la domenica notte (3,8 morti per 100 incidenti) e venerdì e sabato notte (3,6 e 3,5 morti per 100 incidenti). In 7 casi su 10 (69,7%), le vittime sono i conducenti di veicoli, nel 15,3% i passeggeri trasportati e nel 15,1% i pedoni.
“Per chi pedala è allarme rosso: in Italia si muore più in bici che sul ciclomotore: dopo auto e moto, le biciclette sono il terzo veicolo con il maggior numero di conducenti morti”
Le fasce d'età a rischio
Tra i 2.690 conducenti deceduti a seguito di incidente stradale, i più colpiti sono individui compresi nella fascia di età tra i 20 e i 39 anni (1.003 in totale); in particolare i giovani 20-24enni e gli adulti tra i 35-39 anni (con picchi di mortalità di 263 e 275 morti). Si rileva, inoltre, rispetto al 2010, un aumento, del 7,2% dei conducenti di biciclette morti in incidenti stradali.
La categoria di veicolo più coinvolta in incidente stradale è quella delle autovetture (66,1%); seguono i motocicli (14,0%), i ciclomotori (5,4%) e le biciclette (4,5%). Quindi, per chi pedala è allarme rosso: in Italia si muore più in bici che sul ciclomotore: dopo auto e moto, le biciclette sono il terzo veicolo con il maggior numero di conducenti morti. Una situazione che non può più essere ignorata...
Il parere dell'ACI
Malgrado qualche segnale incoraggiante, quindi, c'è ancora da fare. Come ben spiega il Presidente dell'Automobile Club d'Italia, Angelo Sticchi Damiani: «I dati dimostrano come le nostre strade siano ogni anno più sicure, ma c'è ancora tanto da fare: gli incidenti derivano da una scarsa cultura degli utenti della strada e ACI ha definito un sistema di formazione continua con nuovi programmi per il conseguimento della patente, corsi di guida sicura, attività di educazione dei genitori per l'uso dei seggiolini, servizi specifici per le utenze deboli. E se i sinistri sono diminuiti del 22% in dieci anni, le tariffe RC-auto non hanno seguito lo stesso andamento. Per un ribasso delle polizze, abbiamo presentato al Governo
un progetto di legge capace di ridurre del 40% i costi a carico delle famiglie, contrastando soprattutto il fenomeno delle frodi: speriamo veda presto la luce.»
“L’indice di mortalità mostra che gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane (escluse le autostrade), dove si registrano 4,7 decessi ogni 100 incidenti”
Il parere dell'Istat
Dal punto di vista statistico poi va segnalato il rafforzamento dell'impegno dell'Istat che sta cercando di colmare il gap con gli altri Paesi Europei: «Quest'anno - dice il Presidente Istat, Enrico Giovannini - ha visto il consolidamento del modello organizzativo decentrato istituito con il protocollo di intesa nazionale ed è stata rafforzata la collaborazione con tutti gli organi di rilevazione territoriali. Su queste basi costruiremo una nuova architettura di indagine che entro il 2015 dovrà portare alla realizzazione di un "sistema unico" di acquisizione dei dati in accordo con il processo di digitalizzazione già avviato.» Il miglioramento è tangibile, anche se c'è ancora molto da fare sul fronte della tempestività: siamo comunque dovuti arrivare a fine anno per vedere i dati degli incidenti del 2011.