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Tutto (o quasi) merito del Covid: secondo i dati ufficiali, precisi al millimetro, in Italia nel 2020, incidenti stradali e feriti si sono ridotti di un terzo (-31,3% e -34%), i morti di un quarto (-24,5%), i feriti gravi di un quinto (- 20%).
Sono questi i numeri essenziali del Rapporto Aci-Istat sull’incidentalità stradale (visibile online su https://www.aci.it/laci/studi-e-ricerche/dati-e-statistiche/incidentalita.html e su https://www.istat.it/), che ovviamente fornisce una fotografia molto più ampia e dettagliata di quanto accaduto sulle nostre strade nell'anno della pandemia.
In valori assoluti, gli incidenti sono stati 118.298 (in media 324 al giorno, 13,5 ogni ora; erano 172.183 nel 2019), i morti 2.395 (6,5 al giorno, 1 ogni 3 ore ½; 3.173 nel 2019) e i feriti 159.249 (436 al giorno, 18 ogni ora; 241.384 nel 2019), dei quali gravi 14.102 (38,6 al giorno: 17.600 nel 2019). Tra le 2.395 vittime della strada, 1947 (81,29%) sono uomini, 448 donne (18,71%).
La riduzione di incidenti più ampia si è registrata sulle autostrade (-39,9%), seguite da strade urbane (-31,7%) ed extraurbane (-27,5%); sempre sulle autostrade, si è registrata la maggiore contrazione (-37,1%) di vittime, seguite da strade extraurbane (-25,7%) e urbane (-20,3%).
I costi sociali dell’incidentalità stradale sono stimati in 11,6 miliardi di euro (0,7% del Pil), contro i 16,9 miliardi (1% del PIL) del 2019, con una riduzione quindi del 31,4%.
Cala il tasso di mortalità, da 52,6 a 40, anche se in ben tredici Regioni il numero di morti per 100.000 abitanti è più elevato rispetto alla media nazionale (4,0), con gli scostamenti più rilevanti in Molise (8,4), Sardegna (5,9), Bolzano/Bozen (5,8), Umbria (5,2) ed Emilia-Romagna (5,0); seguono Veneto (4,7), Abruzzo, Marche, Trento (tutte a 4,6), e Lazio (4,5).
Attenzione a cantar vittoria: se calano gli incidenti, cresce l’indice di mortalità (rapporto morti/incidenti con lesioni a persone) in tutti gli ambiti stradali, che resta più elevato sulle strade extraurbane (4,4 decessi ogni 100 incidenti), si attesta a 3,6 sulle autostrade, mentre è di 1,2 sulle strade urbane (rispettivamente 4,2; 3,4 e 1,0 nel 2019). La media nazionale è di 2,0, di fatto invariata dal 2010; aumenta leggermente anche l’indice di gravità (rapporto tra morti e morti+feriti per 100), ora di 1,48.
Si confermano le principali cause di incidenti la guida distratta o andamento indeciso (23.802 incidenti: il 15,7% del totale), il mancato rispetto di precedenza o semaforo (21.985 incidenti: 14,5%) e la velocità troppo elevata (15.194: 10%); seguono il mancato rispetto della distanza di sicurezza (13.148 casi: 8,7%) e “manovre irregolari”, come retromarcia, inversione, invasione di corsia, manovre irregolari per sostare o attraversare la carreggiata…, con 11.294 eventi pari all8,7%; la mancata precedenza al pedone (4.838) e il suo comportamento scorretto (4.252) rappresentano, infine, il 3,2% e il 2,8% delle cause di incidente.
L’analisi delle principali contravvenzioni elevate da Polizia Stradale, Carabinieri e Polizia Locale conferma l’aumento della velocità (oltre 2,2 milioni di multe; più di 6.000 al giorno, 251 ogni ora) e dell’uso del telefonino mentre si è al volante (circa 120.000 verbali; 335 al giorno, 14 ogni ora); in quasi 30.000 sono stati multati per guida in stato di ebbrezza (25.902; 70 al giorno, quasi 3 ogni ora) o guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti (3.831; 10 al giorno).
I conducenti coinvolti in incidenti stradali sono stati 213.196: 163.593 uomini (76,7%) e 49.603 donne (23,3%); di questi, 22mila circa (il 10,3%) sono cittadini stranieri.
In totale, 114.295 conducenti coinvolti sono risultati infortunati (56,3%); di questi, 1.697 (1.516 uomini e 181 donne) sono morti (0,8%) e 112.598 sono rimasti feriti (52,8%), con 98.901, invece, (46,4%) incolumi.
Due le fasce d’età più ferite (20-24 e 25-29), mentre le vittime si concentrano tra i giovani e i più anziani; gli incolumi sono soprattutto 45-49enni.
I conducenti deceduti sono stati 1.697 (1.516 uomini e 181 donne); i passeggeri morti, 289 (166 uomini e 123 donne).
La maggiore riduzione di decessi (-34,8%), si registra tra 15 e 19 anni; segue la fascia d’età 45-49 (-33,2%); le riduzioni più contenute, invece, riguardano le fasce 55/59 anni (-12,7%) e 60/64 anni (-10,3%); tra i più giovani, appaiono più penalizzati i 30-34enni (-19,4%).
La nota più negativa è rappresentata dal forte aumento, in termini percentuali delle morti tra i bambini per i quali il Paese aveva l’obiettivo “Zero Vittime”. Nel 2020, in 37 tra 0 e 14 anni hanno perso la vita in incidenti stradali, il +5,71% sul 2019 (35 bambini); nella fascia 5-9 anni, le vittime sono salite da 4 a 10 (+150%) mentre, tra i 10 e i 14 anni, sono passate da 14 a 19 (+35,71%).
Tra gli occupanti dei veicoli per trasporto merci si registra la diminuzione di vittime più contenuta, anche se in valore assoluto rappresentano il numero più basso (117 morti; -14,59%); su ciclomotori e motocicli, invece, hanno perso la vita 645 persone (erano state 786 nel 2019; -17,9%)
Passando agli ”utenti deboli”, sono stati 409 (265 uomini, 144 donne) i pedoni vittime della strada, a fronte dei 534 (-23,4%) nel 2019; la mobilità dolce (biciclette e monopattini), infine, ha registrato 176 vittime, tra cui la prima su monopattino.
Da maggio 2020, quando questa forma di mobilità ha iniziato ad essere utilizzata con maggiore frequenza, sono stati 564 gli incidenti rilevati con almeno un monopattino elettrico (più di 2 al giorno), appunto con 1 decesso e 518 feriti, 33 pedoni investiti e feriti e 44 feriti su altri veicoli, soprattutto biciclette e motocicli.