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Il drammatico incidente dell'autobus in Irpinia, che ha causato 38 morti, si è lasciato dietro un'interminabile scia di polemiche. E del resto era inevitabile, semplicemente per il fatto che questa disgrazia non doveva avvenire.
Perché questo incidente non doveva accadere
È vero, i new jersey di cemento armato non avrebbero dovuto cedere per nessun motivo, come abbiamo documentato in un precedente servizio, ed è probabilmente allo scarsissimo livello di manutenzione di quel viadotto sulla A16 che bisogna attribuire la responsabilità della sciagura.
È altrettanto vero che probabilmente una corretta manutenzione avrebbe potuto evitare il guasto all'impianto frenante, che sembrerebbe aver dato avvio alla corsa impazzita del bus verso il cavalcavia, ma, a nostro avviso, un altro elemento avrebbe potuto scongiurare l'esito drammatico di questo incidente.
Bisogna mettere in conto infatti che i guasti agli impianti frenanti, specialmente sui mezzi pesanti come autobus e TIR, possono verificarsi, in modo particolare sulle autostrade che presentano lunghi tratti con forti pendenze, dove i freni dei veicoli in velocità vengono sollecitati in maniera costante e per un tempo prolungato.
Cosa sono le rampe di emergenza
Ci chiediamo quindi perché le autostrade italiane non dispongano (almeno non in maniera capillare e diffusa) lungo i tratti in discesa delle cosiddette rampe di emergenza, ovvero di quelle vie di fuga in salita, con un fondo realizzato solitamente in ghiaia o sabbia, che consentano ad un mezzo fuori controllo, per esempio a causa di un guasto all’impianto frenante, di frenare la sua corsa in condizioni di sicurezza.
Queste corsie di emergenza nel primo tratto sono in discesa poi diventano quasi pianeggianti per terminare in salita e sono progettate per accogliere veicoli anche di grandi dimensioni e per fermare la loro corsa salvaguardando la vita dei passeggeri o dei conducenti. A volte, se gli spazi sono molto ridotti, possono essere dotate anche di reti e infrastrutture di rallentamento, come per esempio di cuspidi in plastica piene d’acqua studiate per dissipare gli urti.
All'estero si usano. E in Italia?
Le autostrade dei principali Paesi europei infatti ne sono dotate già da diversi anni, tanto che le rampe di emergenza si possono notare viaggiando attraverso Spagna, Francia, Svizzera, Austria. Naturalmente queste vie di fuga di emergenza non mancano nemmeno negli Stati Uniti, in Australia, in Nuova Zelanda e perfino in Cina, un Paese tristemente noto anche per la scarsa attenzione riservata alla sicurezza stradale.
Se questa soluzione si dimostra così efficace, tanto da essere presa in considerazione da molto Paesi, perché allora in Italia non si vede praticamente da nessuna parte (qualcosa si può vedere in qualche tratto autostradale del Sud Italia, ma sono gocce nel mare )? Molti risponderanno che è per colpa dell’orografia e della particolare conformazione del nostro territorio, ma questa scusa non regge.
Colpa dell'orografia? Impossibile, le costruiscono in tutto il mondo
Abbiamo visto infatti come un vastissimo numero di Paesi riesca a costruire le rampe di emergenza proprio laddove occorrono, ovvero nei tratti in discesa, che naturalmente molto spesso si trovano in zone montuose. E se lo fanno all’estero, per esempio in Francia, dove le autostrade sono molto più ricche di discese anche con forti pendenze rispetto alle nostre, allora perché noi non dovremmo prendere in considerazione questa soluzione?
A nostro avviso sarebbe quindi arrivato il momento di iniziare ad investire con convinzione nelle rampe di emergenza, magari utilizzando parte dei fondi provenienti dalle multe o parte delle risorse che la società Autostrade deve destinare alla manutenzione e all’adeguamento degli standard di sicurezza delle sue tratte di competenza.
Fonte: Asaps.it