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Il Senato americano ha varato domenica scorsa un piano di aiuti nell’ambito dell’Inflation Reduction Act indirizzati al clima e agli assett energetici da 430 miliardi di dollari (si, avete letto bene, 430 miliardi, circa un quarto del PIL italiano) e una volta completati i vari passaggi e firmato dal Presidente Joe Biden, il mega finanziamento permetterà di alzare ancora di più gli incentivi sulle elettriche che oggi assommano a un credito fiscale di 7500 dollari.
Con una clausola: le auto incentivate sarebbero solo quelle costruite negli USA. Naturalmente le ire di Bruxelles e dell’industria coreana non si sono fatte attendere con la portavoce Miriam Garcia Ferrer che ha bollato la norma come discriminatoria e lo stesso ha fatto il ministro per il commercio coreano. Se la legge passasse in questa forma (ed è altamente probabile che sia così), le auto elettriche fabbricate in Europa e quelle prodotte da Hyundai, o le batterie LG e Samsung, solo per citare le più importanti, sarebbero fortemente svantaggiate. Infatti il provvedimento non si limita alle auto, ma si estende anche alle batterie o agli elementi chimici necessari prodotti in Cina o all'estero.
Tra parentesi, non si è tenuto conto che moltissime delle auto made in USA sarebbero comunque escluse dagli incentivi perché già oggi utilizzano batterie e materiali provenienti da Paesi stranieri, e infatti molti costruttori stanno progettando investimenti in Canada (Stellantis) e in Messico (CATL) per rientrare nelle regole del NAFTA (l'accordo di libero scambio con gli USA). In Europa non esiste una simile discriminazione; in Italia per esempio l’unico limite posto per acquistare una elettrica con incentivo (recentemente aumentato a 7.500 euro per gli ISEE sotto ai 30.000 euro) è la rottamazione di un’auto antecedente l’Euro5 e un limite di prezzo (esclusa IVA) di 35.000 euro.
Il sistema economico americano è fondato sulle lobbies, che in questo caso non hanno fatto altro che il loro lavoro: in un momento in cui le principali Case auto USA stanno operando investimenti fortissimi sull’elettrico, hanno chiesto e ottenuto di “proteggere” questa grande scommessa dagli aggressivi cinesi (che arriveranno presto anche da noi con elettriche sotto i 30.000 euro) e dai raffinati carmaker europei. E dato che gli aiuti di stato vengono prelevati dalle tasche dei cittadini, almeno che questi ritornino agli stessi americani sotto forma di posti di lavoro. Come dar loro torto?