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Articolo aggiornato al 10 gennaio 2023
Se parti con un progetto da oltre 600 milioni di euro di incentivi e quasi la metà ti rimangono nel cassetto, non puoi dire "che bello, abbiamo risparmiato" bensì ti devi chiedere dove hai sbagliato, perché è un flop di dimensioni madornali. Così è stato per gli incentivi auto (oppure "ecobonus") nel 2022, che hanno visto restare nelle casse dello Stato quasi 290 milioni di euro e, diremmo noi, non era difficile prevederlo.
Prima di tutto, dopo gli annunci del piano di incentivo, sono passati ben cinque mesi senza che la piattaforma informatica fosse aperta; in secondo luogo, la distribuzione dei fondi era sbagliata in relazione alle categorie di auto che erano suddivise fra 0-20 g/km di CO2 (elettriche), 21-60 g/km (ibride plug-in) e 61-135 g/km, tutte le altre, che avevano a disposizione solo 170 milioni di euro su un totale di 650 milioni, e ovviamente sono stati esauriti in tre settimane e ne hanno potuto beneficiare solo 75.000 cittadini.
Considerando i prezzi medi delle elettriche e delle plug-in, l'incentivo è risultato troppo basso (rispettivamente di 5.000 euro e di 4.000 euro con rottamazione) per risultare decisivo e oltretutto è stato quasi del tutto assorbito da un ridimensionamento sostanziale degli sconti normalmente concessi e dagli aumenti di listino.
Altro macro errore è stata l'esclusione dai bonus delle partite IVA (eccetto le società di car sharing, ma con limitazioni), un difetto della legge di cui ci si è accorti verso la fine dell'anno scorso, ma troppo tardi. Il flop bis per il 2023 è alle porte: il 10 gennaio dovrebbe riaprire la piattaforma del MISE che potete controllare qui dove - tanto per cominciare - non è stata reintegrata la cifra di 630 milioni per il 2023 con i fondi avanzati dal 2022, cosa che avrebbe portato il fondo a quasi 900 milioni. Un piccolo passo in avanti è stato fatto prendendo una parte di questi fondi e destinandola al bonus colonnine elettriche con 80 milioni di finanziamento, sbloccati di recente.
Gli importi degli incentivi e le condizioni per il rilascio sono i medesimi, e quindi inadatti, soprattutto in uno scenario di mercato del tutto diverso che ha visto il 2022 chiudersi con pesantissimi passivi, inflazione alle stelle e preoccupazioni per l'aumento dei costi dell'energia. In breve, le elettriche ricevono ancora 5.000 euro di incentivo con rottamazione (3.000 senza), le plug-in 4.000 euro (2.000 senza) e le termiche da 61 a 135 g/km di CO2 solo 2.000 euro (nulla se non è prevista la rottamazione). Quindi, di nuovo un click-day per le auto, diciamo, così "normali" e briciole per le altre, visti i listini.
Bisogna riconoscere che già dallo scorso agosto il neo ministro Giancarlo Giorgetti aveva posto il problema e indicato la necessità di ridistribuire i fondi arrivando ad un incentivo massimo di 7.500 per le elettriche per coloro che hanno un ISEE sotto ai 30 mila euro. A quelle parole, cui però non sono seguito i fatti, andrebbe aggiunta una revisione dei prezzi massimi per le varie categorie (35.000 euro più IVA per elettriche e la terza fascia di emissioni, 45 mila per le plug-in) perché nel frattempo sono saliti. Il recente calo d'interesse in tutta Europa (ma specialmente in Italia) per le elettriche testimonia le tendenze di un mercato che ha bisogno di stimoli concreti e non pseudo-elettorali.
Ad ogni modo, ecco il vademecum per chi ha intenzione di comprare un'auto nuova dal 10 gennaio: