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Il ministro dell'industria e del made in Italy Adolfo Urso aveva già lasciato presagire uno schema di incentivi modificato ora che c'è la consapevolezza che l'80% circa dei soldi messi a disposizione dal Governo sono andati ad industrie auto estere, soprattutto europee e americane. Ma in vista di uno sbarco in forze dei modelli cinesi, l'Italia prenderà una iniziativa simile a quella proposta dal governo francese, che si articola su punti diversi da quelli in vigore fino ad oggi.
In particolare, non basterà essere "elettrici" e costare meno di 35.000 euro (più iva) per avere diritto agli incentivi, ma verrà presa in considerazione tutta la produzione di CO2 emessa nella nazione di fabbricazione, ed è chiaro che i Paesi più virtuosi nella produzione di energia green saranno favoriti rispetto alla Cina che utilizza ancora in gran parte i combustibili fossili (compreso il carbone) per alimentare le industrie manifatturiere e deve utilizzare grandi navi per il trasporto in Europa, cosicché le emissioni nette delle elettriche finiscono per superare i vantaggi delle batterie. Ma c'è da augurarsi che lo schema degli incentivi possa anche riportare la produzione in Italia, che è scesa da oltre un milione di unità a meno di mezzo milione in pochi anni.