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Mentre le fiamme divampavano su Notre-Dame in diretta TV e web in tutto il globo, chiunque si interrogava: perché non stanno usando i Canadair, gli aerei antincendio? Se l'è chiesto anche Donald Trump, esternando il suo pensiero come di consueto attraverso Twitter.
Ad un profano sarebbe sembrata la soluzione più logica, invece c'è un motivo ben preciso per il quale gli oltre 400 bravissimi pompieri di Parigi sono dovuti ricorrere alle sole autopompe per domare il fuoco che ha divorato la guglia e buona parte del tetto della cattedrale.
«Elicottero o aereo, il peso dell'acqua e l'intensità della caduta a bassa quota potrebbero effettivamente indebolire la struttura di Notre-Dame e causare danni collaterali agli edifici circostanti», si è affrettata a spiegare la Protezione Civile transalpina.
«Rilasciare cinque tonnellate d'acqua (tanto è il carico di un Canadair, ndr) su una cattedrale in fiamme da alcune ore, una struttura con molto legno che potrebbe avere minore tenuta a causa del fuoco che la sta divorando, è un rischio enorme per la stessa cattedrale. Potrebbe collassare. Un volo radente, sopra una città, è escluso. Da quell'altezza l'impatto dell'acqua, che ha preso velocità, è violento», ha spiegato a La Repubblica l'ingegner Alessandro Paola, vicedirettore centrale dell'emergenza dei Vigili del Fuoco italiani, aggiungendo che a correre rischi troppo grandi sarebbero stati anche i pompieri impegnati nello spegnimento dell'incendio.
Così Notre-Dame de Paris ne è uscita sfigurata ma non completamente compromessa e ciò fa ben sperare per una ricostruzione efficace e in tempi relativamente rapidi.
Durante la serata di ieri il presidente Emmanuel Macron ha lanciato una colletta nazionale per raccogliere i fondi necessari a restituire Notre-Dame a Parigi e a tutto il mondo. Tra le grandi aziende hanno risposto sino ad ora la famiglia Pinault, alla guida del colosso del lusso Kering (possiede i marchi Gucci, Yves Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen, Bottega Veneta, Boucheron, Brioni, Pomellato), che donerà 100 milioni di euro e Bernard Arnault, a capo del gruppo LVMH (Christian Dior, Bulgari, DKNY, Fendi, Céline, Guerlain, Givenchy, Kenzo, Loro Piana, Louis Vuitton, TAG Heuer i brand più noti in portafoglio) che contribuirà con 200 milioni di euro.