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Negli ultimi anni, con l’aumento delle auto elettriche in circolazione, sono emersi nuovi protocolli per affrontare il rischio di incendi legati alle batterie. Anche se statisticamente questi incendi sono rari – solo lo 0,0012% delle auto elettriche tra il 2010 e il 2023, secondo EV Firesafe – il loro spegnimento rappresenta una sfida significativa per i Vigili del fuoco.
Acqua: l'approccio più diffuso ma dispendioso
Per spegnere un incendio in un’auto elettrica, i Vigili del fuoco utilizzano spesso grandi quantità di acqua. Sono necessari fino a 10.000 litri in situazioni standard e persino 23.000 litri in casi estremi, come nel noto incidente di una Tesla Model 3 negli Stati Uniti. Questo approccio mira a raffreddare le batterie, riducendo il rischio che le fiamme si riaccendano. Tuttavia, l’uso massiccio di acqua può generare vapori tossici, richiedendo ai soccorritori di adottare adeguate precauzioni.
Il rischio maggiore è rappresentato dal fenomeno del thermal runaway, in cui le celle della batteria continuano a bruciare nonostante l’apparente spegnimento delle fiamme. Per questo motivo, il veicolo deve essere isolato all’aperto per almeno 72 ore e monitorato attentamente.
Schiuma e altre soluzioni innovative
In alternativa, la schiuma antincendio, pur meno utilizzata, può offrire vantaggi significativi. Questo metodo limita l’accesso dell’ossigeno alle fiamme, ma richiede prodotti specifici per affrontare le alte temperature generate dalle batterie agli ioni di litio. Tuttavia, i tradizionali estintori in dotazione spesso risultano inefficaci.
Nei Paesi Bassi, ad esempio, è stata introdotta una soluzione innovativa: l’immersione dei veicoli in contenitori di salvataggio riempiti d’acqua. Questo metodo, utilizzato già cinque volte in sei mesi nella regione dell’Aia, permette di disattivare le batterie prevenendo riaccensioni. Il veicolo viene mantenuto nel contenitore per diversi giorni, con monitoraggi costanti.