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Venerdì mattina è stato compiuto un ulteriore e importante passo, nel percorso che cerca di rendere finalmente l’Autodromo Nazionale di Monza un luogo di culto ben praticabile, motoristicamente parlando, pienamente attivo e a disposizione degli appassionati tutto l’anno. Lo staff di SIAS supportato anche da ACI e da alcuni sponsor di settore, ha inaugurato quello che da tempo in molti desideravano vedere: il vecchio padiglione ubicato nell’area dopo l’uscita della variante Ascari, in prossimità del viale di circolazione interna ai due rettilinei principali, è stato riqualificato e adibito a Museo permanente. Il termine non inganni però, nelle intenzioni questo museo non vuole essere una semplice e statica rassegna di gloriosi veicoli, con annessa narrazione cronologica del motorismo sportivo monzese. L’ultima cosa che desidera il curatore Ippolito Alfieri è la polvere, intesa anche solo come idea, dentro questi spazi un tempo desolati per 350 giorni l’anno.
Il Museo della Velocità inaugurato il 19 giugno 2015, ben diverso da quello precedente che forse non tutti ricordano, poiché poco utilizzato e dismesso nel 1997, comprende il padiglione e un’ampia superfice esterna allo stesso, in cui il visitatore può normalmente osservare, leggere e magari toccare a livello statico quanto esposto, ma anche vivere un’esperienza virtualmente dinamica, multisensoriale, attraversando quattordici aree tematiche differenti, in continua evoluzione.
Storia in chiave tecnologica
Il museo come lo possiamo vedere oggi ma soprattutto come sarà, poiché tante sono le evoluzioni programmate e possibili, è stato sviluppato con il coordinamento di Ippolito Alfieri, giornalista e fotografo con esperienza nel settore (fondatore di Koan Moltimedia) nonché responsabile dal 2000 al 2004 del Concorso d’eleganza Villa d’Este, uno tra gli eventi più rinomati a livello mondiale per le vetture d’epoca. I curatori hanno scelto di usare un taglio molto moderno per dei contenuti invece totalmente storici. Dentro il padiglione dalle quattro ampie vetrate, con soffitto tondeggiante e superfici interne di tono uniformemente nero, troviamo un ordine espositivo che si sviluppa attraverso le molte aree tematiche, che sono rispettivamente: categorie di auto e moto, tecnologia, motori, cockpit, piloti, sicurezza, vittorie, velocità, pneumatici, abbigliamento, media e tv, pubblico, pista, box e paddock. Ciascun’area è racchiusa in un box di due metri per due, all’interno del quale sono esposti contenuti grafici, multimediali e memorabilia.
Spiccano due gloriose monoposto italiane, Ferrari F10 e Maserati “Eldorado”, più una moderna Mercedes W05 a propulsione ibrida
Per il visitatore s’inizia prima notando gli oggetti presenti fisicamente in bella vista, come sono le auto da corsa: al momento spiccano due gloriose monoposto italiane, Ferrari F10 e Maserati “Eldorado”, più una moderna Mercedes W05 a propulsione ibrida. Poi spazio anche alle ruote coperte e alle moto, con MV Agusta 500 tre cilindri e Yamaha Superbike, alle tute, con guanti e caschi di vari piloti del passato, piuttosto che alle loro repliche stampate in dimensione umana reale, per raffigurare così un podio su cui salire per gioco di persona, in fianco a Senna, Schumacher, Surtees o Agostini. Andando più avanti nel percorso ma indietro nel tempo, si osserva una stupenda riproduzione in miniatura delle vecchie rimesse monzesi e una grande coppa di quelle veramente pesanti, “per pochi”, conquistata nell’automobilismo fatto tutto di sudore e fatica e donata da Villoresi nel lontano 1938.
Infine anche una simpatica stanza ambientata, ferma per arredi e contenuti divulgati alle gare del passato. Non manca nemmeno qualche storica frase dei grandi di un tempo, come quella di Colin Chapman che campeggia all’ingresso, "Simplify, then add lightness" insieme ai nomi di persone cui è dedicato il museo, facilmente riconoscibili dagli appassionati veri di Motorsport: Alberto, Colin, Enzo, Giacomo, John, Michael, Ronnie, Stirling e Ayrton. Un’esperienza quella della visita che non è però solamente retrospettiva, il linguaggio espositivo scelto, multimediale, ha l’obiettivo di interpretare le emozioni date dai motori e della pista, non solo mostrare gli oggetti. Ecco allora la possibilità di interagire con grandi display oppure occhiali da realtà virtuale, per vivere le sensazioni di un giro seduti vicino a Ivan Capelli, o in sella con Fabrizio Pirovano, che sono i primi a essersi prestati come attori per realizzare questi contenuti. Nel corso del tempo l’esposizione ruoterà periodicamente il proprio apparato espositivo.
Un tempo per certe cose si usava il cosiddetto “Cicerone” di tradizione romana, oggi a Monza no, sebbene molti sarebbero i candidati potenziali in carne e ossa. Per ampliare l’esperienza oltre le vetrate del padiglione, proseguendo in tutto il circuito, è stata creata e resa disponibile un’applicazione mobile in grado di far scoprire immagini, informazioni e curiosità ai visitatori. Scaricabile su smartphone e tablet (iOs e Android), è inclusa nel prezzo d’ingresso, in modo che chiunque voglia muoversi internamente ai grandi spazi del Tempio della Velocità, possa scoprire i dettagli dei luoghi sacri per il motorismo sportivo, pur senza un accompagnatore dedicato. La navigazione intuitiva unita alla geolocalizzazione GPS, permette così di conoscere a fondo mentre vi si transita i vari punti del circuito, come per la storia leggendaria delle Sopraelevate. Non mancano poi le classiche informazioni su piloti, auto e moto che hanno trionfato in quel di Monza e non parliamo di poca cosa, considerando che è un circuito con quasi cento anni di storia alle spalle (nato nel 1922).
Il Museo della Velocità era uno dei punti fondamentali che c’eravamo prefissati. Lo inauguriamo, non a caso, durante il weekend della 62-esima Coppa Intereuropa di auto storiche
Non solo museo
Il padiglione espositivo con relativi eventi che potrà ospitare rientra, come ha ricordato il procuratore di SIAS Francesco Ferri, in un complesso di nuove attività e servizi introdotti di recente: «Il Museo della Velocità era uno dei punti fondamentali che c’eravamo prefissati. Lo inauguriamo, non a caso, durante il weekend della 62-esima Coppa Intereuropa di auto storiche, per simboleggiare il legame con la storia del circuito insieme allo sguardo verso il futuro. Proseguiremo il processo di rilancio dell’autodromo». L’obiettivo è dare nuova linfa vitale, aprendo le porte non solo agli appassionati di motori, ma anche a turisti e famiglie. Recentemente è stato inaugurato anche un Infopoint permanente, elemento necessario se si vuole che l’autodromo diventi meta per trascorrere weekend o giornate di svago. Sino a poco tempo fa nella maggior parte dei giorni dell’anno entrandovi si trovavano le sole strutture, attive o meno in funzione degli eventi motoristici, peraltro in netto calo nell’ultimo decennio.
Ora a Monza non regna più quel senso di vuoto, insieme alle gare si sviluppa una cornice con varie iniziative. Per il pubblico visitare in qualunque giorno l’autodromo potrà essere un’esperienza, grazie ai vari tipi di tour guidati predisposti, che prosegue dalla pista, magari al volante di una driving experience, ai box fino al nuovo Museo e ai giri in bici sulla Sopraelevata, organizzati dall’Infopoint. Quello che ci piace vedere ora in autodromo, pur se da decenni lo si desiderava, è l’effettiva messa in opera di simili idee, banalmente logiche e utili a creare valore per l’impianto, condividendo però l’esperienza personale possibile dentro a queste mura. Mura che ne hanno viste di cose, specie un tempo quando era ambito da chiunque valicarle (in ogni modo) per passione motoristica vera, o anche per l’interesse di un momento riconosciuto bello e importante, senza nemmeno capire chi vinceva una corsa in alcuni casi, ma divertendosi sempre insieme. Quello che popolarmente si viveva negli anni raccontanti dal Museo era certamente emozione, la stessa che può ancora esserci ma non solo per le gare motoristiche, oggi molto meno in voga che un tempo in Italia. Via libera quindi a eventi extra-settore, come ad esempio i concerti del Brianza Rock Festival appena concluso, o l’esibizione di Manu Chao La Ventura e la maratona 12 ore di ciclismo, tutte manifestazioni programmate in questo mese di giugno 2015.
La conferenza
A presentare il museo in conferenza stampa non solo membri dello staff SIAS, ma anche di ACI e per il piacere degli amanti delle moto, che a Monza per il momento non corrono più in attesa di correzioni tecniche al tracciato, ospiti d’eccezione come il grande Giacomo Agostini affiancato dal più forte dei piloti brianzoli in circolazione (ancora oggi sì, fatecelo dire): Fabrizio Pirovano.
Marco Coldani, vicepresidente di Ac Milano, ha introdotto ricordando il valore storico dell’impianto in termini sportivi, dal 1922 a oggi e di quello che ci transitava, un tempo come anche ora, nel senso letterale del termine, poiché l’inaugurazione è contemporanea alle prove in pista della Coppa Intereuropa storica, dove non ci sono certo propulsori simili per silenziosità a quelli delle moderne F1: «Il rumore che sentiamo ora non è un disturbo alle nostre parole, per me si tratta invece del sottofondo ideale per questa occasione.»
Andrea Dell’Orto, presidente SIAS, ha poi messo in chiaro come il museo sorga con lo scopo di valorizzare sempre più quello che Monza ha, diversamente da altri circuiti internazionali ora in voga: la sua unica e grande storia. Fatta di un passato spesso eroico che grazie alla nuova gestione ora anche gli altri enti vicini non disdegnano di supportare, creando partnership: comuni, provincia, regione e consorzio Parco Villa Reale. «E’ un giorno importante per noi, perché quando abbiamo creato il piano industriale, ci siamo impegnati a fare degli step di verifica, come l’inaugurazione del Museo. Nel percorso abbiamo cercato di mettere al centro anche il culto per il Motorsport che Monza può vantare. Ci stiamo impegnando per il rinnovo del Gran Premio di F1 con una strategia precisa, perché la parte sportiva rimane estremamente importante per la dirigenza.»
Angelo Sticchi Damiani, presidente ACI, era presente non solo per dar lustro all’impianto da oggi aperto a tutti, ma anche per rinvigorire la spinta istituzionale che lui personalmente garantisce per Monza come sede del GP Italia F1, in passato come in futuro. «Non potevo mancare alla Premiére del Museo della Velocità, per ringraziare del lavoro che Monza sta facendo. Un nuovo corso è iniziato. Non si può pensare di avere più opzioni per la F1. Per ACI, il Gran Premio d’Italia è a Monza.»
Un nuovo corso è iniziato. Non si può pensare di avere più opzioni per la F1. Per ACI, il Gran Premio d’Italia è a Monza
GP Italia
Il rinnovo del contratto per avere la F1 a Monza è in fase di negoziazione da tempo, anche troppo e pare che gli ultimi dettagli saranno definiti a breve, nonostante le tante voci in circolazione, ottenendo un compromesso in grado di dare a Monza e alla controparte, simboleggiata dal patron Bernie Ecclestone, una nuova fase di collaborazione per i prossimi anni. Bocche cucite sui numeri del nuovo accordo per la massima formula automobilistica, ma l’impressione che vuole dare SIAS direttamente per parola di Dell’Orto è quella di «essere valutati a cose fatte, sui risultati, non sulle chiacchiere e sugli slogan». Nel frattempo girano in abbondanza T-shirt con tanto di hashtag #GPItaliaMonzaForever e presumibilmente entro settembre, come da tradizione, avremo questi numeri, cifre a sette zeri che in passato riguardavano pianificazioni fino a sei edizioni del GP Italia.
Due ruote
Tra gli altri intervenuti anche il sindaco di Monza Roberto Scanagatti e i due ex-piloti di moto, a evidenziare il grande passato delle due ruote di Monza, nella speranza di avere anche un futuro inerente quel tipo di competizioni, che mancano da qualche tempo e potrebbero tornare a breve. Presente il “numero uno” di tutti i tempi per le moto su pista, mito italiano vivente capace di esibire un palmares ineguagliabile, con i suoi quindici titoli iridati: Giacomo Agostini. Sempre in forma in barba all’anagrafe e compiaciuto nel vedere il proprio nome in bella vista, insieme alle sue immagini di un tempo, Agostini ha ricordato la prima vittoria in quel di Monza, illustrando poi la sua MV 500 del 1970 che posa in mostra e provando l’esperienza multisensoriale, seduto nel box dedicato.
«Arrivando questa mattina ho percepito ancor oggi quell’aria particolare che Monza sa dare. Ho vinto il mio primo titolo iridato su questo circuito, in casa e so quanti sacrifici sono stati fatti per questo autodromo, che è conosciuto in tutto il mondo per la sua storia e che non manco di citare spesso da esempio. Spero che avrà un futuro altrettanto grande». Anche il biassonese Fabrizio Pirovano, motociclisticamente ancor oggi riconosciuto come il “re di Monza” per le sue tante vittorie a mani basse qui, specialmente sul bagnato durante gli anni Novanta, è stato testimonial per la premiére. Con la sua modestia nonostante le vittorie conquistate, in tempi molto tosti per la Superbike, il Piro ha ricordato quei momenti meravigliosi, forse gli ultimi di una certa intensità genuina per le moto, brillanti e ampiamente condivisi dai fan delle due ruote che venivano in massa anche da lontano e si accampavano indipendentemente dal meteo.
Abbiamo educatamente chiesto ai due piloti se nella concitazione di quelle vittorie, quando il pubblico ricordiamo si stimava in oltre centomila presenze per weekend, avrebbero mai immaginato di poter non solo scrivere un pezzo di storia, personale e sportiva, ma divenire un giorno dei “pezzi da museo”: il buon Agostini ha un po’ glissato sul concetto che, in effetti, lo potrebbe invecchiare oltre la misura a lui gradita, mentre Pirovano che di certo mai avrebbe pensato una cosa simile, partito per un’avventura iridata con basi tutte nostrane, ride e spiega che può volentieri mettere oggi a disposizione per il museo non solo i ricordi ma anche tutte le proprie moto, cominciando dalla FZR750R del 1992 già esposta.