In Spagna l'auto fa bene all'economia. Perché in Italia le facciamo la guerra?

In Spagna l'auto fa bene all'economia. Perché in Italia le facciamo la guerra?
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La Spagna cresce nel 2014 di due cifre e le vendite di auto fanno bene all'economia e alle casse dello stato che spende 185 milioni di euro in incentivi ma ne ricava 700 dalle tasse. Vediamo quali sono le manovre del Governo a favore dell'auto, mentre in Italia il mercato stenta a ripartire
5 giugno 2014

Il primo quadrimestre dell’auto in Europa mostra una pagella nel complesso positiva, con 4.483.075 immatricolazioni nell'Unione Europea e nei Paesi EFTA (Islanda, Norvegia, Svizzera). Il mercato cresce del 7,1% nell’Unione.

 

È curioso notare come i Paesi dell’eurozona crescano meno rispetto a quelli che non hanno adottato la moneta unica (+2,8% nel quadrimestre contro il 4,7% dei Paesi che non hanno la moneta unica). Nell’eurozona alcuni Paesi hanno però evidenziato una crescita a due cifre (Spagna, Lituania, Portogallo, Irlanda). Anche l’Italia ha il segno positivo, ma nel mese di aprile questo è pari a soli 2 punti percentuali, mentre la Spagna fa un balzo in avanti di ben 28,7 punti.

La Spagna cresce grazie alle misure del Governo

Nel 2013 il mercato spagnolo è cresciuto del 3,3% e ha permesso di immatricolare 722.700 veicoli. Si tratta di un dato molto positivo, se consideriamo che il Paese sta ancora lottando duramente per uscire da una crisi gravissima (la disoccupazione giovanile è al 53,9%, mentre in Italia è al 42,9%). E il 2014 è iniziato ancora meglio, con una ulteriore impennata nelle vendite di auto nuove. Il Governo spagnolo ha messo in campo due piani mirati per rilanciare il mercato dell’auto, consapevole dell’indotto che questo genera sull’economia generale del Paese.

mercato flotte
In Spagna si stima che 185 milioni di incentivi producano un gettito fiscale di 700 milioni

 

Gli effetti della crisi economica hanno infatti frenato bruscamente le immatricolazioni spagnole negli ultimi due anni, portando a un generale invecchiamento del parco circolante. Il Governo Rajoy ha quindi studiato delle misure specifiche di incentivazione che rimettessero in moto il settore dell'auto congelato dalla crisi, aiutando gli spagnoli a comprare mezzi più sicuri e efficienti. Il Plan Pive, giunto alla quinta edizione, ha messo in campo 175 milioni di euro per il rinnovo del parco circolante (in Spagna un’auto su due ha più di 10 anni). Grazie a questi fondi si prevede una crescita nel 2014 del 10% del settore (con un ricambio stimato di almeno 175.000 auto).

Lo Stato ci guadagna

Soprattutto si stima un gettito fiscale di 700 milioni di euro (ricordiamo che il Governo spagnolo ha stanziato 185 milioni di incentivi): questa previsione dimostra come colpire il settore dell’auto per fare cassa veloce sia una scelta miope da parte dei governi europei e boccia senza appello l’operato del Governo di Mario Monti in Italia. Il suo famigerato super bollo ha infatti ammazzato il mercato delle auto di lusso in Italia, causando un danno per l’erario di 140 milioni di euro (derivanti dal mancato gettito fiscale).

L’effetto moltiplicatore del settore dell’auto sugli altre settori dell’economia spagnola potrà inoltre generare un volume di affari prossimo ai 2 miliardi di euro

I dati spagnoli del 2014

Dal rinnovo del parco auto spagnolo derivano anche  importanti benefici sul fronte dell’inquinamento, grazie alla minore produzione di CO2,  e della riduzione dei consumi di carburante (per un controvalore di 126 milioni di euro che però non intaccano i conti dello Stato grazie al maggiore introito garantito dall'IVA delle nuove immatricolazioni). L’effetto moltiplicatore del settore dell’auto sugli altre settori dell’economia spagnola potrà inoltre generare un volume di affari prossimo ai 2 miliardi di euro. Oltre al Plan Pive, anche il Plan Pima Aire ha fatto la sua parte; il Ministero dell’Agricoltura ha infatti stanziato 5,5 milioni di euro per incentivare la sostituzione dei vecchi e inquinanti veicoli commerciali con importi per i privati e le imprese fino a 2.000 euro per l’acquisto di nuovi veicoli a basso impatto ambientale.

mercato auto europa
In Spagna hanno capito che il mercato auto può diventare il settore chiave per far ripartire l'economia

 

Che le manovre siano corrette lo dice la matematica. In Spagna, nei primi 5 mesi del 2014, le immatricolazioni sono cresciute del 16,3% e potrebbero condurre il Paese iberico a chiudere il 2014 con oltre 820 mila auto vendute (una media di 4.000 immatricolazioni al giorno). Di questa crescita ne giova anche il nostro Paese, che vede il Gruppo Fiat salire del 69% con oltre 3.100 auto. Sicuramente il Governo spagnolo si è mosso bene. Da una parte è stato costretto dalle direttive della Unione Europea alla famosa manovra di lacrime e sangue chiesta ai cittadini dal premier Rajoy per evitare la bancarotta del Paese.

 

Il suo esecutivo ha imposto tagli negli ultimi due anni per 65 miliardi. Ha portato l’IVA dal 18 al 21% (lasciando quella sui beni di prima necessità al 4%). Ha ridotto gli stipendi dei parlamentari e di tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, ha tagliato di 600 milioni di euro la dotazione dei suoi ministeri, riformato le pensioni e ridimensionato i sussidi di disoccupazione. Dall’altra parte, però, ha ritenuto il settore dell’auto come vitale per trainare l’economia fuori dalla crisi e rilanciare i consumi e gli investimenti. Il primo bilancio di questa operazione dà ragione all’operato della Spagna, inaspettatamente vitale propria nel mercato dell’automobile in cui non ha mai giocato un ruolo da primattore nello scenario economico europeo e mondiale.

In Italia non dovremmo nemmeno ricorrere agli incentivi, sarebbe sufficiente liberare il settore dalla miriade di balzelli che oggi vessano gli automobilisti

 

Ruolo che invece potrebbe giocare l’Italia, che oggi grazie a Fiat (FCA) ospita un Gruppo capace di produrre 4,4 milioni di auto all’anno nel mondo e che punta a diventare la sesta potenza dell’auto entro il 2018. È tempo che anche la politica se ne avveda; rilanciare il settore dell’auto nel Paese avrebbe molteplici benefici su tutta l'economia, sul gettito fiscale e sulla riduzione dell’inquinamento.

E in Italia?

In Italia non dovremmo nemmeno ricorrere agli incentivi (necessari invece nell'asfittico mercato iberico), sarebbe sufficiente liberare il settore dalla miriade di balzelli che oggi vessano gli automobilisti. Pensiamo al super bollo, al costo del passaggio di proprietà, alle tariffe autostradali e alle assurde accise che gravano sui carburanti. Sono 17, comprendono ancora il finanziamento della guerra in Etiopia (1935) e di quella in Libano (pensate che per questa paghiamo ogni giorno 0,10 euro/litro). Ci sembra che da noi si sia perso il contatto con la realtà. E' così difficile ispirarsi al modello spagnolo?

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