Imbrattamento di cose altrui: cosa rischia l'assessore Carmela Rozza

Imbrattamento di cose altrui: cosa rischia l'assessore Carmela Rozza
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Fa discutere il gesto dell'assessore ai lavori pubblici di Milano, che ha sporcato con la vernice un'auto in divieto di sosta che intralciava il “Cleaning Day” delle scuole milanesi
4 aprile 2016

Punti chiave

Doveva essere una giornata educativa, invece l'intento è andato a farsi benedire per il gesto sconsiderato dell'assessore ai Lavori pubblici di Milano Maria Carmela Rozza, che in occasione del “Cleaning Day” delle scuole milanesi, giornata dedicata al decoro degli edifici scolastici, ha impugnato un pennello a rullo intriso di vernice bianca e l'ha passato sulla portiera di un'auto in divieto di sosta, una Audi, che intralciava il lavoro dei volontari.

Il caso ha fatto talmente clamore che l'assessore si è sentita in dovere di chiedere scusa attraverso una lettera aperta in cui la signora Rozza afferma che il suo gesto «non si concilia con il ruolo istituzionale che ricopro e che richiede coerenza, tanto verso il bene pubblico, che verso il bene privato» e in cui riconosce che è «prevalsa l’indignazione». Indignazione che è scattata nell'assessore comunque dopo che i vigili avevano multato l'auto per divieto di sosta e dopo che i ragazzi volontari avevano coperto la vettura con un telo di plastica, proprio per evitare che si sporcasse.

Hanno però lasciato di stucco soprattutto le dichiarazioni dell'assessore Rozza precedenti la sua lettera aperta, come quella rilasciata ai microfoni della Rai: «Non è uno sfregio perché se volevo fare un danneggiamento, e sarebbe stato diseducativo, andavo di chiave e lasciavo una riga indelebile». Parole pronunciate da un rappresentante delle istituzioni, non da un adolescente meno maturo di quelli che poi si sono prodigati per ripulire l'auto, risparmiando all'assessore Rozza una possibile grana giudiziaria. 

Imbrattare un'auto altrui è infatti un gesto punito dall'articolo 639 del codice penale “Deturpamento e imbrattamento di cose altrui” con la reclusione da uno a sei mesi e una multa da 300 a 1.000 euro. Se invece fosse “andata di chiave”, l'assessore Rozza si sarebbe resa colpevole del reato di “Danneggiamento” (art. 635 cp), oggi depenalizzato, punito con la reclusione da sei mesi a tre anni o con la multa fino a 309 euro, oltre al risarcimento e al pagamento delle spese processuali. 

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