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E' balzato da ieri nuovamente agli onori delle cronache il Tutor, ovvero il dispositivo di rilevamento della velocità media introdotto da Autostrade per l'Italia nel dicembre 2005 ed oggi attivo in trentotto tratte autostradali, tra cui il Traforo del Monte Bianco e la tangenziale di Napoli.
La Corte di Appello di Roma ha infatti ordinato ieri ad Autostrade per l'Italia la sua immediata rimozione, in quanto non sarebbe depositaria del brevetto, che invece sarebbe proprietà intellettuale della Craft Srl, azienda di Greve in Chianti.
La sua travagliata storia inizia nel 1999, quando la Craft presenta il suo prototipo al concessionario. «Mi proposero di vendergli il brevetto. Chiesi 1 milione e mezzo di euro, mi offrirono 150 mila euro: ovviamente rifiutai», racconta oggi Romolo Donnini, fondatore della piccola azienda toscana.
Nel 2005, però, Autostrade per l'Italia annuncia che il SICVE (Sistema informativo per il controllo della velocità), così è tecnicamente definito il Tutor, sarà introdotto in via sperimentale. I primi Tutor entrano in funzione il 23 dicembre 2005. Appresa la notizia, la Craft decide di rivolgersi al tribunale per quella che ritiene sia una violazione e scopre che anche Autostrade ha fatto richiesta di brevetto nel 2003, salvo poi ritirarla pochi mesi dopo la citazione in giudizio.
La piccola ditta accusa che il sistema adottato da Autostrade è stato copiato dal proprio. In che modo? Per la Craft il sistema di Autostrade differisce solo per alcuni sensori. E' questo il nodo centrale delle vicissitudini giudiziarie del Tutor. Il sistema di Craft e quello del concessionario autostradale differirebbero solamente per il tipo di sensori: ottici quelli dell'azienda fiorentina, a induzione, affogati nell'asfalto, quelli di Autostrade.
Tra perizie e controperizie si arriva al 2015, quando la Corte di Cassazione stabilisce che il Tutor in effetti è un'invenzione della azienda toscana.
Ieri la decisione di merito delle toghe di Roma, arrivata dopo quattro sentenze in tutti i gradi di giudizio, che ordina alla spa delle autostrade la distruzione delle apparecchiature esistenti, ne vieta la commercializzazione e dispone una multa di 500 euro per ogni giorno di ritardo nella rimozione.
Autostrade ha però fatto sapere che «Autostrade per l'Italia si farà carico della sanzione pecuniaria prevista per mantenere attivo il sistema attuale fino alla sostituzione integrale degli apparati con altro sistema di rilevazione della velocità media, che avverrà entro tre settimane».
Storia conclusa? Macché. La società del Gruppo Atlantia ha già annunciato che la decisione della Corte d'Appello di Roma sarà impugnata e probabilmente altrettanto farà la Craft, che nel 2015 aveva richiesto un risarcimento di ben 7,5 miliardi di euro.
Per Autostrade, però, «non c'è stato alcun arricchimento», «non avendo la concessionaria ottenuto alcun vantaggio economico dall'utilizzo del sistema che ha come unico obiettivo quello di tutelare la sicurezza dei clienti, né alcun danno per Craft».
Insomma, la disputa Craft-Autostrade è destinata a proseguire. Intanto si pensa al successore: potrebbe essere il Vergilius, frutto della collaborazione tra Anas e Polizia Stradale. E' presente dal 2013 sulle SS 1, SS 7, SS 309 ed SS 145, ma anche dal 2014 sulla A3 Salerno-Reggio Calabria ed ha un funzionamento analogo: rileva cioè la velocità media.