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Il tutor? Non è un brevetto di Autostrade per l'Italia, bensì un'invenzione della Craft di Greve in Chianti, una piccola azienda toscana, e del suo patron Romolo Donnini. Così ha sentenziato la Corte di Cassazione, chiamata a decidere chi è stato effettivamente ad inventare il sistema che misura la velocità media dei veicoli.
Dal 2006, infatti la toscana Craft Srl, azienda specializzata in apparecchi e strumenti ottici, è impegnata in una battaglia legale con Autostrade per l'Italia sulla paternità del tutor, che secondo la Craft è un brevetto depositato nel 1999 e non è, dunque, un brevetto di Autostrade per l'Italia che pure nel 2003 depositò una propria richiesta di brevetto per poi ritirarla nel 2006. Craft e Autostrade si incontrano per la prima volta nel 1999: a quell'epoca Donnini presenta il suo prototipo denominato “Sicve” al concessionario, che però non si dice interessato. Qualche anno dopo però, nel 2004, Autostrade lancia il proprio tutor che, come sarà stabilito più tardi nelle aule di tribunale, differisce dal Sicve per alcuni sensori.
L'ultimo atto è la sentenza della Cassazione, che riconosce a Donnini la paternità del tutor e che potrebbe aprire la strada ad un risarcimento record che è stato valutato dagli inventori toscani del dispositivo in una cifra pari a 7,5 miliardi di euro. Ma sul risarcimento per contraffazione dovrà pronunciarsi la Corte d'Appello. Intanto, per Autostrade «L’eventuale richiesta di risarcimento di 7,5 miliardi può essere considerata solo una boutade e non avrebbe nulla a che fare con la sentenza in questione. Il giudizio di merito in Corte d’Appello si baserà peraltro su una perizia tecnica che riconosce la fondatezza delle nostre ragioni».